L’estate 2025 porta una ventata di dinamismo nel mercato del lavoro italiano, con un’accelerazione significativa delle opportunità occupazionali. Le imprese hanno programmato oltre 1,5 milioni di assunzioni tra luglio e settembre, con ben 575mila nuovi ingressi previsti solo per luglio. A spingere questa vivace domanda sono, ancora una volta, i comparti che rappresentano l’anima dell’occupazione stagionale: turismo, commercio e servizi alle persone. Questo scenario emerge dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, frutto della collaborazione tra Unioncamere e Ministero del Lavoro, nell’ambito del programma “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Unione Europea.
Il Mezzogiorno motore dell’occupazione estiva
Il settore turistico si conferma al vertice della classifica per numero di opportunità, con una previsione di 136mila lavoratori ricercati a luglio e circa 301mila nell’intero trimestre estivo. Seguono a ruota il commercio (76mila a luglio, 195mila nel trimestre) e i servizi alle persone (65mila a luglio, 207mila nel trimestre). Anche l’industria contribuisce con una spinta significativa, in particolare nel manifatturiero, dove si prevedono oltre 91mila assunzioni a luglio e 242mila nel trimestre, con picchi notevoli nelle industrie alimentari (26mila a luglio), nella meccatronica e nella metalmeccanica. Il settore delle costruzioni mostra anch’esso buone prospettive, con 47mila ingressi a luglio e 133mila nel trimestre. A livello geografico, spicca la macroarea Sud e Isole, che si posiziona al primo posto con 194mila assunzioni previste a luglio e oltre 475mila nel trimestre, superando Nord-Ovest (393mila), Nord-Est (360mila) e Centro (291mila).
Contratti a termine dominanti e la piaga del “mismatch”
Nonostante la robusta offerta, la struttura contrattuale rimane polarizzata: il 64,3% delle nuove assunzioni sarà a tempo determinato, pari a circa 370mila contratti solo a luglio. I contratti a tempo indeterminato si attestano al 15,5%, mentre quelli in somministrazione all’8,2%. Il freno maggiore alla piena occupabilità è tuttavia il persistente “mismatch” tra la domanda e l’offerta di lavoro. Ben 261mila profili sono considerati di difficile reperimento, equivalenti al 45,4% del totale, spesso a causa della mancanza di candidati con le competenze adeguate. Questo fenomeno colpisce in modo particolare settori vitali come le industriali metallurgiche e metallifere (65,5% di difficoltà nel reperimento), le costruzioni (63,1%), il tessile (59,1%) e la meccatronica (55,9%). Tra le professioni più critiche da trovare figurano: fabbri, saldatori, montatori di carpenteria metallica (73,3% di difficoltà); operai specializzati nelle rifiniture edili (71,8%); tecnici in campo ingegneristico (65,9%); operatori estetici (63,5%); tecnici della salute (65,2%)
Il ruolo crescente della manodopera straniera
Un dato che spicca è l’aumento della quota di assunzioni riservate a lavoratori stranieri, che raggiunge il 20,3% del totale. Il ricorso alla manodopera estera è particolarmente marcato nel settore primario (agricoltura, silvicoltura, caccia e pesca), dove copre oltre un terzo delle esigenze (34,5%), ma è significativo anche nei servizi operativi, nella logistica e nell’industria alimentare. Il Bollettino Excelsior dipinge un quadro di un mercato del lavoro vivace e in crescita (+6,4% su base annua), ma contemporaneamente evidenzia criticità strutturali: la difficoltà nel reperire figure professionali specializzate, la prevalenza di contratti a termine e la crescente dipendenza da lavoratori stranieri per coprire le lacune di competenze e disponibilità.
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