Finalmente. grazie alla vittoria (parziale) di Legambiente al Tar di Catania, messa al riparo dalla speculazione edilizia Punta della Mola – almeno per ora, in attesa dei prossimi sviluppi -, occorre tornare a volgere l’attenzione all’altra aggressione ai nostri beni storici e paesaggistici, questa volta nel territorio di Pachino – la tonnara di Portopalo e l’isolotto di Capo Passero – alla luce delle recenti modifiche amministrative che potrebbero rappresentare un pericoloso inciampo nella tutela del patrimonio culturale nazionale e rendere ancora più difficoltoso l’impegno nella difesa di ciò che non vorremmo fosse divorato dalla bulimia della mercificazione.
La logica della semplificazione, della presunta sburocratizzazione delle procedure, potrebbe nascondere trappole con cui occorrerà fare i conti. Nel caso specifico stiamo parlando dell’istituzione, dal 1° gennaio 2024, della Zona Economica Speciale (ZES) unica che comprende i territori delle regioni ‘meridionali’ tra cui la Sicilia. Foglia di fico della sua istituzione, l’obiettivo di “definire le politiche di sviluppo per rafforzare il tessuto produttivo del Mezzogiorno semplificando le procedure autorizzative per le imprese e promuovendo investimenti nelle aree coinvolte” che in effetti, se non potesse tradursi in un’arma a doppio taglio, se non si vivesse in una terra dove vige il principio “fatta la legge, trovato l’inganno”, ci potrebbe anche stare.
Il meccanismo è semplice, e insidioso. Hai un progetto imprenditoriale e vuoi anche usufruire del credito d’imposta? Presenti istanza per ottenere tutte le autorizzazioni che occorrono allo Sportello Unico Digitale ZES, l’unico punto di accesso previsto. Ne segue una conferenza di servizi semplificata (per accelerare l’iter) alla quale partecipano, anche in modalità asincrona (ciascuno dal proprio ufficio), tutti gli enti coinvolti nel progetto. La conferenza va indetta entro 5 giorni lavorativi dall’inizio del procedimento, si prevede l’eliminazione dei tempi morti e delle riunioni deserte e la determinazione motivata di conclusione positiva entro il termine (breve!) indicato dall’amministrazione “utilizzando come parametro di calcolo le tempistiche ordinarie del procedimento, fatte salve le eventuali integrazioni documentali necessarie e casi particolari”.
Per ottenere l’autorizzazione unica il proponente ha obbligo di presentare, insieme alla documentazione necessaria e ai titoli abilitativi richiesti, un business plan che evidenzi, tra le altre cose, le caratteristiche dei progetti proposti e le relative ricadute occupazionali.
E per far correre il Mezzogiorno e strapparlo alla stagnazione (!), tra le ‘filiere da rafforzare’ ruolo di primo piano è dato al settore turistico, e turismo significa ormai privatizzazione dei beni comuni e trasformazione degli stessi in strutture ricettive: la sorte della Tonnara di Portopalo e del vicino isolotto, quindi.
La Sicilia, in un articolo del novembre 2024, ha pubblicato questa foto che vale mille parole
I cittadini tutti hanno diritto di essere informati sull’iter in corso e sulla legittimità delle decisioni che sono state o verranno prese?
La Soprintendenza di Siracusa ha già rilasciato il nulla osta paesaggistico nonostante il progetto della Lhove 1 srl preveda il cambio di destinazione d’uso e opere infrastrutturali che anche Legambiente ha ritenuto vietate dalla normativa vigente? Nel 1998 il TAR, pur annullando l’istituzione formale della riserva, aveva confermato la validità dei vincoli di salvaguardia che vietano sulla tonnara, considerata dal decreto n.8636 del 17/2/2007 monumento di archeologia industriale, interventi edilizi che non siano per l’ordinaria manutenzione.
Si è scritto che la Lhove Srl avrebbe già firmato il contratto preliminare di acquisto con gli eredi del barone Bruno di Belmonte – la cifra si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro – versando la caparra di un milione, un passaggio necessario per poter presentare la proposta progettuale e far indire la conferenza dei servizi, riteniamo. Ma prima ancora, passaggio obbligato, è stata espletata la procedura di prelazione cui ha diritto la Regione come normato dall’articolo 60 del Decreto Legislativo n. 42/2004, diritto che può essere esercitato entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione di trasferimento (o entro 180 giorni in caso di denuncia tardiva o incompleta)?
Sarebbe infatti auspicabile che la Regione, piuttosto che privatizzare il bene e consentire che si trasformi in un, in ogni caso, anonimo albergo extra lusso, lo salvasse esercitando tale sua prerogativa come già fatto per esempio negli anni ’90 con l’acquisizione dell’ex Stabilimento Florio di Favignana trasformato in un museo o in altri casi.
La tonnara di Portopalo non può che stare a buon diritto in quel circuito di archeologia industriale delle tonnare di Siracusa, Avola, Vendicari e Marzamemi che rappresentano una parte importante della storia e della tradizione del nostro territorio da recuperare e valorizzare. Come si fa a non comprenderlo?
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