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più flessibilità per le imprese, meno dati per il settore finanziario « LMF Lamiafinanza


CSRD, l’UE vota il nuovo atto delegato: più flessibilità per le imprese 

Al voto in Commissione europea l’atto delegato che dovrebbe alleggerire l’onere di rendicontazione per le imprese già soggette alla direttiva NFRD e ora chiamate a conformarsi alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dal bilancio 2024, le cosiddette “Wave 1”. Il provvedimento si inserisce nel più ampio sforzo di Bruxelles per semplificare gli obblighi normativi, avviato con il pacchetto omnibus dello scorso 26 febbraio.

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Esenzioni temporanee estese anche alle grandi imprese

Il nuovo atto introduce importanti novità sul piano operativo. Le imprese Wave 1, incluse quelle con oltre 750 dipendenti, potranno omettere nel biennio 2025-2026 la rendicontazione su quattro standard ESRS:

  • E4 (biodiversità ed ecosistemi),

  • S2 (lavoratori nella catena del valore),

  • S3 (comunità impattate),

  • S4 (consumatori e utenti finali).

Finora, queste esenzioni erano riservate solo alle imprese medio-piccole. Rimane invece più rigido lo standard S1 (lavoratori diretti): l’esenzione sarà limitata al 2025 per le imprese sopra i 750 dipendenti, mentre quelle più piccole potranno ometterlo per due anni.

Congelati gli obblighi su impatti finanziari attesi

Altra misura rilevante riguarda l’Appendice C dell’ESRS 1, che impone la divulgazione degli effetti finanziari attesi legati a rischi ambientali e sociali. Il nuovo atto consente alle imprese di sospendere per due anni la comunicazione quantitativa su indicatori critici come E1-9 (clima), E2-6 (inquinamento), E3-5 (acqua), E4-6 (biodiversità), E5-6 (economia circolare), e SBM-3 (strategia). L’obbligo slitta quindi al report relativo all’esercizio 2027.

Per il settore finanziario, ciò significa minor disponibilità di dati ESG aggiornati e comparabili nel breve termine — proprio mentre le banche e gli investitori sono chiamati a integrare questi parametri nei modelli di rischio e nelle allocazioni di capitale.

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Verso una CSRD più snella

L’atto delegato anticipa alcuni elementi della riforma più ampia della CSRD in discussione, che potrebbe limitare l’obbligo di rendicontazione alle imprese con oltre 1000 dipendenti, riducendo fino all’80% il numero di soggetti obbligati. Una decisione è attesa entro la fine del 2025.

Meno dati per il settore finanziario

In questo contesto, imporre obblighi crescenti a soggetti potenzialmente destinati a uscire dal perimetro CSRD appariva incoerente. Il provvedimento risponde a questa esigenza di allineamento, pur imponendo una safeguard provision: le imprese che esercitano un’esenzione dovranno comunque indicare se lo standard è stato considerato materiale, fornire una sintesi degli impatti, eventuali obiettivi (inclusi science-based) e informazioni minime su policy e metriche.

Per il mondo finanziario, il messaggio è chiaro: i report ESG 2025 andranno interpretati con maggiore attenzione, tenendo conto delle nuove deroghe. Alcune imprese potrebbero decidere di retrocedere su standard già inclusi nel report 2024, come l’indicatore E4 sulla biodiversità, ora formalmente esentabile. In attesa della revisione completa della CSRD e dei primi dati del 2026, il quadro che emerge è quello di una sostenibilità più flessibile per le imprese, ma potenzialmente meno trasparente per il mercato.

Il congelamento biennale degli obblighi quantitativi impatta direttamente sulla capacità degli operatori finanziari di valutare rischi e opportunità ESG. Vengono sospesi i seguenti indicatori chiave:

  • SBM-3: effetti ESG sulla strategia e sul modello di business

  • E1-9: rischi e opportunità climatici (fisici e di transizione) e impatti economici correlati

  • E2-6: effetti finanziari legati all’inquinamento

  • E3-5: impatti economici connessi all’uso e disponibilità di acqua

  • E4-6: effetti legati alla perdita di biodiversità

  • E5-6: rischi e opportunità associati a uso delle risorse ed economia circolar



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