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Reti d’impresa: come e perché le PMI possono innovare insieme


Il termine competere ha un’origine spesso dimenticata: “andare insieme, convergere verso un medesimo punto”. Oggi questo significato collaborativo ha trovato una nuova rilevanza nella crescente importanza delle reti di imprese.

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Per le piccole e medie aziende italiane il passaggio dal modello distrettuale alle reti d’impresa segna un’evoluzione significativa: non si tratta più di prossimità geografica o di specializzazioni locali, ma di nuove forme di collaborazione che superano i confini territoriali.

Cosa distingue una rete di imprese

A differenza di altre forme aggregative, le reti d’impresa presentano caratteristiche specifiche:
• possono coinvolgere aziende geograficamente distanti;
• non si limitano a singoli progetti ma favoriscono collaborazioni di lungo periodo;
• spesso sono formalizzate da contratti che si fondano su normative nazionali e regionali uniche nel loro genere e nel panorama internazionale.

La costituzione di reti evidenzia un cambiamento culturale nel sistema imprenditoriale italiano: segna il passaggio verso forme più complesse di competizione. Con le reti, le piccole e medie imprese possono conseguire una crescita delle capacità d’innovazione e resilienza attraverso la collaborazione, pur mantenendo l’autonomia giuridica e operativa.

I contratti di rete sono così flessibili che oggi questo strumento inizia a essere utilizzato anche all’interno dei gruppi complessi per avviare processi di digitalizzazione e innovazione nelle relazioni tra società capogruppo e società controllate.
Ad esempio, Reale Group – una delle più antiche imprese assicurative italiane – ha utilizzato il contratto di rete per migliorare l’efficacia e il coordinamento delle società controllate e per implementare il passaggio da una struttura fondata sui prodotti/servizi a un’organizzazione a matrice che favorisce lo sviluppo di processi snelli, rapidi e focalizzati sul cliente.

La crescita delle reti in Italia: conferme e nuove tendenze

Il recente rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa 2024, curato da InfoCamere, RetImpresa e Venice School of Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia, conferma che a quindici anni dalla loro introduzione, le reti d’impresa continuano a crescere in Italia. Secondo i dati InfoCamere, a fine 2024 si contavano 9.630 contratti di rete (+8,1% sul 2023), coinvolgendo 50.298 imprese distribuite su tutto il territorio nazionale (+6,5%).

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La diffusione di questo strumento è legata alla sua flessibilità e alla varietà di obiettivi che può perseguire. Oggi i principali driver della crescita sono: il miglioramento della produttività e competitività grazie a economie di scala, la possibilità di effettuare investimenti congiunti in ricerca e sviluppo e, infine, l’accesso agevolato a finanziamenti e contributi.

Gli obiettivi più frequentemente perseguiti a livello aggregato sono:

  • l’aumento del potere contrattuale (38% delle risposte);
  • lo sviluppo congiunto di nuove tecnologie di processo (27%);
  • la partecipazione a bandi e appalti (26%).

Gli obiettivi con minore adesione riguardano, invece, l’accesso al credito (1,9%) e l’attivazione di programmi di welfare congiunti (1,7%).

Reti d’impresa: nuove traiettorie e sfide

Oggi le reti di imprese più dinamiche iniziano a far fronte alle sfide competitive emergenti anche in coerenza con i nuovi indirizzi di politica industriale promossi dall’Unione Europea e dal PNRR e auspicati dal rapporto Draghi.

I processi di transizione digitale e green hanno trovato nuova focalizzazione nel riposizionare le imprese e i territori verso business, mercati e segmenti a maggior valore aggiunto, ad alta densità di conoscenza e con elevate potenzialità di crescita.

Ad esempio, la Regione Veneto ha investito su tre traiettorie tecnologiche e di business di medio-lungo periodo, creando nuove reti di imprese dedicate a bioeconomy, space economy e idrogeno, che si caratterizzano per la convergenza tra una pluralità di settori, cluster tecnologici e distretti.

Una nuova leadership imprenditoriale per le nuove reti

È interessante rilevare che le nuove reti venete si sono aggregate “attorno ad alcune leadership imprenditoriali, prevalentemente manifatturiere, molto forti e convinte di sfruttare tale opportunità per una revisione profonda dei business aziendali che trovano nuova linfa in settori tecnologici ed economici molto attuali e promettenti”.

Sono segnali di un’innovazione nella leadership imprenditoriale che non soltanto è capace di scorgere nuove opportunità, ma è consapevole della necessità di implementare strategie di collaborazione fondate su un approccio di sistema per avere successo tenendo conto anche dei nuovi contesti geopolitici.

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Nei business tradizionali, in molte piccole e medie imprese l’innovazione viene avviata a seguito delle richieste da parte dei clienti; oggi, invece, nei business emergenti occorre passare dalla reattività che segue al verificarsi di eventi esterni alla proattività che nasce dall’integrare e innovare le risorse e il know-how già esistenti per anticipare sfide e cogliere opportunità di business.

Questo cambio di visione fa sì che le innovazioni di processo e prodotto siano parti integranti di una visione più ampia e di sistema che trasforma i modelli di business delle aziende e dei territori. Nei business emergenti, accelerare la creazione delle nuove catene del valore crea infatti vantaggi difficilmente colmabili dai competitori.

Questi principi sono anche alla base del nuovo modello di business che si sta delineando per il futuro programma nucleare italiano, una delle sfide più importanti per il Paese.

L’aggregazione e lo sviluppo di una rete di aziende, università e centri di ricerca che prepari e qualifichi la filiera nazionale per la produzione di reattori piccoli e modulari di terza e quarta generazione costituisce uno degli obiettivi strategici di Nuclitalia, la newco fondata da Enel, Ansaldo Energia e Leonardo per individuare i design più innovativi, maturi e cost-effective del nuovo nucleare sostenibile.

Reti d’impresa: le competenze per le reti di nuova generazione

Costruire reti per il prossimo futuro è il risultato di un lavoro continuo, spesso poco visibile, in cui si integrano capacità di leadership e competenze manageriali.
Da un lato, occorre saper costruire una visione condivisa del futuro, saper declinare le traiettorie tecnologiche sia con le caratteristiche e le potenzialità del territorio sia con le dinamiche geopolitiche, trovare convergenze tra gli stakeholder, bilanciare le sfide economiche, sociali e ambientali, individuare le soluzioni per una governance efficace.

Dall’altro, occorre saper definire piani di sviluppo collaborativi con le università e i fornitori di tecnologia, gestire i progetti di trasferimento tecnologico e/o di conoscenza, intervenire con saggezza quando sorgono problemi tra i partner e, non meno importante, saper formare, attrarre e fidelizzare i giovani talenti.

Il filo rosso che lega le nuove competenze di leader e manager è rappresentato dalla capacità di diventare connettori e catalizzatori dell’innovazione in grado di creare fiducia, aggregare e integrare le nuove conoscenze all’interno delle imprese, delle reti e degli ecosistemi.

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Sviluppare queste capacità è cruciale per rafforzare la competitività strutturale del sistema produttivo italiano, promuovendo la presenza in Italia di fabbriche nei settori strategici ad alto contenuto digitale, high-tech e con un know-how complesso e avanzato, ad esempio nelle nuove fonti di energia, nell’aviazione, nei semiconduttori, nella robotica, nell’automotive e nei trasporti ferroviari veloci.



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