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Accommodation Barometer: il settore cresce ma è frenato da costi e professionalità


L’84% delle strutture ricettive italiane prevede una crescita del business nei prossimi sei mesi e il 76% manterrà gli attuali investimenti. Restano però criticità: il 59% segnala la mancanza di profili adeguati come ostacolo alle assunzioni, mentre costi e complessità frenano l’adozione di tecnologie e AI, complicata anche dalla carenza di competenze interne (58%).

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Voce al settore

A dirlo è Booking.com, che  lancia la quinta edizione dell’European Accommodation Barometer, l’indagine condotta con Statista che raccoglie le voci di oltre 1.100 manager e operatori del settore ricettivo europeo. Il report offre uno sguardo ottimistico sul 2025, con buone prospettive per la stagione turistica in arrivo. Tuttavia, emergono criticità per le strutture indipendenti e non tradizionali, ancora in difficoltà nel reperire personale qualificato, investire nella formazione e integrare strumenti digitali e tecnologie avanzate.

“Siamo lieti che la quinta edizione dell’European Accommodation Barometer mostri un clima di fiducia in vista dell’alta stagione ma riconosciamo anche le sfide che l’intero settore si trova ad affrontare – ha dichiarato Carlo Olejniczak, vp & managing director, Emea di Booking.com -. Con questa ricerca vogliamo ribadire il nostro impegno ad ascoltare da vicino le esigenze delle strutture ricettive, dando voce alle loro priorità e promuovendo una collaborazione più forte tra tutti gli attori del settore”.

Sud Europa positivo

Nonostante le incertezze geopolitiche e macroeconomiche, l’84% degli operatori italiani mostra ottimismo per la stagione estiva, percentuale in linea con il record dello scorso anno (66%) e nettamente superiore al minimo storico del 36% registrato nel 2022. Tuttavia, il livello di fiducia non è uniforme in tutta Europa: l’Europa meridionale (Croazia, Grecia, Italia, Spagna, Portogallo) è particolarmente positiva, l’Europa centrale (Austria, Francia, Germania, Polonia) si mostra più cauta, mentre l’Europa settentrionale (Paesi nordici, Irlanda) si colloca a metà strada.
In continuità con i trend del Barometro 2024, l’ottimismo economico va di pari passo con la stabilità degli investimenti: il 76% delle strutture intende mantenere invariati i propri piani nei prossimi mesi. Gli hotel appartenenti a catene mostrano strategie di investimento più proattive rispetto a piccole/medie strutture o hotel di categoria inferiore, che adottano un approccio più conservativo.

Assunzioni a più velocità

Le necessità di personale restano una priorità. In media, gli hotel europei prevedono di assumere 3,59 dipendenti nei prossimi 12 mesi, con differenze marcate tra strutture indipendenti e catene: gli hotel indipendenti prevedono 2,72 nuove assunzioni, le catene arrivano a 5,85.
I ruoli stagionali e meno specializzati risultano relativamente facili da coprire, mentre i ruoli senior e qualificati (direzione generale, vendite, marketing) continuano a essere una sfida. Le aspettative salariali elevate (70%) e le difficoltà nel garantire un buon equilibrio vita-lavoro (66%) sono le principali barriere all’assunzione.
Il 59% cita la carenza di competenze o esperienze specifiche come ostacolo rilevante. Puntare su candidati meno qualificati o inesperti non è un’opzione percorribile per molti, a causa dei costi elevati legati a formazione e upskilling, un freno trasversale a tutte le dimensioni aziendali, accentuato anche dalla mancanza di capacità manageriali interne per gestire tali percorsi.
Il divario colpisce in modo particolare le strutture piccole e indipendenti, che non dispongono delle risorse formative tipiche delle catene. Infatti, il 17% delle strutture indipendenti non offre alcuna formazione, contro solo il 2% delle catene. Queste ultime sono anche più propense a collaborare con fornitori esterni (49%) e a offrire programmi di formazione online (42%), contro il 29% e 24% delle strutture indipendenti.

Il freno dei costi

Molte strutture italiane riconoscono i vantaggi dell’intelligenza artificiale, soprattutto in ambiti come marketing (61%), customer service (76%) e revenue management (80%). Tuttavia, permangono ostacoli significativi: per tre strutture su cinque, i costi elevati di implementazione (69%) e la complessità di integrazione (69%) frenano l’adozione.
In linea con il gap di competenze che riguarda soprattutto i ruoli manageriali, il 58% segnala la carenza di esperti tecnici interni come ostacolo all’uso di tecnologie digitali e IA. Per le strutture di dimensioni più contenute, questi ostacoli possono superare i potenziali vantaggi, alimentando un divario digitale che rischia di compromettere competitività e crescita futura.

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