Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Consiglio grande e generale di San Marino, seduta serale di lunedì 14 luglio 2025


Al centro della seduta nomine e ratifica dei Decreti

I lavori riprendono in seduta serale – si legge nel report di Askanews – con una serie di nomine (Camera di Conciliazione dei Consumatori, Commissione Censuaria, sindaci revisori del CONS). Si passa quindi alla ratifica dei Decreti – Delegati.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Il primo ad essere preso in esame è il Decreto del 12 giugno 2025 n.85. Secondo il Segretario di Stato Alessandro Bevitori, si tratta di un gesto di attenzione concreta verso le fasce più fragili, un modo per non lasciare fuori chi finora rimaneva escluso per poche centinaia di euro. In questo senso, il Segretario ha anche annunciato l’intenzione del governo di lavorare a una strategia più ampia per la sostenibilità energetica del Paese, a partire da un emendamento che prevede la costituzione di una “società di diritto privato allo scopo di acquisire le partecipazioni di società operanti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, anche fuori territorio”. Proprio su questo emendamento si è concentrata buona parte delle critiche dell’opposizione. Molti consiglieri hanno contestato il metodo adottato dal governo, giudicando fuori luogo l’inserimento di un tema così delicato in un decreto che avrebbe dovuto occuparsi esclusivamente di tariffe sociali. Dal punto di vista del merito, i gruppi di opposizione hanno espresso perplessità sulla reale efficacia del provvedimento. Pur condividendo l’obiettivo di aiutare chi ha più bisogno, hanno sollevato dubbi sulla capacità di colpire davvero nel segno. Il problema principale – sottolineato da più voci – è che il decreto si basa esclusivamente sul reddito dichiarato, senza tener conto di altri elementi come il patrimonio o la reale situazione economica dei beneficiari. La maggioranza, pur difendendo la bontà dell’intervento e ribadendo l’urgenza di sostenere le famiglie in difficoltà, ha riconosciuto la necessità di procedere rapidamente anche con l’entrata in vigore dell’ICEE. Il Decreto è quindi messo in votazione e ratificato insieme all’emendamento.

Di seguito una sintesi dei lavori

Comma 3 – Nomina del Presidente e di tre membri della Camera di Conciliazione dei Consumatori ai sensi dell’articolo 5 del Decreto Delegato 22 gennaio 2025 n.10

Il PDCS propone come presidente Gianni Cardelli; il PSD propone come membro Michela Muscioni; Libera propone Nicholas Bollini; AR chiede di soprassedere alla nomina. Le nomine sono ratificate all’unanimità con 35 voti a favore.

Comma 4. Dimissioni del Signor Marco Silvagni da Presidente della Commissione Censuaria Permanente e sua sostituzione

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Libera propone per la sostituzione Marino Manuel Bertuccini. La nomina è ratificata all’unanimità con 34 voti a favore.

Comma 5. Nomina del Presidente e di due membri del Collegio dei Sindaci Revisori del Comitato Olimpico Nazionale Sammarinese (CONS) ai sensi degli articoli 25 e 26 della Legge 30 settembre 2015 n.149

La maggioranza chiede la conferma di Pierangela Gasperoni (presidente) e di Orsolina Muccioli; l’opposizione nomina Sandy Concetta Stefanelli. Le nomine sono ratificate all’unanimità con 39 voti a favore.

Comma 6 – Ratifica Decreti Delegati

RF chiede lo scorporo dei Decreti 75, 79 e 84.

Il Decreto n.79 viene ritirato dalla ratifica.

RATIFICA DECRETO DELEGATO 12 giugno 2025 n.85 – Disposizioni in materia di tariffe sociali

Segretario di Stato Alessandro Bevitori: Il presente decreto delegato stabilisce che, le tariffe sociali di cui all’articolo 4, comma 1 del Decreto Delegato 6 giugno 2023 n.93 “Misure straordinarie per il contenimento dei costi del gas naturale, dell’energia elettrica, del servizio idrico integrato e disposizioni in materia di rateizzazione e tariffe sociali” si applicano agli utenti domestici aventi un reddito familiare pro-capite annuo imponibile pari o inferiore ad euro 9.000,00, innalzando il limite precedentemente previsto e quindi andando incontro alle esigenze di più utenti. Tale modifica si è resa necessaria per aiutare le fasce economicamente più fragili della popolazione, colpite dall’aumento del costo della vita e delle utenze domestiche che si è verificato negli ultimi anni, con effetti significativi sui bilanci familiari. L’obiettivo è quello di aiutare, in modo concreto, le famiglie con maggiori difficoltà economiche ad accedere, per i servizi essenziali, a tariffe calmierate, garantendo, così, una maggiore equità sociale. Trattasi di un provvedimento normativo mirato, ma concreto, che testimonia la volontà del Congresso di Stato di adottare misure tangibili e coerenti con i principi di solidarietà e inclusione, che devono ispirare le politiche sociali della nostra Repubblica. Il fatto è quello di allargare la platea dei beneficiari della tariffa sociale.  La tariffa sociale è uno strumento sicuramente importante, messo a disposizione dei cittadini e dell’utenza, perché – diciamolo molto chiaramente – consente un taglio della bolletta del 50%. C’erano diversi casi in cui, purtroppo, le persone rimanevano escluse per poche centinaia di euro, risultando quindi penalizzate nella richiesta che avevano presentato.  Abbiamo alzato il parametro, portandolo a 9.000 euro, proprio per garantire un sostegno a quelle famiglie che, come detto, rimanevano escluse per pochissimo.  Non è certamente un provvedimento che cambierà le sorti del mondo – qualcuno potrebbe anche dirlo – ma è un segnale di sensibilità concreta verso chi è in difficoltà.  A questo tema è legato un altro aspetto, sul quale dobbiamo sicuramente lavorare – e lo anticipo già – che riguarda anche l’emendamento presentato come governo: si tratta degli investimenti a medio-lungo termine.  Questo sì rappresenterà un aiuto concreto per far sì che le bollette dei cittadini sammarinesi, delle aziende e di tutti gli operatori possano essere più sostenibili e competitive. Ma di questo parlerò nel dettaglio durante l’illustrazione dell’emendamento.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Gaetano Troina (D-ML): Sul tema generale delle tariffe riteniamo doveroso un intervento. Prendiamo atto del deposito dell’emendamento da parte del Segretario, che prevede indubbiamente una nuova, ulteriore via d’uscita sul tema. Tuttavia, va detto che, ad oggi, non c’è ancora chiarezza sulla linea politica che il nostro Paese intende adottare in materia di tariffe e costi dell’energia.  Abbiamo depositato un’interrogazione in proposito, e il Segretario ci ha risposto. Valuteremo con attenzione i documenti che ci ha fornito, trattandosi di una risposta piuttosto corposa. Resta però il fatto che la cittadinanza, da tempo, vive costanti difficoltà nel sostenere il peso delle bollette, e noi ci facciamo portavoce di questo disagio.  Già in uno dei miei interventi nelle scorse sessioni consiliari ho sottolineato come anche lo strumento della rateizzazione dei pagamenti offerto dall’Azienda non rappresenti una vera soluzione. Infatti, con la costante emissione di nuove bollette, si finisce solo per posticipare il problema. Il cittadino si trova ogni mese a pagare le rate dei mesi precedenti, a cui si somma la nuova bolletta, che dovrà nuovamente rateizzare. Si crea così un circolo vizioso: rate su rate, senza mai alleggerire realmente il carico.  Finora gli interventi sono stati spot, ovvero misure che hanno mitigato temporaneamente il costo per alcune fasce di popolazione, ma solo per periodi limitati. E qui voglio sottolineare un punto: si parla sempre di fasce di reddito specifiche, come anche in questo decreto, ma non esiste ancora uno strumento efficace come l’ICEE per verificare se i redditi dichiarati corrispondano a quelli effettivamente percepiti.  Senza questo strumento, rischiamo di favorire chi dichiara meno ma non ne ha davvero bisogno, escludendo invece quelle fasce che, per poco, non rientrano nei criteri ma avrebbero reale necessità di sostegno.  Capiamo le difficoltà, ma vogliamo chiarezza su quale sia l’idea della maggioranza e del governo per affrontare, una volta per tutte, questa situazione. Il Segretario è stato corretto nel dire che le scelte di oggi avranno impatto sul futuro. Purtroppo, dal principio della guerra in Ucraina ci trasciniamo questa crisi. Ora è il momento di prendere una decisione chiara, che ci consenta di accedere a più risorse energetiche, perché è evidente che quelle attualmente a disposizione non sono sufficienti. E soprattutto, oggi dipendiamo troppo dalle scelte altrui.  Con scelte oculate e con la dovuta attenzione, è possibile – volendo – rendere la Repubblica autonoma dal punto di vista energetico. Cerchiamo di farlo, per evitare che le decisioni degli altri continuino a ripercuotersi sulle nostre bollette e sulla già difficile situazione dei nostri concittadini.  Dunque, bene che si stiano tentando delle strade, ma vogliamo capire meglio quali siano le idee di fondo, la visione generale, per arrivare a una soluzione definitiva. Perché continuare a tamponare, senza strumenti efficaci come l’ICEE, rende impossibile agire in modo mirato a favore di chi ha davvero bisogno.

Emanuele Santi (Rete): Sul principio generale – “vogliamo aiutare chi ha più bisogno” – credo che possiamo essere tutti d’accordo. Con la crisi economica che morde, la perdita di potere d’acquisto dei salari – che negli anni è diminuito – e con l’aumento delle bollette che si è fatto sentire, credo che sia un dovere, oltre che un diritto, un dovere morale della politica aiutare chi non riesce ad arrivare a fine mese.  Il punto, però, è un altro: siamo sicuri che con questo decreto andiamo davvero ad aiutare chi ha meno? Siamo certi di colpire nel segno?  Negli anni ho avuto modo di osservare che interventi analoghi, come ad esempio l’assegno integrativo per redditi inferiori agli 8.500 euro, si sono prestati a gravi distorsioni. Quel sostegno, infatti, è stato erogato anche a chi non ne aveva reale bisogno. È certo il reddito di chi lavora nel privato, nella PA, o percepisce una pensione. Non è invece certo il reddito di chi lavora come autonomo, imprenditore o professionista. Da una parte, va benissimo aiutare chi è in difficoltà. Ma dall’altra, dobbiamo prendere atto che a San Marino non esiste un sistema fiscale di accertamento reale e veritiero, e nemmeno è ancora operativo l’ICEE, che – in teoria – dovrebbe essere lo strumento di verifica. Anche qui: l’ICEE entrerà in vigore fra qualche mese, ma se nel frattempo non adottiamo strumenti per accertare i redditi sommersi, questo tipo di problemi continuerà a ripresentarsi.  Quindi, bene aiutare chi ha redditi inferiori a 9.000 euro, ma è evidente che il rischio di distorsione di questo decreto è lo stesso che si è verificato con l’assegno integrativo: potrebbe andare a beneficio di persone che, formalmente povere, nella realtà guadagnano molto di più, semplicemente perché possono occultare una parte del loro reddito.  E questo è un problema serio. Serissimo. Perché se, come già successo, vengono erogati bonus o benefici a persone che non sono in difficoltà solo perché hanno la possibilità di nascondere il proprio reddito, non stiamo facendo giustizia sociale, ma ingiustizia sociale.  Su questo, il messaggio da far passare deve essere chiaro: chi vuole accedere a questi benefici deve mettersi a nudo, totalmente. Deve mostrare in trasparenza tutto ciò che possiede e che percepisce, altrimenti il sistema non può funzionare.  E qui entra un altro aspetto: non si può valutare solo il reddito, bisogna considerare anche la componente patrimoniale. Perché, oggi, Segretario, c’è un’incongruenza tra questo decreto e il futuro provvedimento sull’ICEE. L’ICE prevede – e lo avete detto anche voi – la considerazione della componente patrimoniale. Allora, se l’ICEE è ormai pronto o quasi blindato, è giusto che anche in questo decreto si dica chiaramente come stanno le cose: che non basta un reddito formale sotto i 9.000 euro, ma serve valutare anche il patrimonio.  Altrimenti, stiamo parlando due lingue completamente diverse. Da un lato, tariffe sociali; dall’altro, un criterio ICEE che non viene applicato qui. A mio avviso, questo decreto sarebbe dovuto confluire direttamente nel provvedimento ICEE, vista la sua imminente entrata in vigore. Per questo, noi non abbiamo presentato un abrogativo: non vogliamo certo ostacolare l’aiuto a chi ha bisogno, ma questo decreto è cieco rispetto alla questione cruciale dell’accertamento dei redditi. E, soprattutto, non è coerente con quanto sarà previsto dal provvedimento ICEE che abbiamo già visto in prima lettura.  Il Segretario ha portato un emendamento, che valuteremo nel merito più avanti. Ma qualcosa va detta sul metodo. È vero che nei decreti si può emendare su tutto, ma l’emendamento che ci è stato presentato prevede l’autorizzazione alla costituzione di società di diritto privato per acquisire partecipazioni in società di produzione di energia.  Ecco, questo non è un tema da inserire come emendamento a un decreto che parla di tariffe sociali.

Antonella Mularoni (RF): Noi, come classe politica, abbiamo il dovere di individuare gli strumenti migliori per sostenere le fasce più deboli della popolazione. Chi non riesce ad arrivare a fine mese deve essere aiutato, su questo non ci sono dubbi. Tuttavia, è fondamentale che questi strumenti siano coerenti, logici, e strutturati in modo da evitare possibili abusi.  Come già detto, concentrarsi unicamente sul reddito, senza considerare altri elementi fondamentali – come il patrimonio o la tipologia di abitazione – è un rischio concreto, soprattutto in una realtà come la nostra dove, come spesso ammette anche il governo, i controlli fiscali non sono sempre efficaci.  Sarebbe necessaria una maggiore coerenza tra questo provvedimento, l’ICEE e la riforma IGR. Invece ci ritroviamo con la legge sull’ICEE che è ancora solo un progetto di legge, e che nell’ordine del giorno di questo Consiglio si propone addirittura di cambiare commissione. Questo significa che perderemo altri mesi preziosi per un provvedimento che avrebbe dovuto entrare in vigore già nella scorsa legislatura, e oggi non sappiamo ancora quando lo farà.  Abbiamo poi questo decreto, che prende in considerazione solo il reddito, e infine la riforma IGR, sulla quale discuteremo in seguito, che tenta di agire sulle situazioni familiari. Ma non c’è coordinamento, anzi, sembra che ogni Segretario di Stato vada per conto proprio.  Ribadisco: siamo assolutamente d’accordo sulla necessità di aiutare i nuclei familiari più in difficoltà, ma bisogna anche dirsi la verità: in questo Paese ci conosciamo tutti, e quindi dobbiamo essere capaci di individuare strumenti che davvero funzionino. E se poi si verificano abusi, bisogna intervenire tempestivamente. Vengo ora a una seconda questione, che è di sostanza, e riguarda il secondo emendamento a un decreto che, lo ricordo, doveva essere dedicato esclusivamente alle tariffe sociali. Parlo della proposta di emendamento depositata dal Segretario Beccari, illustrata molto rapidamente quattro minuti prima dell’apertura del comma decreti.  In quest’Aula, ogni volta che l’opposizione presenta un emendamento che, secondo la maggioranza, non è perfettamente pertinente con il testo, ci viene detto: “Siete fuori tema”, “Non si può fare”. Ma quando lo fa il governo? Oggi voglio vedere se qualcuno dalla maggioranza dirà che questo secondo comma è coerente con il titolo del decreto, ovvero “Disposizioni in materia di tariffe sociali”.  La verità è un’altra: avete bisogno di portare a casa un risultato, probabilmente legato a un’operazione già in essere, di cui noi, come opposizione, non sappiamo assolutamente nulla. Allora cosa fate? Prendete il primo “treno utile”, cioè la ratifica del decreto sulle tariffe sociali, e ci infilate un articolo che non c’entra nulla con quelle tariffe, a parte un vago collegamento con l’Azienda di Stato per i Servizi, che potrebbe avere a che fare con entrambe le cose.  La questione di fondo è che questa non è una modalità corretta di legiferare. Siamo quindi assolutamente contrari a questa modalità di gestione del processo legislativo. Già oggi fate moltissimo ricorso ai regolamenti, perché avete capito che vi conviene: non passano dal Consiglio e sono subito operativi.  Ora, anche quando fate un decreto, cercate di farlo diventare un contenitore utile per far passare altre cose, che vi interessano, escludendo di fatto il Consiglio dalla possibilità di partecipare e apportare contributi utili.  Ricordo che il potere legislativo appartiene al Consiglio Grande e Generale, e che il governo, nella decretazione, esercita solo temporaneamente quella funzione, in attesa della ratifica.  Fare come state facendo oggi è irrispettoso del ruolo del Consiglio. Siamo sinceramente amareggiati per questa modalità operativa. È lo stesso approccio che – come già visto – culminerà con il progetto di legge sul debito pubblico, in cui farete tutto voi: nella legge di bilancio ci sarà la cifra, e poi tutto sarà gestito dal governo.

Fabio Righi (D-ML): Non è certo mia intenzione, con questo intervento, additare il Segretario Bevitori, che ha preso in mano questa Segreteria con la relativa delega da meno di un anno. Il tema è oggettivamente complesso, e riguarda dinamiche che coinvolgono anche questioni geopolitiche.  Tuttavia, questo decreto è un esempio lampante di come, purtroppo, questa maggioranza – al netto dei soliti giochini politici e degli ordini del giorno – riesca a proporre ben poco sui temi che contano davvero. Lo dico con rammarico: dopo un anno di attività politica, su un argomento cruciale come quello dell’energia, ci ritroviamo a discutere un provvedimento che, nella sostanza, si limita a dire che per i redditi inferiori ai 9.000 euro paga lo Stato.  Nel frattempo, non si riesce ancora a discutere concretamente di una strategia seria per l’approvvigionamento energetico, né di un piano infrastrutturale vero e proprio. Lo sottolineo: serve un’infrastruttura energetica nuova, sia sul territorio sia al di fuori, e San Marino avrebbe già potuto intervenire.  A questo si aggiunge l’emendamento, che non è di poco conto, ma che avremmo voluto vedere inserito in una strategia più ampia e strutturata. Servono politiche di lungo periodo, che affrontino il problema strutturalmente, riducendo le bollette per cittadini e imprese attraverso una riforma dell’approvvigionamento energetico. Invece cosa si fa? Le bollette aumentano, non si interviene, si paga per tutti e si tira avanti ancora per qualche mese.  Poi arriva l’emendamento, comunicato all’ultimo momento. Si dice che si vuole creare una nuova società di diritto privato. Il Segretario ci ha spiegato che ciò serve per investimenti fuori territorio, anche per evitare la doppia imposizione. Va bene, possiamo anche capirlo. Ma quando si fanno partire iniziative del genere, bisogna avere ben chiaro dove si vuole andare.  Oggi, invece, pare che la logica sia: “Firmiamo, facciamo, poi vediamo”. Serve un piano. Quali sono i progetti? Quali sono gli investimenti? Quali gli stanziamenti? Qual è il ritorno previsto? Manca tutto questo.  Abbiamo chiesto al Segretario di aprire un confronto. Ci è stata data disponibilità. Bene. Però serve una presa di coscienza vera. Non possiamo continuare a far finta di niente, mentre abbiamo perso un altro anno su un settore cruciale. Abbiamo una produzione energetica interna minima, pur avendo la possibilità di fare molto di più. Abbiamo un vincolo legislativo, quello del campo aperto, che limita lo sviluppo. Eppure, non vogliamo parlarne. Nessuno chiede di deturpare il paesaggio, nessuno propone di installare pannelli fotovoltaici sul patrimonio UNESCO. Ma è davvero così inaccettabile cominciare a discutere del campo aperto? Portiamo i temi, affrontiamoli seriamente, facciamo le scelte utili al Paese. Perché se la risposta è solo “paghiamo noi la bolletta questo mese”, allora stiamo evitando la responsabilità vera.  Noi affronteremmo la questione con un approccio chiaro, tecnologico, trasparente, basato su investimenti strategici, anche coinvolgendo capitali internazionali, senza gravare solo sul bilancio dello Stato.  Oggi la cittadinanza paga bollette due, tre, quattro volte superiori rispetto al passato. E non è colpa dell’AASS, che fa quello che può con gli strumenti che ha. Ma non è più accettabile che le bollette vengano stimate per mancanza di infrastrutture. La telelettura è realtà in altri Paesi, anche con tecnologie che permettono la lettura in tempo reale.  Allora, se vogliamo davvero un cambiamento, dobbiamo dotarci degli strumenti digitali e tecnologici adatti, e mettere in campo un piano credibile e realistico. Perché una società di diritto privato può essere un passo, ma quali altri seguiranno? Sono già pianificati? Come si incardinano in una strategia complessiva?  Se tutto resta vago, il rischio è che qualcuno, legittimamente o meno, inizi a pensare a speculazioni. E poi tutto si blocca. Come si sono già bloccate tante cose. E si torna indietro.

Nicola Renzi (RF): Punto primo: si tratta di un decreto che è stato anche abbastanza sbandierato dal governo come intervento sulle tariffe sociali. È un testo con un unico articolo, che dovrebbe fornire agevolazioni legate all’utilizzo dell’energia.  È evidente che il tema della tariffazione e del costo dell’energia sarà sempre più centrale nel dibattito politico. Le famiglie già oggi ne stanno subendo le conseguenze. Sarebbe anche troppo facile dire che oltre ai costi dell’energia arriverà anche l’IGR, che il potere d’acquisto continua a calare, e così via. Però la realtà è questa: siamo di fronte a una corrosione costante del potere d’acquisto delle famiglie.  Questo è un dato di fatto, e noi consideriamo insufficiente l’intervento del governo.  Ci viene proposto un emendamento che non ha nulla a che fare con le tariffe sociali. Il Segretario Bevitori è venuto qui a spiegarci quali siano le motivazioni di questo emendamento. Tuttavia, c’è un’altra questione pesante che va sottolineata.  Ci si parla di investimenti che l’Azienda di Stato per i Servizi sta valutando fuori territorio. E qui, francamente, dobbiamo porci un grosso interrogativo: noi ufficialmente non sappiamo assolutamente nulla.  Non so se in Commissione IV sia stato fatto qualche accenno. Mi dicono di no. E allora mi chiedo: vi pare normale che un’azienda pubblica stia valutando investimenti da decine di milioni fuori territorio e neppure i consiglieri di maggioranza siano al corrente?  Qui non si tratta di fare polemica. Semplicemente, stiamo parlando di soldi pubblici, risorse di tutti. Non si sta chiedendo nulla di straordinario. Si chiede un’informazione chiara, magari un ordine del giorno d’indirizzo condiviso, in modo che si sappia con trasparenza su quale strada ci si sta incamminando.  Perché magari, lo dico sinceramente, si tratta del miglior investimento della storia della Repubblica. Ma ad oggi, purtroppo, non lo sappiamo. E quindi non possiamo valutarlo. Questo è il punto.  Per questo motivo, riteniamo molto criticabile il metodo adottato, sia in sede istituzionale, sia in quest’Aula.

Guerrino Zanotti (Libera): Le critiche arrivate su questo decreto, in particolare sull’articolo unico, sono in gran parte legate alla questione delle tariffe sociali. In particolare, si è sollevato il dubbio che il limite reddituale dei 9.000 euro per accedere a queste agevolazioni non rispecchi realmente la situazione economica di molte famiglie, soprattutto per via della difficoltà di accertare in modo efficace i redditi, specialmente per i lavoratori autonomi.  Su questo punto possiamo convenire e anzi conveniamo pienamente. Capisco queste critiche se arrivano da forze politiche che sono sempre state all’opposizione, nella scorsa legislatura come in questa. Hanno piena legittimità a lamentare che ancora oggi, nel 2025, non sia stato applicato l’ICEE.  Tuttavia, mi rivolgo a chi era in maggioranza nella scorsa legislatura e oggi lamenta il ritardo sull’ICEE. Va detto chiaramente: la legge sull’ICEE è stata emanata dal governo di allora con un decreto che era identico a quello già approvato nel 2019. Quella legge, con gli opportuni aggiustamenti applicativi, poteva essere resa operativa già allora. Sono passati quattro anni inutilmente. Non si può oggi venire a dire che l’ICEE è assente e quindi non si possono applicare correttamente le tariffe sociali: lo strumento c’era, ma non è stato reso operativo.  Detto questo, ribadisco: anche noi riteniamo grave il ritardo. Siamo a un anno dall’inizio di questa legislatura e purtroppo l’ICEE ancora non è in vigore. Io confido nel lavoro del Segretario Belluzzi, e auspico che entro settembre si possa andare in Commissione consiliare per procedere alla seconda lettura e giungere entro l’autunno ad avere questo strumento finalmente operativo.  Lo riteniamo fondamentale, perché l’ICEE è lo strumento giusto per politiche come quella delle tariffe sociali: serve per sostenere davvero le fasce più deboli e meno abbienti. Per quanto riguarda l’emendamento presentato dal Governo, capisco le perplessità, e neanche io amo quando un emendamento viene presentato su un tema che apparentemente non è coerente con l’oggetto del decreto.  Tuttavia, va riconosciuto che in questo caso l’emendamento è funzionale a un’attività imminente dell’Azienda dei Servizi, che punta alla transizione ecologica e agli investimenti in energie rinnovabili. Parliamo di un investimento in territorio italiano, che potrebbe contribuire a coprire una fetta significativa dei consumi nazionali – grosso modo equivalente a quanto oggi produciamo internamente con il fotovoltaico.  Questo percorso è importante sia dal punto di vista ambientale che tariffario. Infatti, se l’Azienda di Stato potrà rifornirsi di energia rinnovabile attraverso un proprio investimento, potrà anche attuare politiche tariffarie più sostenibili. E qui vorrei fare una precisazione: le bollette non sono “gonfiate”, come è stato detto. I rincari sono dovuti al forte aumento dei costi di approvvigionamento. Nessuno le sta gonfiando: purtroppo, i prezzi di mercato sono saliti in modo vertiginoso.

Segretario di Stato Alessandro Bevitori: Forse non tutti sono davvero consapevoli della grande opportunità che abbiamo tra le mani in questi mesi. E se ragioniamo in termini di anni, il rischio è che non saremo tempestivi nel coglierla.  Parlo dell’opportunità legata all’innovazione tecnologica. Le società ad alto contenuto tecnologico sono quelle che possono generare benessere per la Repubblica di San Marino non solo nei prossimi decenni, ma anche nei prossimi secoli. Possiamo davvero tracciare le traiettorie economiche e sociali del futuro, costruendo un percorso virtuoso che abbia effetti sull’ambiente, sull’occupazione, sull’istruzione, sulla cultura, sull’edilizia.  Tutto questo, però, dipende da un prerequisito essenziale: la sovranità energetica. Oggi la grande sfida è proprio questa. Un sistema economico è competitivo e attrattivo solo se ha garantito l’approvvigionamento energetico, se è in grado di reggersi su basi solide.  È da qui che dobbiamo partire. È da qui che può nascere un vero piano energetico nazionale.  In questo senso, l’intervento sulle tariffe sociali che stiamo affrontando oggi – e che è stato definito da alcuni come un intervento “spot” – è solo un piccolo passo, ma va nella direzione giusta. Parliamo di un aiuto concreto per le famiglie che, fino a oggi, rimanevano escluse per poche centinaia di euro di reddito. Abbiamo allargato la platea, e questo è un gesto di sensibilità, di attenzione, di responsabilità.  Accolgo tutte le osservazioni fatte sull’ICEE, che sicuramente è lo strumento più adatto, e che speriamo di attivare al più presto. Ma in assenza di questo, abbiamo ritenuto comunque necessario intervenire subito.  Segnalo anche un’informazione operativa importante: le richieste per accedere alla tariffa sociale potranno essere presentate dal primo settembre.  Ma, lo ribadisco, il tema vero è quello di un piano strutturato di transizione energetica. Il piccolo investimento di cui oggi parliamo è solo un primo passo, che dovrà essere seguito da altri. Lo affronteremo con la massima trasparenza anche nelle commissioni competenti.  E su questo, davvero, mi piacerebbe coinvolgere l’intero Paese, non solo questa Aula. Mi piacerebbe che si aprisse un percorso condiviso, con gli Stati Generali – istituzioni, forze politiche, parti sociali – per ingaggiare tutto il Paese su una sfida storica.  Perché, come ho detto, ci giochiamo il futuro non solo dei nostri figli, ma di molte generazioni a venire.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Emendamento aggiuntivo dell’articolo 1-bis proposto dalla Segreteria di Stato.

Segretario di Stato Alessandro Bevitori: Ai medesimi fini di quanto stabilito dall’articolo 7, comma 2 della Legge 20 Dicembre 2024 n. 202, l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici (AASS) è autorizzata a costituire società di diritto privato allo scopo di acquisire le partecipazioni di società operanti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, anche fuori territorio della Repubblica di San Marino. Come già detto in precedenti occasioni, anche informalmente, ritengo utile riprendere brevemente il discorso relativo all’approvvigionamento energetico, su cui siamo impegnati e su cui, a mio avviso, tutti dovremmo impegnarci per fare in modo che San Marino raggiunga livelli sempre maggiori di autonomia energetica.  Attualmente, la produzione interna copre circa il 15% del fabbisogno nazionale. Continuiamo ad investire: durante la discussione in commissione sul PEN – Programma Energetico Nazionale, abbiamo ribadito che il massimo che San Marino può raggiungere sul territorio nazionale, con gli strumenti attuali, è una copertura intorno al 30% del fabbisogno. Per esempio, si stanno ultimando i lavori per la copertura fotovoltaica dell’AASS, uno degli investimenti pubblici prioritari, ormai quasi completato.  Una volta efficientati gli edifici pubblici, arriveremo, appunto, a quel 30%. Ma oltre non possiamo andare. Per motivi ambientali e paesaggistici, non vogliamo ricorrere a impianti in campo aperto, né vogliamo utilizzare i calanchi, pur essendo stati segnalati da alcuni come potenziali aree, in quanto sono zone a rischio idrogeologico. Di conseguenza, la sola possibilità che abbiamo per aumentare l’approvvigionamento energetico è realizzare investimenti fuori territorio.  Il primo passo della nostra transizione ecologica sarà proprio un investimento esterno, che coprirà circa il 7-8% del fabbisogno nazionale. Questo investimento potrebbe già essere effettuato da AASS, che è già autorizzata dall’articolo 7 della Legge n. 202/2024, comma 2.  Perché allora questo emendamento? Per una motivazione esclusivamente fiscale: se l’investimento fosse realizzato direttamente da AASS, non troverebbe applicazione l’accordo contro la doppia imposizione fiscale, che invece è attivabile solo tra società. Costituendo una società di diritto privato, AASS potrà beneficiare delle agevolazioni fiscali previste da quell’accordo.  Lo strumento è stato inserito con questo emendamento semplicemente per rendere fiscalmente sostenibile l’investimento.

Enrico Carattoni (RF): Prendo atto delle motivazioni esposte dal segretario Bevitori in merito all’introduzione di questa norma. Certamente, non è stato tra gli argomenti più eleganti, nella forma, quello di giustificare la costituzione di una nuova società di diritto privato con la necessità di pagare meno tasse. È una posizione legittima da un punto di vista fiscale, ma forse sarebbe stato possibile affrontarla in altri modi, su altri livelli, magari anche con uno scambio di note nell’ambito dell’accordo contro le doppie imposizioni.  Il vero nodo però è un altro: è il solito modo un po’ approssimativo – non voglio dire “pastrocchiato” in una giornata di richiami all’unità – con cui vengono gestite alcune iniziative. Perché stiamo parlando di un emendamento che interviene su una legge già esistente, la n. 202 del 2024, che altro non è che la legge di bilancio 2024, approvata lo scorso dicembre.  Quella legge, all’articolo 7, comma 2 e 3, già autorizzava l’AASS a utilizzare proprie risorse per acquisire partecipazioni, anche in società fuori territorio, operanti nella produzione di energia da fonti rinnovabili. All’epoca, il ventaglio era già stato definito in modo ampio.  Ora ci viene detto che “così non va più bene”, che non è conveniente farlo direttamente come AASS, ma è preferibile costituire una nuova società di diritto privato, interamente partecipata dall’Azienda, per sfruttare gli effetti fiscali positivi previsti dagli accordi internazionali. Allora le domande sono lecite:  Non si poteva pensarci già a dicembre? I pareri sono arrivati solo ora? O è il progetto stesso che nel frattempo è cambiato in itinere?  Se oggi si arriva con una proposta di questo tipo, è evidente che esiste già un progetto in stato avanzato. Ce lo ha lasciato intendere lo stesso Segretario, parlando di percentuali e portata dell’investimento. E allora, invece di presentare un emendamento all’ultimo momento – un quarto d’ora prima dell’apertura del comma – non si poteva almeno condividere un’informazione più strutturata, portare il progetto, anche solo per prenderne atto?  E infine, resta il nodo del metodo. Siamo davanti a un emendamento che interviene su un decreto che aveva un obiettivo totalmente diverso – quello, seppur modesto, di alleggerire il peso delle bollette per alcune famiglie. E ci si ritrova invece a discutere di costituzione di società di diritto privato e investimenti esteri, in modo, mi si permetta, sganciato dal contesto normativo e anche istituzionalmente forzato.

Matteo Casali (RF): Il Segretario, nella descrizione dell’intervento previsto dall’emendamento, ha più volte fatto riferimento al Piano Energetico Nazionale (PEN), recentemente approvato. A questo proposito, mi chiedo: si sta effettivamente andando nella direzione ipotizzata per l’approvvigionamento di energia elettrica da fonti rinnovabili?  Il capitolo 5 del PEN presenta infatti una serie di scenari, tra cui quello dell’approvvigionamento di energia da impianti fotovoltaici esterni. Il Segretario ha parlato dell’avvio di una parte del PEN, quasi a voler dire che quella strada sia stata imboccata. Questo mi preoccupa, perché lo scenario in questione era, nel PEN, un’ipotesi da approfondire. Il Piano, infatti, si limita a offrire indirizzi e suggestioni che devono poi essere oggetto di valutazione e scelta politica.  Eppure scopriamo che la linea strategica del Governo sull’approvvigionamento energetico è quella descritta nel capitolo 5 del PEN. Tale capitolo prevede, per raggiungere il 75% del fabbisogno energetico con approvvigionamento esterno, una produzione interna da fotovoltaico pari al 15%, l’acquisizione del 30% tramite power purchase agreement, ovvero contratti per l’acquisto di energia verde, e il restante 60% da fuori territorio, con una spesa stimata al 2027 pari a 77 milioni di euro.  A questo punto, io domando: stiamo davvero intraprendendo questa strada? È legittimo farlo, ma sarebbe importante saperlo con chiarezza. E invece lo apprendiamo nel corso della discussione su un comma. Ma questi sono progetti e indirizzi strategici che, a mio avviso, dovrebbero essere presentati e discussi nelle commissioni competenti. Occorre valutare se una simile ipotesi sia realmente percorribile.  Ad esempio, una soluzione di questo tipo, per quanto allettante, rappresenta davvero una forma di indipendenza energetica per il nostro territorio? Un impianto che produce energia al di fuori dei nostri confini può davvero essere definito “indipendenza”? Forse, alla fine, decideremo comunque di percorrere questa strada, ma credo che si possa comprendere quanto sia spiazzante apprendere che il piano strategico energetico del Governo emerge da un emendamento a un decreto di altra natura.  E quindi, mi chiedo: questo emendamento rappresenta un tassello di quello scenario? O di un altro? A mio avviso, per serietà, occorrerebbe informare adeguatamente l’Aula, predisporre un progetto ben strutturato e chiarire una volta per tutte cosa si sta facendo, invece di procedere a tentoni.

Oscar Mina (PDCS): Vorrei soffermarmi sull’emendamento, perché anche a me — devo dire la verità — non pare che sia un emendamento da inserire in questo decreto, trattandosi di questioni che riguardano le tariffe sociali. Ma questa è una mia opinione personale, e mi ha un po’ sorpreso anche la forma con cui è stato impostato.  Detto ciò, il fatto che l’azienda necessiti di un soggetto giuridico per poter trattare e acquisire partecipazioni in altre società operanti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fuori dal territorio credo sia senz’altro uno strumento utile per poter intraprendere queste operazioni.  Tuttavia, quando si parla di autonomia energetica, ho l’impressione che talvolta sogniamo di essere autonomi nel vero senso della parola. Il nostro tetto massimo di produzione interna, senza occupare terreni si ferma al 15%. È evidente che, per il resto, tutto ciò che dovremo acquisire richiederà un investimento importante, se davvero vogliamo diventare almeno in parte autonomi.  E poi c’è da considerare anche il resto: le fonti di approvvigionamento di gas naturale, le fonti idriche… Dobbiamo ragionare anche su questi aspetti. Il fatto di avere uno strumento che ci consenta di investire nel tempo, in questo senso, è positivo. E su questo convengo con quanto detto dal Segretario. Ma se parliamo di un investimento che ci permetta di ottenere un 7-8% in più del nostro fabbisogno, credo sia necessario avere informazioni più precise, anche per chi — come me — conosce discretamente bene la materia. Non avendo ancora visto il progetto, ritengo sia quantomeno utile avere elementi più chiari per comprendere ciò che andremo a realizzare. Per acquisire quel 7-8%, serve che vi sia anche una dimostrazione, se vogliamo usare questo termine, della convenienza per il nostro territorio.  Arrivando al punto: se consideriamo il nostro tetto massimo raggiungibile col fotovoltaico pari al 15%, e se in futuro si parla di arrivare al 30%, le percentuali iniziano a sovrapporsi e non si capisce bene quale sia l’obiettivo. Su questo sono molto critico, e mi piacerebbe capire meglio dove vogliamo arrivare. Perché, se l’investimento ha dei presupposti diversi, raggiungere un 22% complessivo può sembrare poco fruttuoso.  Ripeto: il tema dell’autonomia energetica mi pare molto complesso. Stiamo già, in un certo senso, lamentando una mancanza di autonomia anche su altri fronti. Per esempio, l’autonomia idrica: siamo già coinvolti in Romagna Acque, abbiamo partecipazioni e sosteniamo investimenti significativi anche nei Comuni limitrofi per l’approvvigionamento idrico.  Credo quindi che tutto questo debba essere tenuto in considerazione dalla Segreteria, e mi aspetto maggiori chiarimenti su questi temi.

Massimo Andrea Ugolini (PDCS): Per coerenza e per una questione di metodo, credo sia corretto sottolineare che l’emendamento, per quanto riguarda la sua attinenza al decreto principale depositato, non appare propriamente coerente. Infatti, quando si parla di disposizioni in materia di tariffe sociali, è evidente che un intervento relativo alla costruzione di una società di diritto privato da parte dell’Azienda di Stato per i Servizi Pubblici non risulta del tutto attinente al contenuto originario del decreto.  Detto questo, il Segretario ci ha comunque spiegato le ragioni che lo hanno portato a presentare questo emendamento. In particolare, ha chiarito che, nell’ottica della volontà dell’Azienda di perseguire una maggiore autosufficienza energetica da fonti rinnovabili, vi è anche l’intenzione di investire al di fuori del territorio. In tale prospettiva, per motivi legati al risparmio e a ragioni fiscali, può essere utile costituire una società di diritto privato, così da ottenere vantaggi economici.  Il motivo alla base dell’emendamento, dunque, è questo. Il Segretario ha comunque rimarcato che il progetto dovrà essere spiegato e valutato all’interno della Commissione Finanze. Pertanto, tutte le motivazioni e le specificità dell’intervento dovranno essere oggetto di approfondimento. Questo passaggio serve, in sostanza, a dare la possibilità all’Azienda, qualora si decida di procedere con questo tipo di investimento, di ottenere un risparmio di carattere fiscale.  Dal punto di vista metodologico, credo sia corretto evidenziare che l’emendamento non è completamente aderente al decreto principale. È importante sottolineare questo aspetto.  In conclusione, se si ritiene che sia necessario andare in questa direzione, perché effettivamente utile per un risparmio fiscale, allora cercheremo di rispondere a queste esigenze. Diversamente, rischiamo di dover sostenere costi più elevati per investimenti energetici al di fuori del nostro territorio.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Michele Muratori (Libera): Vorrei partire dal tema della bontà, o meno, dell’inserimento di questo emendamento all’interno del decreto. D’altronde, qui abbiamo due priorità. La prima è quella di andare verso una maggiore autonomia per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. E questo obiettivo lo si intende raggiungere attraverso il progetto che è stato messo in campo. I dati, come ci è stato detto, verranno illustrati nel migliore dei modi possibili. Ma quello che voglio dire è che, con questo progetto, si va probabilmente ad aumentare in maniera sensibile l’approvvigionamento energetico da fotovoltaico.  Dall’altra parte, però, c’è un’esigenza altrettanto importante: quella di ridurre le spese. In passato si è parlato di spending review, di efficientamento dei costi e delle spese pubbliche. E oggi, con questo emendamento — per carità, si poteva portare avanti anche in altra sede, si potevano adottare altre strade, tutto è sempre migliorabile — però almeno, personalmente, guardo più alla sostanza che alla forma.  Se poi qualcuno vuole soffermarsi di più sull’aspetto formale, ci tengo a ribadire che in passato ne abbiamo viste davvero tante, in tutti i sensi. Ma la sostanza, oggi, è inequivocabile: da una parte c’è un obiettivo di efficientamento energetico; dall’altra, un obiettivo di risparmio dei costi. E credo che, al di là di tutto, questa sia stata — nelle condizioni attuali — la strada migliore e più percorribile.

Emanuele Santi (Rete): Anche alcuni membri della maggioranza, da quanto ho potuto ascoltare negli interventi, ritengono che questo emendamento con il provvedimento sulle tariffe sociali c’entri come i cavoli a merenda. Qui, infatti, si va a introdurre la possibilità di costituire una società di diritto privato con lo scopo di acquisire partecipazioni, e così via.  Segretario, le chiedo: quando parliamo di costituire una società di diritto privato intendiamo una società da costituire in Italia o esclusivamente a San Marino? Se fosse una società sammarinese, personalmente non ci vedrei nulla di male, a prescindere dalle modalità. Ma se parliamo di società italiane, allora qualche problema lo vedo.  Mi rivolgo anche ai consiglieri di maggioranza: parliamo di società di diritto privato dove? In Italia o a San Marino? C’è poi un’altra questione. Mi pare di capire che il progetto sia già ben confezionato.  Certo, è importante che ci sia il passaggio in Commissione, e questo è previsto. Ma, a questo punto, visto che siamo tutti curiosi, se è già stato individuato l’impianto che si vuole acquistare, perché non ce lo dite? Ma, ripeto, la questione fondamentale qui non è solo l’opposizione che deve conoscere questi dettagli. Quando si introduce la possibilità di costituire società di diritto privato, è fondamentale specificare chiaramente se si intende farlo solo a San Marino o anche in Italia. Perché, se si possono costituire in Italia, allora sì che c’è un problema. Se invece parliamo solo di società sammarinesi, allora specifichiamolo chiaramente. Sarebbe una precisazione necessaria.

Antonella Mularoni (RF): La parola è passata a diversi consiglieri di maggioranza, e da quanto è emerso in maniera molto chiara, neppure loro sono stati informati del progetto a cui si sta pensando e su cui si sta ragionando.  Qui stiamo parlando di investimenti strategici per il futuro del nostro Paese. E allora credo sia un vero e proprio dovere quello di informare tutte le forze politiche rappresentate in quest’Aula.  E non necessariamente attraverso i lavori consiliari: ci sono molti modi per approfondire progetti di questa portata. Si possono organizzare riunioni separate, incontri dedicati, anche in luoghi dove sia possibile la presenza di tecnici, così da spiegare bene i progetti, nel dettaglio. Ma che questo tipo di coinvolgimento sia doveroso, ecco, su questo credo non ci possano essere dubbi.  Parliamo infatti di scelte strategiche fondamentali non solo per la politica energetica del Paese, ma anche in termini di costi.  Perché se venite in Consiglio solo per affrontare temi minori, e quando si tratta invece di delineare politiche di sviluppo e investimenti importanti decidete di fare tutto da soli, senza informare nemmeno la vostra stessa maggioranza, allora qualcosa non funziona. Le politiche di sviluppo, soprattutto quando si parla di investimenti così rilevanti, dovrebbero essere il più possibile condivise. Poi, certo, non è detto che si raggiunga l’unanimità, ma il tentativo da parte del Governo di coinvolgere tutte le forze politiche presenti nel Paese dovrebbe esserci, perché sono soldi di tutti.  È quindi giusto e necessario che tutte le forze consiliari vengano informate sulle intenzioni dell’esecutivo. Ma qual è il disegno complessivo? Un progetto organico ce l’avrete, no? Dopo un anno di governo, vi sarete fatti un’idea su come intendete sviluppare le politiche energetiche dei prossimi anni. Io me lo auguro, sinceramente.  E allora venite a illustrarcelo!

Gerardo Giovagnoli (PSD): Da questo dibattito emergono alcuni elementi importanti in merito all’emendamento. Il primo è che l’infrastruttura di cui si sta parlando, e la società che dovrà gestirla, sarà di diritto sammarinese. Questo primo impianto non va considerato come un elemento isolato, ma come parte di una strategia complessiva che il Governo sta elaborando, anche attraverso l’interazione con l’Azienda dei Servizi, la quale già disponeva di esperienze, possibilità e progetti legati alla produzione di energia all’esterno del territorio.  Forse, in questo caso, si è creato uno sfasamento temporale tra l’urgenza di concretizzare un progetto e la definizione di un quadro organico. Tuttavia, credo che su questa strada si debba assolutamente proseguire. Questo è solo il primo passo, che riguarda l’approvvigionamento esterno di energia da fonti rinnovabili. Sulle percentuali possiamo discutere, ma è chiaro che serve una riflessione approfondita.  In questo senso, accolgo l’invito di alcuni consiglieri di opposizione sulla necessità di avviare un dibattito per definire un piano energetico complessivo, un vero impianto strategico. Possiamo chiamarlo come vogliamo, ma ciò che conta è che finalmente, dopo dieci anni in cui raccomando questa scelta, si sta realizzando un investimento in un impianto produttivo esterno, che permetterà concretamente di abbassare i costi dell’energia.  Questa è anche la ragione, seppur parziale, per cui l’emendamento è stato inserito all’interno del decreto: perché consente una riduzione dei costi energetici.  Quindi, io condivido pienamente l’emendamento, ne riconosco il valore come primo passo concreto, e concordo anche sul fatto che occorra una strategia condivisa tra Governo, Consiglio e Azienda dei Servizi — che rappresenta il braccio operativo — per andare avanti tutti nella stessa direzione.

Segretario di Stato Alessandro Bevitori:  Solo per fornire alcune risposte e, soprattutto, per accogliere la richiesta avanzata dal collega Santi: sì, la società sarà di diritto privato sammarinese. Oggi AASS interagisce con una società di diritto italiano. In questo scenario, non può beneficiare dell’accordo contro le doppie imposizioni fiscali, perché è un ente e, in quanto tale, non rientra nella fattispecie prevista da quell’accordo. L’accordo, invece, si applica nei rapporti tra due società, una italiana e una sammarinese. Quindi è evidente che stiamo costituendo una società di diritto sammarinese, interamente partecipata da AASS.  In merito poi alle osservazioni emerse nel dibattito, ringrazio tutti gli intervenuti. È chiaro che sarebbe stato meglio inserire questa possibilità già nel dicembre scorso, quando si è parlato della possibilità per AASSS di effettuare partecipazioni. Si poteva aggiungere anche allora la costituzione di società di diritto privato. Tuttavia, grazie agli approfondimenti tecnici, alle perizie e alle due diligence fatte nel frattempo, è emerso un vantaggio fiscale concreto.  Questo emendamento nasce da un’opportunità fiscale: costituire una società di diritto sammarinese ci permette di sfruttare un trattato bilaterale legittimo, previsto dall’accordo contro le doppie imposizioni. Non stiamo facendo nulla di strano: stiamo scegliendo l’opzione più vantaggiosa per lo Stato. In questo modo, invece, paghiamo le tasse a San Marino, e anche in misura ridotta.  Credo che, come amministratori della cosa pubblica, tutti dovremmo tenerne conto.  Per quanto riguarda gli investimenti, il collega Giovagnoli lo ha detto benissimo nel suo intervento: questo è solo il primo investimento, e deve far parte di un percorso di transizione ecologica ed energetica che ci vedrà impegnati nei prossimi anni.  Giovagnoli stesso ricordava di portare avanti questa proposta da dieci anni: quindi non è che stiamo facendo qualcosa di “precipitato”, anzi, forse ci arriviamo pure in ritardo. E oggi puntiamo su una tecnologia consolidata: il fotovoltaico. Non stiamo cercando soluzioni sperimentali, anche se ce ne sono tante — dall’idrogeno al nucleare — che forse rappresenteranno il futuro.  Ma oggi, come Azienda dei Servizi, non possiamo permetterci di fare investimenti a rischio. Ecco perché abbiamo scelto un primo investimento piccolo, che coprirà il 7-8% in più del nostro fabbisogno energetico.  Per quanto mi riguarda, non si tratta solo di un atto politico. Le scelte strategiche si faranno anche in Commissione, dove potremo valutare insieme tutte le direttrici. A maggior ragione, dovremo comunque convocare una Commissione, come previsto dal comma 3 dell’articolo 7 della Legge 202/2024, e lì potremo approfondire tutti gli aspetti del progetto.  Per il resto, credo che questo debba essere solo l’inizio di una discussione più ampia: non fermiamoci a questo singolo progetto, ma costruiamo insieme un vero percorso di transizione energetica, che possa portare — non dico all’indipendenza energetica — ma a una maggiore autonomia della Repubblica di San Marino sotto questo profilo. E questo, sì, deve essere un obiettivo di tutti.

L’emendamento è mosso in votazione e approvato con 31 voti a favore, 9 contrari, 1 astenuto.

Il Decreto-85 è messo in votazione e approvato all’unanimità con 35 voti a favore.

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

RATIFICA DECRETO DELEGATO 20 maggio 2025 n.75 – Aggiornamento dei coefficienti di trasformazione e rivalutazione per i trattamenti pensionistici a regime contributivo

Ratificato all’unanimità con 33 voti a favore.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Il presente decreto delegato apporta modifiche al Decreto Delegato 25 giugno 2018 n. 72 e successive modifiche. Il Congresso di Stato, sentiti i riferimenti delle Associazioni di Categoria e al fine di sostenere e promuovere gli investimenti nel territorio sammarinese, ha previsto l’esclusione alla limitazione di cui all’articolo 2, comma 2, lettera c) anche per la fattispecie di gruppi di imprese, ovvero, società che esercitano attività immobiliare quando l’immobile oggetto di finanziamento diviene la sede operativa di almeno due società il cui capitale sociale delle stesse e della società immobiliare sia di proprietà per almeno il 70 per cento delle medesime persone fisiche e giuridiche e, i requisiti minimi occupazionali, ai sensi del presente decreto, siano riferiti in maniera cumulativa alle società facenti parte del medesimo gruppo di imprese e svolgenti l’attività economica nell’immobile stesso. Al fine di sostenere tali gruppi di imprese, il governo sammarinese, per l’anno 2025, ha alzato il limite dell’importo di credito agevolato per gli investimenti di cui all’articolo 7, comma 1, lettera b) e, conseguentemente, è stato prorogato il termine di due mesi per l’ammissibilità degli investimenti in corso al fine di evitare disparità di trattamento tra gli operatori economici. Tali disposizioni transitorie sono state introdotte con l’obiettivo di valutarne l’impatto ai fini di un’eventuale modifica normativa definitiva anche sulla base delle richieste che verranno presentate e a seguito di apposita relazione da parte dell’UO Ufficio Attività Economiche.

Emanuele Santi (Rete): Riguardando il testo, si nota che nella Legge Finanziaria del 2018 il Governo dell’epoca introdusse un emendamento che permetteva, sostanzialmente, di modificare in qualsiasi modo il decreto sul credito agevolato. Questo è un caso emblematico di come, quando si dice che le deleghe dovrebbero essere circostanziate e specifiche, in realtà ci si ritrovi con strumenti normativi talmente ampi da consentire cambiamenti totali. Quella delega del 2018, infatti, consente al Governo — con decreto delegato — di modificare completamente il testo originario sul credito agevolato. Con strumenti del genere si può cambiare qualsiasi cosa, e questo è un problema.  Noi abbiamo presentato emendamenti perché la prima domanda, Segretario, è: per chi è questo decreto? Ce lo può dire chiaramente? Perché, leggendo gli articoli e le disposizioni, sembra quasi che questo decreto abbia un nome e un cognome.Ma ogni volta che arrivano provvedimenti così dettagliati e puntuali, viene naturale pensare che ci sia già un soggetto ben preciso a cui sono destinati.  Ora, sia chiaro: non sono contrario per principio al credito d’imposta o al credito agevolato, se serve a incentivare lo sviluppo. Però, bisogna essere trasparenti.  Tra poche ore discuteremo la riforma dell’IGR, e, al di là di quanto dite, è evidente che questa andrà a colpire soprattutto i redditi certi: pensionati, dipendenti privati. Verranno tolte deduzioni, aumentata la tassazione… e allora è doveroso spiegare dove vanno questi soldi. In questo caso, pare evidente che li utilizzerete per aumentare il credito agevolato.  Dovete dire che togliete risorse a una fascia di cittadini per destinarle a uno o pochi soggetti, se così è. Ma non venite a raccontare che si tratta di un decreto nato per caso, solo perché c’era una delega che lo permetteva. Passando poi alle disposizioni transitorie, emerge che ora vengono considerati ammissibili anche gli investimenti in corso da non più di 8 mesi dalla richiesta. Perché 8 mesi? Perché non 6, 12, o 5? È un numero arbitrario.  Segretario, lo ripeto: non siamo contrari in linea di principio a concedere credito agevolato a imprese che ne abbiano reale necessità. Ma, se in un momento come questo aumentate le tasse e chiedete più sacrifici ai cittadini, allora quelle risorse dovrebbero essere redistribuite con equità, e non destinate, in modo opaco, a sostenere magari una sola azienda.  E se questo è uno di quei decreti “particolari”, allora abbiate almeno il coraggio di dirci per chi è.

Segretario di Stato Rossano Fabbri: Per quanto riguarda le osservazioni sull’introduzione di una deroga, non è corretto dire che si tratta di una novità assoluta. La delega era già presente nel testo originario. Con questa nuova disposizione si va semplicemente a precisare che le società controllate possono avere la propria sede all’interno dell’immobile oggetto della richiesta di credito d’imposta. L’ampliamento riguarda solo questo punto, e per il resto non cambia nulla rispetto all’impostazione iniziale del decreto.  Sull’articolo 2, va detto che si trattava di una mancanza. Se andiamo a vedere i vari articoli relativi ai progetti finanziabili — l’articolo 6 per le attività industriali, l’articolo 7 per quelle artigianali, l’articolo 8 per le attività commerciali e così via — tutti prevedono al loro interno una durata massima del finanziamento. L’articolo 7, invece, non conteneva questa previsione, e anche se l’Ufficio ha sempre applicato comunque il limite dei 10 anni, con questo intervento siamo andati semplicemente a regolarizzare una dimenticanza presente nel testo originario.  Per quanto riguarda la delega in sé, condivido in parte le sue considerazioni: anche io ritengo che questo sia un tema su cui si dovrebbe intervenire. Ma, mi permetta, lei è stato al Governo per quattro anni, anche come Segretario agli Interni: cosa è stato fatto in quel periodo per risolvere il problema delle deleghe? È un argomento che non può essere tirato fuori a convenienza, solo quando si è all’opposizione. Se non andavano bene prima, dovevano essere sistemate quando si aveva la possibilità di farlo. Serve coerenza.  Quanto al “nome e cognome” di cui ha parlato, le dico con franchezza che io non ne ho uno da darle. Ho scritto nella relazione anche i riferimenti delle associazioni di categoria con cui abbiamo ragionato. Il lavoro è stato svolto dalla Segreteria su una questione generale: non è stato pensato per favorire un soggetto specifico. È una misura nata da una richiesta che ci è sembrata ragionevole, e riguarda semplicemente la possibilità che, anche in un immobile che beneficia del credito d’imposta, possano essere ubicate società controllate — non qualunque società, solo le controllate.  Non mi sembra ci sia nulla di trascendentale, né di illegittimo, nel consentire alle controllate di avere sede all’interno dello stesso immobile, purché non usufruiscano a loro volta del credito d’imposta.  Infine, per quanto riguarda l’importo massimo dell’investimento: 500.000 euro in certi casi possono essere pochi, specie per beni immobili di una certa entità. Ecco perché, in via sperimentale, per quest’anno abbiamo dato agli Uffici la possibilità di aumentare il tetto fino a 2 milioni di euro, così da valutarne l’efficacia e capire quanti casi concreti si presenteranno.

Alle 24.00 i lavori vengono interrotti. Riprenderanno domani alle 14

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale