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Corriere ortofrutticolo | BUDGET UE, FONDO UNICO E PAC, CASELLI AL CORRIERE: “VOGLIONO DEMOLIRE L’EUROPA”


Domani, 16 luglio, la Commissione dell’Unione Europea presenterà insieme la proposta del nuovo quadro finanziario pluriennale – il budget settennale dell’UE dal 2028 al 2034 – e la proposta di Pac 2028-2034.

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Una decisione che lascia senza parole Simona Caselli (nella foto), Capo Affari Europei di Legacoop Agroalimentare, presidente di Granlatte e già alla presidenza di Areflh. “Sono sotto shock. È una scelta inopinabile e terrificante: questa contemporaneità non c’è mai stata nel passato”, afferma Caselli al Corriere Ortofrutticolo. “Sono esterrefatta. Di fatto si smantella l’Unione Europea. C’è di fatto una rinazionalizzazione generalizzata, affidando tutto agli Stati membri. Questo è gravissimo, specialmente in questo momento storico in cui siamo sotto attacco da Putin dal punto di vista militare da una parte e da Trump a livello commerciale dall’altro. L’Europa ne esce fortemente indebolita, proprio quando sarebbe il momento di rimanere unita e forte. Se invece la indeboliamo noi dall’interno è una catastrofe”.

Questa scelta, secondo Caselli, è improvvida anche dal punto di vista tattico, in vista delle trattative con gli Stati Uniti nella questione legata ai dazi commerciali minacciati da Trump, che al momento sono previsti dall’1 agosto. “L’UE dovrebbe tenersi dei margini di manovra. Se non dovesse andare a buon fine un accordo con gli Stati Uniti, si potrebbero tassare le aziende americane”.

Il Fondo Unico e il rischio della competizione interna tra Stati membri

Entrando nel merito della questione, il nuovo quadro finanziario pluriennale (Mff 2028-2034) prevede un fondo unico, una novità assoluta, dove vengono raggruppati diversi capitoli. La parte del primo pilastro della Pac, cioè i pagamenti diretti e l’Ocm, di fatto è l’unica su cui verranno previsti fondi fissi, anche se non si sanno ancora gli importi precisi. “Sull’altra parte invece si creerà una sorta di competizione interna tra gli Stati membri dell’UE per avere assegnati i fondi da parte dell’ex Piano Sviluppo Rurale, dell’innovazione, etc. Una situazione inquietante, anche all’interno delle stesse regioni dei Paesi”, osserva ancora Caselli. “Sulle singole voci ci saranno differenze enormi tra Paese e Paese, creando svantaggi competitivi. Questo è inaccettabile all’interno di un Mercato Unico dove dovrebbe esserci parità di competizione. In questo modo indeboliamo l’Europa, invece di rafforzarla, uniti, stimolando i consumi all’interno della stessa Unione Europea”.

“La PAC si doveva rimandare”

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Per l’esponente di Legacoop la proposta di riforma della Pac “si doveva rimandare, come aveva chiesto anche il Parlamento UE. Stiamo invece assistendo ad un incaponimento, inspiegabile, di Ursula von der Leyen. Serve ristabilire il dialogo tra le istituzioni europee e la società civile e investire nel settore agroalimentare. Ci vuole più coraggio e investire ulteriori fondi per il comparto”.

Nel contesto del primo pilastro della Pac, Caselli sottolinea come venga introdotto un capping (un tetto massimo agli aiuti diretti che un’azienda agricola può ricevere, con tagli progressivi oltre una certa soglia) molto aggressivo.

Dazi, “serve la volontà di trovare un accordo”

Caselli torna anche sulla questione dei dazi previsti dagli Stati Uniti all’Europa e ad altri Paesi. “Credo sia oltraggioso che un alleato storico inserisca dei dazi. L’Europa finora è stata troppo debole, ha impostato una trattativa troppo tecnica e poco politica. Penso che si sarebbe dovuti essere più chiari spiegando che ci sono delle linee rosse che non vanno oltrepassate, cioè le leggi europee, che non sono negoziabili. Se c’è la volontà di trovare un accordo ci sono le possibilità per raggiungerlo ma se l’obiettivo degli USA è solo per fini politici e quindi di indebolire l’Europa temo che l’intesa non si troverà”.

“L’Europa deve farsi valere di più”

Per Caselli l’Europa dovrebbe aumentare il proprio livello di autostima e farsi valere di più: “Siamo 450 milioni di consumatori, gli USA si fermano a 300 milioni. Servirebbe rilanciare i consumi interni, con un mercato molto ampio: in questo modo avremmo più potere negoziale anche nei confronti degli altri Paesi. Allo stesso tempo si dovrebbero creare sinergie con le altre nazioni che vengono trattate come l’Europa (penso al Canada con il 35% di dazi, al Messico e al Giappone, che hanno il 30% dei dazi, al Brasile con il 50% di dazi). Se tutti insieme non trattassero con gli USA, non so se gli Stati Uniti riuscirebbero a reggere: mancherebbe una rilevante fetta di importazioni”.

Emanuele Zanini

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