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La lotta alla crisi climatica passa dal diritto al cibo, attraverso quattro priorità


Il diritto al cibo non è solo un diritto umano fondamentale, ma anche un elemento essenziale per lo sviluppo sostenibile e per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico, le crisi sanitarie e le disuguaglianze crescenti. E non è negoziabile.

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La 6ª Conferenza ministeriale sull’agricoltura tra Unione africana e Unione europea, che si è svolta alla Fao (Roma) lo scorso 27 giugno, ha rappresenta un’opportunità cruciale per chiedere alla Ue di rinnovare l’impegno verso la trasformazione dei sistemi alimentari, garantendo sovranità alimentare, diritto al cibo e sostenibilità a lungo termine. Questo è particolarmente urgente considerando che circa 300 milioni di persone in Africa soffrono la fame, con alti livelli di malnutrizione e stenti infantili.

In quest’occasione, Cospe insieme alla Rete Azione Terrae e tante altre associazioni ha presentato il policy brief “Civil society and producers organisations” con la richiesta di sostenere un’agricoltura giusta, resiliente e decoloniale. Nel documento ci sono quattro punti principali sui quali si concentrano le richieste della società civile: finanziare sistemi alimentari locali e sostenibili, che mettano al centro i piccoli produttori, le donne e i giovani; investire sull’agroecologia come risposta concreta alla crisi climatica, rispettando i diritti di chi coltiva la terra; difendere la sovranità alimentare: il cibo non è una merce come le altre, ma un diritto umano essenziale; garantire regole commerciali giuste, che non svendano i territori né impongano semi brevettati e pesticidi tossici. In particolare si chiede:

1 Investimenti e finanziamenti nelle filiere agroalimentari

Per garantire sistemi alimentari resilienti, è fondamentale aumentare gli investimenti pubblici nell’agricoltura. I paesi africani dovrebbero destinare almeno il 10% della loro spesa nazionale al settore agricolo, come previsto dalla Dichiarazione di Kampala, mentre i paesi europei dovrebbero includere fondi dedicati alla sicurezza alimentare nei loro bilanci di aiuto allo sviluppo. È essenziale sostenere i piccoli agricoltori e le economie locali, con particolare attenzione a donne e giovani, attraverso mercati territoriali e politiche di appalti pubblici che privilegino i produttori locali. Inoltre, è necessario affrontare il problema del debito insostenibile in molti paesi africani, liberando risorse per investimenti nello sviluppo e nella sicurezza alimentare. Anche le risposte di emergenza devono rafforzare i sistemi alimentari locali, evitando di indebolirli.

 

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2. Pratiche sostenibili e resilienza climatica

L’agroecologia è una soluzione chiave per affrontare il cambiamento climatico, poiché migliora la fertilità del suolo, la biodiversità e la resilienza delle comunità agricole. È necessario aumentare i finanziamenti per pratiche agroecologiche e garantire che i piccoli produttori abbiano accesso a risorse adeguate, con un focus particolare su donne e giovani. I diritti fondiari delle comunità agricole devono essere protetti, prevenendo l’accaparramento delle terre e garantendo il consenso libero, preventivo e informato per ogni investimento agricolo. Inoltre, le politiche climatiche non devono competere con la produzione alimentare o violare i diritti delle comunità locali.

3. Ricerca, innovazione e tecnologia

La trasformazione dei sistemi alimentari richiede un approccio inclusivo all’innovazione, che valorizzi le conoscenze locali e indigene e promuova la ricerca guidata dagli agricoltori. È fondamentale proteggere la sovranità dei semi, sostenendo i sistemi di semi gestiti dagli agricoltori e opponendosi a leggi che minacciano le pratiche tradizionali. Inoltre, lo sviluppo di biofertilizzanti e biopesticidi locali può ridurre la dipendenza dalle importazioni, migliorare la salute del suolo e sostenere l’agroecologia.

4. Accesso ai mercati e facilitazione del commercio

Il commercio internazionale e regionale deve essere progettato per rafforzare le economie alimentari locali e garantire la sovranità alimentare, piuttosto che promuovere colture da esportazione o aprire nuovi mercati per i surplus agricoli europei. È necessario proteggere i produttori africani dalla concorrenza sleale dei prodotti europei sovvenzionati e investire in infrastrutture che supportino i mercati locali e regionali. Inoltre, le politiche commerciali devono garantire prezzi equi per i produttori e accesso equo ai mercati per donne e giovani.

Conclusione

La governance alimentare globale deve essere rafforzata, sostenendo il Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare (Cfs), che rappresenta la piattaforma più inclusiva per coordinare le politiche di sicurezza alimentare e nutrizione. Le linee guida internazionali del Cfs, come quelle sulla parità di genere e la gestione responsabile delle terre, possono essere adattate ai contesti nazionali e regionali per migliorare le politiche alimentari e gli investimenti.

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