“In questo momento in Veneto abbiamo attivato strumenti per il credito pari a 344 milioni di euro, da cui si prevedono di generare investimenti per un miliardo e 700 milioni – commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato, che ha presentato il nuovo Piano del Credito per il Veneto –. È l’operazione più robusta in termini di credito mai messa in campo nella storia della Regione: la nostra parte l’abbiamo fatta, ciò che manca ora è una banca veneta in grado di dialogare con i nostri piccoli, medi e micro imprenditori con quella sensibilità che solo una banca locale può avere. Credito che serve particolarmente adesso, in una congiuntura economica che alla crisi internazionale e all’aumento dei costi energetici unisce una politica di dazi, ma di fronte alla quale – sono certo – i nostri straordinari imprenditori reagiranno come sempre con slancio e passione. La Regione è con loro, e i numeri lo dimostrano ancora una volta”.
Il piano è uno strumento organico che mira a per favorire l’accesso al credito delle imprese e accompagnarle in una fase di forte trasformazione economica, gravata da tensioni internazionali, dazi e difficoltà di approvvigionamento. Il piano è stato presentato il 14 luglio a Venezia, alla presenza delle categorie economiche, dei rappresentanti dei confidi, del sistema bancario e di quello camerale, hanno partecipato il presidente di Veneto Sviluppo Fabrizio Spagna con il direttore Mauro Trapani, l’amministratore unico di Veneto Innovazione Guido Beghetto, il segretario di CGIA Mestre Renato Mason con Daniele Nicolai dell’Ufficio studi, il direttore dell’Area politiche economiche della Regione Santo Romano.
“Ci sono alcune criticità da considerare oggi – ha dichiarato il segretario di CGIA Mestre Renato Mason che ha fornito i dati sul credito in Veneto -, dopo un triennio in cui cala il credito verso le pmi anche nel periodo in cui lo Stato è intervenuto potenziando la garanzia pubblica. Innanzitutto manca una banca veneta; ci sono le BCC che svolgono un ruolo meritorio ma con dei limiti, se pensiamo a quanto fanno Unipol e Bpr nella vicina Emilia. Poi, le imprese venete non riescono ad ottenere credito, ed anzi, sotto determinate soglie le banche rifiutano addirittura di discuterne l’erogazione. In terza battuta, l’intervento pubblico statale ed europeo è indirizzato il più delle volte verso obiettivi che poco hanno a che fare con le esigenze delle pmi venete: le imprese hanno bisogno di capitale circolante e di strumenti innovativi. Infine, la finanza innovativa, la ‘fintech’, che propone prodotti inadeguati al nostro sistema di impresa perché spesso esclude imprese individuali o con bilanci bassi o senza capitale sociale”.
Da queste premesse si è mosso il nuovo Piano del Credito, che eredita le misure attivate dalla Regione del Veneto negli ultimi 10 anni, nei quali sono stati messi in campo un miliardo e 200 milioni di euro che hanno generato oltre 6 miliardi di investimenti e sostenuto di più di 100.000 imprese. Solo sul fronte del credito, sono stati stanziati 513 milioni di euro, che hanno generato oltre 5 miliardi di investimenti.
Il nuovo Piano mette in campo 344 milioni di euro per nuove misure destinate a migliorare l’accesso al credito e a sostenere l’innovazione, la competitività e l’attrattività del sistema produttivo regionale. Tra queste il Fondo Liquidità FESR (30 milioni per prestiti agevolati), il Fondo di Garanzia – Sezione Speciale Veneto (36,2 milioni per la riassicurazione fino al 90% dell’importo garantito), Sezione Filiere Produttive e Attrazione Investimenti (ZLS – 54 milioni di cui 14 riservati alle ZLS), Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC – 35 milioni di cui 21 per il Fondo Anticrisi e 14 milioni per la Sezione Transizione), Basket Bond Veneto (10 milioni per uno strumento innovativo che consente a più imprese di emettere obbligazioni congiunte), Minibond e equity (179 milioni già attivati).
Il Piano punta anche su strumenti finanziari alternativi e più flessibili, destinati in particolare alle PMI solide, ma meno servite dal credito bancario tradizionale. In particolare, il Fondo Veneto Minibond da 48,5 milioni (20 da risorse Veneto Sviluppo e 28,5 da fondi BCC) permette alle imprese di raccogliere risorse per espansione, riorganizzazione e internazionalizzazione, condividendo il rischio con investitori istituzionali.
Vi sono poi strumenti di equity e quasi-equity, 130 milioni di euro attivati tramite partecipazioni societarie dirette e i fondi chiusi Fondo Sviluppo PMI 1 e 2 gestiti da FVS SGR S.p.A. pensati per rafforzare il capitale delle imprese, finanziare operazioni straordinarie e sostenere progetti strategici per il territorio.
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