Un nuovo modello produttivo per Acciaierie d’Italia: è quanto emerge dalla bozza del Piano di Decarbonizzazione trasmessa dal governo ai sindacati poco prima dell’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
Il documento prevede la costruzione di tre forni elettrici a Taranto e uno a Genova, con una capacità produttiva complessiva di 8 milioni di tonnellate annue di acciaio, destinati a garantire la continuità operativa di tutti i siti, la tutela dei livelli occupazionali e il soddisfacimento della domanda nazionale ed europea.
Il piano segna una svolta nella strategia industriale, puntando sulla transizione ecologica: gli impianti elettrici saranno alimentati da fino a quattro unità per il preridotto (DRI), una tecnologia che consente di ridurre le emissioni rispetto agli attuali processi a carbone.
Intanto, si avvicina una data chiave per lo stabilimento di Taranto: il 15 settembre è l’obiettivo indicativo per il dissequestro dell’Altoforno 1, sotto sigilli dopo l’incendio di maggio. L’altoforno dovrebbe tornare operativo entro marzo 2026, nell’ambito di un cronoprogramma per il ripristino della marcia a tre altiforni, a partire dalla fine del primo trimestre del prossimo anno.
Il piano, atteso da mesi, pone le basi per un rilancio industriale sostenibile, ma resta da sciogliere il nodo degli investimenti, dei tempi di realizzazione e della piena partecipazione dei lavoratori nella transizione.
L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI
Associazioni e comitati di Taranto continuano a invocare la chiusura dell’ex Ilva e a cheidere agli enti locali di esprimere contrarietà all’Autorizzazione integrata ambientale. Proseguono in V Commissione del Consiglio regionale pugliese, presieduta da Michele Mazzarano, le audizioni sullo stabilimento ex Ilva in vista della conferenza dei servizi del 17 luglio per il rilascio dell’Aia. Al centro della discussione, il piano da 6 milioni di tonnellate/anno contenuto nella bozza di accordo di programma.
Ascoltato Giuseppe Bortone, direttore del dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha ricordato il ruolo dell’Iss nel migliorare la Valutazione di impatto sanitario (Vis) proposta da Acciaierie d’Italia. “Restano aspetti – ha sostenuto – ancora incompleti, con incongruenze rispetto ai parametri di rifermento dettati sia delle linee guida dell’Iss sia dalla sentenza della Corte di Giustizia europea. Innanzitutto vanno integrate le valutazioni sullo stabilimento produttivo considerando anche le opere accessorie e connesse, tipo la centrale termoelettrica, valutando quindi l’impatto cumulativo». Contrari senza riserve al rilascio dell’Aia i rappresentanti di Giustizia per Taranto, Genitori tarantini, Peacelink e Wwf.
Genitori Tarantini chiedono «la chiusura definitiva dello stabilimento» e «8 miliardi per le bonifiche». Giustizia per Taranto boccia un’Aia che «rilancia un modello industriale obsoleto», con almeno «3mila esuberi stimati». Peacelink parla di «inganno della decarbonizzazione: si riattivano gli altoforni spenti e si efficientano le cokerie». Per il Wwf, l’impianto “resta ad alta intensità fossile, in contrasto con gli obiettivi climatici». Taranto Futura propone invece una soluzione tecnologica alternativa: convogliare le emissioni in condutture per fornire calore ed energia, riducendo l’inquinamento dell’80%, «come già studiato dai Politecnici di Milano e Torino».
L’INCONTRO AL MIMIT CON I SINDACATI
È iniziato verso le 18,15 l’incontro al ministero delle Imprese e del made in Italy con i sindacati sull’ex Ilva di Taranto.
L’incontro, secondo quanto si apprendere da partecipanti, è presieduto dal ministro Urso che ha illustrato il piano di decarbonizzazione del gruppo in amministrazione straordinaria. Questo piano è la base per la possibile sottoscrizione, al tavolo convocato per domani con il governo e gli enti locali, dell’accordo interistituzionale necessario alla nuova autorizzazione integrata ambientale e sanitaria Aia.
LA BOZZA DEL PIANO
La bozza di piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva di Taranto illustra due possibili scenari. In entrambi i casi, entro la fine del 2029 viene avviato il primo forno elettrico. L’opzione A prevede la realizzazione a Taranto di tre forni elettrici e quattro impianti di preriduzione, destinati a fornire la materia prima (Dri, direct reduced iron) necessaria alla produzione.
L’opzione B prevede solo i tre forni elettrici, senza gli impianti di preriduzione, che sarebbero costruiti altrove. In questo caso, la completa decarbonizzazione sarebbe in 7 anni e i nuovi impianti sarebbero realizzarti entro il 2032.
Nel primo scenario, invece, la transizione totale avverrebbe in 8 anni con realizzazione dei nuovi impianti entro il 2033. L’avvio dei primi due impianti del polo Dri sarebbe previsto sempre entro la fine 2029. In entrambi gli scenari sarebbe anche realizzata una nuova centrale elettrica a maggior rendimento per fornire energia non acquistata da rete esterna.
IL SIT IN DEI CITTADINI A TARANTO
Sit-in questa sera in piazza Castello, sotto Palazzo di Città, di cittadini e associazioni per chiedere al sindaco Piero Bitetti di non firmare l’accordo di programma sull’ex Ilva previsto domani a Roma con il ministro Urso. «Siamo in piazza Castello, sotto Palazzo di città, ora. Chiediamo con forza al sindaco Piero Bitetti di non firmare alcun accordo! Difenda i suoi cittadini, rispetti gli impegni presi in campagna elettorale», affermano gli attivisti di Giustizia per Taranto.
Nel mirino del movimento anche la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia), che consentirebbe alla fabbrica di produrre per 12 anni, prevedendo – secondo il movimento – «la riaccensione di tre altiforni a carbone per raggiungere sei milioni di tonnellate annue», obiettivo «in contrasto con le evidenze sanitarie e scientifiche, che indicano un rischio sanitario non accettabile».
Il sindaco, in quanto «massima autorità sanitaria», viene invitato a opporsi all’Aia, ritenuta «in contrasto con il programma elettorale che prevedeva la chiusura dell’area a caldo». Il movimento critica anche i contenuti dell’accordo di programma: «Prevede forni elettrici, impianti Dri, una nave rigassificatrice e un desalinizzatore. Ma non è decarbonizzazione: il gas è una fonte fossile. Inoltre, non ci sono penali in caso di inadempienza, e i costi ricadrebbero sui futuri acquirenti».
Forte la denuncia sul fronte occupazionale: «I forni elettrici richiederanno migliaia di posti in meno». «Nulla su di noi senza di noi!», conclude Giustizia per Taranto, chiedendo il ritiro dell’accordo e la valutazione del Pic prima di ogni decisione.
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