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al Senato il caso Cavtat e le interviste


Un Paese che si affaccia su 8.000 chilometri di coste non può più permettersi di ignorare il mare. Eppure, troppo a lungo, l’Italia ha trascurato questa risorsa come asse strategico per lo sviluppo sostenibile. Il convegno, promosso dal senatore Andrea De Priamo, tenutosi presso la Biblioteca del Senato, ha avuto il merito di rimettere il mare al centro del dibattito pubblico, richiamando la necessità di una visione integrata che unisca tutela ambientale, memoria storica e valorizzazione economica e culturale.

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Tra i protagonisti del convegno anche Riccardo Rigillo, capo di Gabinetto del Ministero per le Politiche del Mare, l’ammiraglio Massimo Seno del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, il presidente di ONTM Roberto Minerdo, la direttrice generale di ISPRA Maria Siclari, il Global Operation President di Ambipar Roberto Carvalho de Azevêdo e il direttore generale di SIGE Stefano Mordeglia.

Il titolo scelto – “Tutela del mare e sviluppo sostenibile: dalla memoria storica alla strategia nazionale. Il caso Cavtat di Otranto” – parla chiaro: è tempo di superare la logica episodica e costruire una strategia sistemica per la protezione e la rigenerazione del mare. Una sfida che riguarda l’ambiente, certo, ma anche l’identità, la sicurezza e il futuro economico del Paese.

A fare da filo conduttore, la vicenda della nave Cavtat, affondata nel 1974 al largo di Otranto con a bordo 906 bidoni di piombo tetraetile, sostanza altamente tossica. Un caso che segnò uno spartiacque nella storia ambientale italiana e che oggi, come ha ricordato il sindaco di Otranto Francesco Bruni, ha lasciato un’eredità concreta: «Quell’esperienza ha cambiato la mentalità della nostra comunità. Da lì è nato un impegno costante per la biodiversità, che oggi guarda alla realizzazione dell’area marina protetta».

Fu grazie all’allora pretore di Otranto Alberto Maritati, oggi senatore emerito, che si riuscì a evitare un disastro ambientale, con un’azione coraggiosa e tempestiva che coinvolse le autorità italiane e internazionali. Un intervento che ha lasciato un segno profondo nella memoria della comunità e ha aperto la strada a una nuova attenzione per la tutela del mare. Grazie anche alla tecnologia.

Nel suo intervento, il presidente dell’ONTM Roberto Minerdo ha tracciato l’obiettivo dell’iniziativa: «Unire rigenerazione ambientale e innovazione tecnologica in una visione unitaria e condivisa». È in quest’ottica che si sono articolati i tre panel del convegno, ognuno con un focus specifico ma interconnesso.

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Il primo, dedicato agli indirizzi strategici, ha visto gli interventi del senatore Andrea De Priamo, promotore dell’incontro, dell’onorevole Salvatore Deidda, presidente della Commissione Trasporti della Camera, del Comando Generale delle Capitanerie di Porto, e di altri attori istituzionali, accademici e locali. Si è discusso della necessità di una governance più coordinata tra centro e territori, capace di integrare prevenzione ambientale e sviluppo.

Il secondo panel ha messo a fuoco il rapporto tra Costituzione e mare, alla luce della riforma degli articoli 9 e 41. «Il mare – ha osservato il direttore generale dell’ONTM Federico Ottavio Pescetto – non è solo una risorsa naturale, ma un bene comune che va difeso con strumenti giuridici coerenti con i nuovi principi costituzionali».

Il terzo ha affrontato le sfide operative: cambiamento climatico, infrastrutture, tecnologie marine, normative e governance multilivello. Temi centrali per chi – come ISPRA, SIGE, Ambipar, Confitarma, RemTech Expo, CoNISMa – lavora quotidianamente sulla frontiera della sostenibilità marittima.

A emergere è stata l’urgenza di una regia più stabile e partecipata, che superi la frammentazione delle competenze tra dicasteri e livelli istituzionali. Una sfida rilanciata anche dal ministro Nello Musumeci, che – pur non presente fisicamente – ha fatto sapere di voler «incontrare presto il mondo delle imprese per individuare insieme due o tre priorità operative su cui lavorare subito». E ha ricordato che «oggi 11 ministeri si occupano di mare: troppi, per una governance efficace».

Non si è trattato, insomma, solo di un convegno tecnico, ma di un momento politico e culturale, che ha chiamato a raccolta istituzioni, accademia, imprese e cittadini. Perché il mare, come ha ribadito ONTM, è un elemento costitutivo dell’identità nazionale ed europea, un patrimonio naturale da proteggere e un orizzonte concreto su cui costruire nuove forme di cooperazione euromediterranea.

Riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica







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