PORTO VIRO (Rovigo) – “Dobbiamo avere il coraggio di costruire un disegno strategico comune che unisca in modo organico manifattura e costruzioni, perché condividono le stesse sfide e, sempre più, anche le stesse soluzioni. I temi del welfare, della formazione e della cittadinanza attiva non possono essere affrontati per compartimenti stagni, ma devono diventare i pilastri di una visione integrata, capace di tenere insieme il lavoro con la qualità della vita, l’innovazione con l’inclusione, la crescita economica con la coesione sociale.
Solo così potremo garantire la tenuta e lo sviluppo di un comparto cruciale non solo per l’economia delle nostre imprese, ma per la costruzione stessa del futuro delle nostrecittà e del nostro Paese. È una responsabilità che, come imprenditori, vogliamo assumerci fino in fondo, insieme alle istituzioni, al mondo della formazione e ai lavoratori, perché è nel gioco di squadra che si costruiscono davvero le grandi trasformazioni”.
Così Paola Carron, Presidente di Confindustria Veneto Est, ha rappresentato l’esigenza del settore edile alla partecipata Assemblea annuale di Ance Rovigo Treviso (Sezione Autonoma della stessa Confindustria Veneto Est), che si è tenuta nei giorni scorsi, il 9 luglio a Porto Viro.
Il Presidente di Ance Rovigo Treviso, Ottaviano De Biasi, ha fatto il punto del settore: “Tutte le imprese stanno vivendo una situazione di incertezza per effetto delle tensioni geopolitiche, con ripercussioni, al momento ancora contenute, sulla crescita e le esportazioni. Il mercato delle costruzioni, che ha tempi più lenti, continua ad essere trainato in Italia dalle opere pubbliche, per effetto del PNRR che però nel 2026 si esaurirà. In negativo invece gli interventi di riqualificazione, in particolare per alcuni segmenti (distribuzione, finiture, efficientamento energetico), pur se con un impatto che si mantiene intorno ad un -10% dopo gli eccezionali picchi toccati con i superbonus. Segnali modesti arrivano dal mercato delle nuove costruzioni residenziali, mentre una certa vitalità emerge dal mercato dell’edilizia non residenziale con alcuni settori in forte spinta, come quelli della logistica. Complessivamente, i livelli restano ancora ben più alti rispetto a quelli del 2019. Anche il mercato immobiliare mostra segni positivi. La questione della domanda abitativa e dell’housing sociale, le politiche energetiche, la gestione del territorio, la mancanza di lavoratori insieme all’esaurirsi della spinta del PNRR confermano la necessità di uno scenario strategico di medio periodo basato su una forte spinta innovativa”.
Alexa Saggia, Vice Presidente Vicario conclude con la riflessione che “il 2025 sarà un anno di transizione per il mercato delle costruzioni, con una progressiva uscita dalla fase di “boom” e l’ingresso in un ciclo più moderato. La vera emergenza, come che si legge nell’ultimo rapporto Cresme, non è solo il rallentamento degli investimenti, ma anche la difficoltà del sistema edilizio nel rispondere alla domanda reale di abitazioni e questo lo rileviamo anche nel nostro territorio. Tra il 2018 e il 2023, la popolazione italiana è diminuita di 930.000 unità, ma le famiglie sono aumentate di oltre 714.000, con una notevole crescita dei nuclei familiari più piccoli. Questo nuovo fabbisogno è stato in gran parte disatteso e, anche con le stime più ottimistiche del Cresme, mancano almeno 247mila case. L’Italia è oggi uno dei Paesi europei con il peggior rapporto tra nuove costruzioni e crescita delle famiglie. A ciò si aggiunge l’inadeguatezza delle tipologie edilizie rispetto alla domanda reale, con nuclei familiari più piccoli, giovani e anziani, che richiedono soluzioni più flessibili, sostenibili e accessibili”.
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