Maurizio Ionico
Cosa fare con 1,1 miliardi di euro dell’assestamento di bilancio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia? In quali ambiti prioritari utilizzare le risorse derivanti dall’avanzo di amministrazione e da nuove entrate?
In sintesi si può sostenere che vi è l’urgenza di «anticipare» gli impatti e «adattarsi» ai fenomeni strutturali che attraversano e trasformano le nostre comunità ed economie. E, naturalmente, di «nutrire» di serenità e fiducia le persone.
Alla nostra scala non si può far nulla per incidere sugli scenari geopolitici e geoeconomici, che influiscono per almeno il 15% sui volumi dell’export regionale e sul costo delle materie prime come acciaio, alluminio e ghisa ampiamente utilizzate dal nostro sistema produttivo, né, tantomeno, sui processi di riorganizzazione alla scala globale delle catene del valore che scaricano effetti su settori come l’automotive e componenti del Made in Italy.
Proprio perché territori e patrimonio produttivo sono coinvolti dai processi di trasformazione è, tuttavia, opportuno comprendere in quali termini governare il rapporto tra «luogo e mondo» e la «velocità» delle trasformazioni poiché questo atteggiamento favorisce nella nostra dimensione la costruzione di misure dotate di efficacia. Dall’altra parte, la regressione demografica, la fuga dei giovani, il cambiamento climatico e, ovviamente, il bisogno di manifattura e innovazione impongono la promozione di azioni «ecosistemiche» da perseguire nel breve e medio periodo.
Vi sono alcuni ambiti sui cui è strategico esercitare compiutamente l’autonomia speciale ed investire.
In primo luogo appare indispensabile sostenere tre soggetti in assenza dei quali non è possibile riavviare un ciclo di riproduzione delle risorse umane, creative e comunitarie: le donne, i giovani e i migranti. È possibile farlo favorendo ulteriormente l’ingresso della componente femminile nel mercato del lavoro con contratti a tempo indeterminato e buoni stipendi (la retribuzione lorda è inferiore di 4.471 €/anno rispetto agli uomini), consolidando le forme di welfare territoriale, i servizi dell’educazione e istruzione (dagli asili alle scuole a tempo pieno); promuovendo un programma straordinario di compensazione dei flussi e per «far rientrare» le migliaia di giovani e talenti che sono espatriati nel quinquennio e una quota delle 5.038 persone trasferite all’estero nel corso del 2024; infine, accogliendo 100.000 nuovi abitanti attraverso la gestione degli ingressi e programmi di inclusione, formazione e residenzialità che possano sostenere le stesse richieste del mercato del lavoro e concorrere all’equilibrio fiscale e previdenziale.
Il cambiamento climatico rappresenta un fenomeno strutturale destinato a incidere in profondità sulla biodiversità e riproducibilità della risorsa idrica, sui settori della produzione e lo sviluppo locale. È probabile si assista ad una progressiva riduzione delle precipitazioni estive in pianura (fino al 25% al 2100). Le 16.259 imprese agricole saranno chiamate a ripensare sé stesse introducendo nuove produzioni e specie esogene, resistenti e con bassi fabbisogni idrici, ad aumentare la resistenza delle famiglie botaniche e a re-immaginare le produzioni orticole, vitivinicole e la frutticoltura. Mentre dovrà necessariamente riarticolarsi il settore turistico nella prospettiva dell’aumento delle temperature che sollecita a rivedere l’organizzazione, i prodotti e le modalità di comunicazione da parte degli attori della filiera: un percorso virtuoso avviato da destinazioni come Sauris e Tarvisio.
L’economia regionale vive una fase di transizione nel contesto delle incognite geopolitiche e della faticosa evoluzione della struttura produttiva che, tra le numerose sfide, dovrà fare i conti con la progressiva contrazione della quota di popolazione in età lavorativa (2040, classi d’età 15 – 64 anni, – 55%): peraltro in questo momento si assiste ad un’intensa concorrenza settoriale per l’accaparramento di competenze e figure professionali. Una lucida visione imporrebbe il rafforzamento delle reti e filiere produttive poiché un tessuto vitale, ma frammentato di imprese (93% delle 86.848 aziende con meno di 20 addetti) non è nelle condizioni di sostenere la competizione e generare processi di innovazione, ora guidati da un gruppo limitato (1%) di grandi e medie imprese. In questo senso serve il sostegno a strumenti di “politiche settoriali” che permettano di raggiungere questo intento e a strumenti di “politiche orizzontali” finalizzate a favorire la transizione energetica e l’abbattimento dei costi dell’energia. Dall’altro canto, non è più sufficiente riferirsi all’esistenza di un patrimonio scientifico di alto livello quando ancora 2 aziende su 5 non dispongono di sufficiente connessione con adeguata velocità di download (min 100 Mb/s) e sia assiste all’assenza di una Big (Data) Community e alla «mancanza di un vero “sistema” dell’innovazione (…) che rende il circuito regionale della domanda e dell’offerta d’innovazione tendenzialmente elitario e prevedibile» (Report: “Strategia regionale per la specializzazione intelligente del Friuli Venezia Giulia”, Trieste, 2022).
Proprio la combinazione tra una lucida visione e la disponibilità, tanto consistente quanto temporanea, di risorse finanziarie rende più semplice riconvertire le circostanze sfavorevoli o inique e le tendenze che consideriamo come «avversità» in occasioni straordinarie per cambiare paradigmi ed immaginare soluzioni lungimiranti e pragmatiche utili per tutti, per la natura, le persone e le imprese.
Maurizio Ionico
ricercatore
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link