Nelle ultime settimane si è molto discusso dell’attrattività della nostra regione in quanto fattore chiave per le sue possibilità di sviluppo. L’attrattività fa riferimento a due ambiti: quello delle persone, per l’interesse a rimanere o trasferirsi nella regione e quello delle imprese, per l’interesse ad investire nel territorio. Ovviamente persone e imprese non sono entità omogenee e i fattori di attrattività sono diversi in funzione della categoria cui ci si riferisce: giovani o pensionati, persone con elevati livelli di istruzione o lavoratori generici, ecc.
Altrettanto eterogeneo è il panorama delle imprese per dimensione e per settore di attività. Ha quindi poco senso parlare di attrattività di un territorio in generale; occorre specificare a quale categoria di persone o di imprese ci si riferisce e con quali obiettivi. Attrarre residenti è diverso che attrarre turisti così come attrarre imprese in settori tradizionali è diverso dall’attrarre start-up innovative. A volte si possono individuare sinergie come nel caso di alcuni segmenti dell’agroalimentare e del turismo.
Ma in generale sono più frequenti quelli che gli economisti chiamano trade-off: perseguire un obiettivo va a scapito di un altro, imponendo quindi delle scelte. Anche sfruttando al meglio le sinergie fra i diversi obiettivi, vi è un trade-off derivante dal fatto che le risorse per perseguirli sono limitate e l’efficacia delle politiche dipende dalla capacità di individuare priorità su cui concentrarle. Utilizzando questa logica provo ad indicare quella che a mio giudizio dovrebbe essere la priorità delle politiche di attrazione: i giovani ed in particolare i giovani con elevati livelli di istruzione.
Questa priorità nasce da due considerazioni: la prima abbastanza ovvia è che trattenere e attrarre giovani con elevati livelli di formazione è fondamentale per le prospettive di crescita sociale ed economica di un territorio. La seconda è che negli ultimi anni le Marche hanno evidenziato un fenomeno di brain drain cioè di saldo negativo fra i laureati che decidono di emigrare e quelli che decidono di venire nella regione. Nel periodo 2019-2024 tutte le regioni italiane, anche le più sviluppate del nord mostrano un saldo negativo nei movimenti di giovani laureati verso l’estero. La perdita complessiva di giovani laureati italiani verso l’estero nella classe di età 25-34 anni è di circa 42mila unità nel Nord, 13mila nel Centro e 25mila nel Mezzogiorno. Tuttavia, in molte regioni del nord, con Lombardia ed Emilia-Romagna in testa, il saldo negativo con l’estero è compensato dai trasferimenti di residenza dalle altre regioni, determinando un segno positivo del saldo migratorio complessivo. Vi sono però diverse regioni del centro-nord con un saldo complessivo negativo, e fra queste Veneto e Marche. Con una differenza: il Veneto, come le altre regioni del nord, ha un saldo negativo verso l’estero ma un saldo positivo verso l’interno; le Marche hanno saldi negativi in entrambi i casi. In termini assoluti si tratta di poche migliaia di persone ma va considerato che si tratta di un segmento della popolazione particolarmente rilevante per le prospettive di sviluppo. Il saldo negativo segnala un problema di scarsa capacità del territorio di offrire a questo segmento adeguate opportunità di impiego.
Per ribaltare questa tendenza occorre agire con decisione su due fronti. Il primo è quello del sistema della formazione, sostenendo gli sforzi del sistema dell’istruzione professionale e delle università nel trattenere gli studenti regionali e nell’attrarre studenti dall’esterno. Per entrambi conta la qualità dell’offerta formativa ma anche l’offerta di servizi accessori, primo fra tutti le possibilità di alloggio. Il secondo fronte è quello delle opportunità di impiego.
Occorre aumentare le opportunità di lavoro che interessano i giovani per contenuti, retribuzione e prospettive di carriera. Conta anche la presenza di un ecosistema imprenditoriale capace di incentivare e sostenere le start-up nei settori innovativi. In tutti questi ambiti le Marche hanno considerevoli potenzialità ed hanno migliorato in modo sensibile la situazione negli ultimi anni. Occorre proseguire con maggiore decisione, con l’obiettivo di riportare al più presto in positivo il saldo migratorio dei giovani laureati.
* docente di Economia applicata a Univpm
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