Secondo l’ultima indagine di Ey il 96% degli imprenditori investirà infatti nel prossimo biennio in innovazione e sostenibilità per rimanere sul mercato
Dall’affinamento dei metodi di ricerca di nuovi mercati grazie all’investimento in tecnologie che utilizzano le intelligenze artificiali alla semplificazione della gestione documentale attraverso l’adozione di sistemi gestionali più responsivi e flessibili fino al miglioramento del rapporto con la clientela finale, complice l’inserimento in azienda di forze vendite più giovani e skillate. E poi l’incremento della produttività nei reparti di lavorazione puntando su macchinari connessi e la velocizzazione delle fasi di ricerca e sviluppo, di scrittura dei codici e di prototipazione utilizzando il meglio dell’Industria 4.0 oggi sul mercato.
Lungi dal chiudersi a guscio in un atteggiamento attendista, il manifatturiero italiano risponde al complesso contesto economico e geopolitico gettando – letteralmente – il cuore oltre l’ostacolo: nonostante costi energetici ancora poco in linea rispetto ai diretti competitor, alle sempre più concrete ripercussioni generate dalla nuova politica protezionistica nordamericana e all’aggressività commerciale cinese (in primis nel settore automotive), il 96% degli imprenditori investirà infatti nel prossimo biennio in innovazione e sostenibilità. È questo, in sintesi, il principale risultato – e in un certo senso anche il più inatteso – dell’indagine EY Private condotta per la nuova edizione del Premio L’Imprenditore dell’Anno giunto alla 28esima edizione.
Più nel dettaglio, anche se quasi la metà delle imprese valuta negativamente la situazione economica globale e la situazione economica del nostro Paese, quasi il 68% degli imprenditori si dichiara comunque positivo rispetto alla capacità delle imprese italiane di creare innovazione. Tra gli investimenti previsti, in particolare, quelli in ricerca e sviluppo e nel rinnovo dei macchinari e delle tecnologie di produzione, ma anche in sostenibilità ambientale, economica e sociale, il che chiama in causa ovviamente un approccio innovativo all’attrazione dei talenti con incentivi e premialità. «Lo scenario geopolitico attuale richiede alle aziende interventi ad ampio spettro — spiega Massimo Meloni, EY Italy Private Leader — . Per questo, il 56% delle imprese ha già implementato progetti legati all’intelligenza artificiale, e oltre la metà di queste ne valuta positivamente l’impatto».
Chiaro, tuttavia, che l’accorciarsi della visibilità sul ciclo economico richieda approcci organizzativi più agili. Uno scenario, questo, che secondo EY sta portando le aziende italiane a fare anche alcuni cambiamenti relativi alle strategie di approvvigionamento energetico e delle materie prime oltre che a sondare mercati di sbocco alternativi come, ad esempio, quelli indiani e sudamericani.
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