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Tunisia: l’iper-presidenzialismo di Saïed | ISPI


A nove mesi dalla rielezione alla presidenza della Repubblica il potere è sempre più concentrato nelle mani di Kaïes Saïed. Il presidente detta l’agenda politica sia interna che esterna, eliminando qualsiasi spazio di dibattito e opposizione.

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L’iper-presidenzialismo che contrassegna il modus operandi della presidenza Saïed sin dal luglio 2021 – da quando venne sospeso il parlamento e il presidente, eletto due anni prima, cominciò a governare per decreto – è sempre più marcato. I deputati delle due camere del Parlamento istituite dalla nuova Costituzione del 2022 lavorano essenzialmente su disposizioni volute e pianificate unicamente dal capo dello Stato, nella quasi assenza di dibattito interno. Ciò si è visto sia in occasione del via libera alla legge di bilancio, a dicembre 2024, che in fase di approvazione, nei primi mesi del 2025, di due progetti di legge considerati chiave dal presidente: la legge che ha abolito l’utilizzo degli assegni e quella sulla riforma del Codice del lavoro[1].

La prima, derivante da una richiesta fatta direttamente dagli elettori a Saïed durante la campagna elettorale della scorsa estate (che riguardava però un solo aspetto della questione, ovvero l’eliminazione delle pene detentive per gli assegni scoperti) ed entrata in vigore in questi ultimi mesi, è stata particolarmente impattante per la vita quotidiana dei tunisini che utilizzavano, anche per beni e servizi, il pagamento tramite assegni (spesso a credito), e che sono quindi passati all’utilizzo massiccio di contanti. In mancanza di una misura che agevoli specularmente le transazioni elettroniche e con carta, si è già riscontrato un aumento del mercato nero, nonché di prelievi bancari e di circolazione di banconote, come è risultato evidente in occasione della festa dell’Eid del 7 giugno[2].

La riforma del Codice del lavoro, entrata in vigore a maggio, ha posto un termine all’impiego di manodopera in subappalto e ha eliminato la possibilità per il datore di assumere attraverso contratti a tempo determinato. L’obiettivo manifesto è quello di eliminare il precariato e impedire nuove forme di “schiavitù moderna”[3]. Il presidente ha dichiarato di voler estendere la normativa anche al settore pubblico, attraverso un decreto di prossima emanazione che preveda l’assunzione, all’interno delle diverse strutture statali, di quel personale precedentemente impiegato da aziende subappaltatrici: “quando un dipendente pubblico sente stabilità, è liberato dalle ingiustizie e ha prospettive aperte davanti a sé, si identifica con l’istituzione in cui lavora, il che aumenta il suo impegno e la sua produttività”[4]. Tale riforma si inserisce in quella che Saïed ha definito una “rivoluzione legislativa sociale”, ovvero una “nuova legislazione per soddisfare le richieste del popolo” che è ritenuta essa stessa un “prerequisito necessario per la creazione di ricchezza”[5]. Nel corso del Consiglio dei ministri di fine maggio, il presidente è tornato sulla questione del lavoro, giudicando nuovamente il ricorso ai contratti a tempo determinato anche nel settore pubblico una forma di “schiavitù mascherata” e ribadendo la “ferma posizione di principio volta a rompere con le ‘soluzioni a metà’, sottolineando che la battaglia condotta dal paese è una battaglia di liberazione nazionale su tutti i fronti”[6]. Come si vede, i temi cari alla narrativa di Saïed tornano sempre: il popolo è presentato come impegnato in un continuo processo rivoluzionario rispetto al sistema in vigore nel decennio precedente – che pur era di per sé conseguenza di una rivoluzione per la democrazia, quella del 2011, ma da Saïed ritenuta “tradita”[7] – dai contorni fortemente nazionalisti.

La nuova disposizione in tema di assunzioni è stata tuttavia criticata dalla centrale sindacale, l’Union générale des travailleurs tunisiens (Ugtt), che l’ha definita “populista, precipitosa e disconnessa dalla realtà sul campo”[8], lamentando inoltre l’assenza di una qualsivoglia concertazione preventiva con i rappresentanti dei lavoratori. I primi risultati negativi della nuova normativa si sono riscontrati nel settore di punta del paese, il turismo: nelle strutture alberghiere e balneari, che si appoggiano ampiamente su lavoratori stagionali, già a fine maggio sono stati messi in atto centinaia di licenziamenti preventivi di tutte quelle persone che non potranno essere assunte a tempo indeterminato, come ha dichiarato il segretario generale aggiunto della Federazione generale del turismo, dell’artigianato e del commercio, Mohamed Baraketi[9].

Per quanto riguarda l’economia è comunque proprio il turismo l’ambito più promettente in questa fase di generale crisi economica. È qui infatti che si registra una crescita costante: i dati di inizio giugno segnalano già 3,4 milioni di turisti da inizio anno, con un aumento del 10,2% rispetto allo stesso periodo del 2024 (e un incremento del 20% di presenze di turisti italiani) che fanno ben sperare sull’affluenza estiva e il raggiungimento della cifra di 11 milioni, obiettivo che si è prefissato l’Ufficio nazionale del turismo per il 2025 con l’idea di sorpassare i 10 milioni dell’anno scorso[10]. Più in generale, si segnala una leggera ripresa della situazione economica: i dati sul Prodotto interno lordo (Pil) del primo trimestre mostrano che l’economia sta beneficiando di una crescita sostenuta del settore agricolo (7% su base annua), grazie al secondo anno di seguito caratterizzato da precipitazioni più abbondanti. Ciò contribuirà verosimilmente a sostenere la ripresa dei consumi privati e “a compensare i venti contrari al settore esterno derivanti dall’indebolimento della crescita globale e dall’impatto negativo dei nuovi dazi statunitensi”[11]. Anche l’inflazione continua a diminuire, favorita dai tagli o dalla stabilità dei prezzi, attestandosi in aprile al 5,6%[12].

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A livello macroeconomico permane però la grave crisi iniziata nel 2022 per effetto combinato della pandemia e dell’inizio della guerra in Ucraina (due cause scatenanti che si innestavano tuttavia su una situazione economica già fortemente precaria e mai stabilizzatasi ai livelli pre-Primavera del 2011), con un debito pubblico stimato attorno all’80-90%[13], che va di pari passo con il blocco delle trattative con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per lo stanziamento di quei 1,9 miliardi di dollari previsti dall’accordo del 2023[14]. Sebbene per finanziare il debito la presidenza continui a incentivare il ricorso alla Banca centrale tunisina (Bct), senza l’ancoraggio a un programma del Fmi le preoccupazioni per la stabilità macroeconomica e i rischi più ampi di default del debito minano la fiducia degli investitori nazionali ed esteri.

Il capo dello Stato continua quindi a perseguire una politica spiccatamente nazionalista, basata su iniziative essenzialmente di stampo populista volte al miglioramento delle condizioni economiche delle classi più emarginate e miranti al mantenimento di un ampio welfare sociale, che risultano tuttavia poco sostenibili per le finanze statali. Questo tipo di linea è difesa tenacemente da Saïed che non accetta a riguardo né critiche né divisioni, sostenendo altresì la necessità di un’indissolubile unione nazionale come base per raggiungere tali obiettivi “rivoluzionari”. L’opposizione politica è pressoché assente: i leader dei due principali partiti critici nei confronti dell’operato del presidente – Ennahda e il Partito desturiano libero (Pdl) – sono ancora agli arresti. Rachid Ghannouci, leader ottantatreenne dell’islamista Ennahda in carcere dall’aprile del 2023, ha condanne per più di vent’anni di reclusione, mentre Abir Moussi, avvocatessa a guida del Partito desturiano che si rifà alla tradizione del “padre della patria” Habib Bourguiba, in carcere dall’ottobre 2023 per aver criticato l’Isie (Istanza superiore indipendente per le elezioni) è stata recentemente condannata a due anni di detenzione in base all’ormai famoso decreto-legge presidenziale 2022-54 che punisce penalmente la produzione di fake news[15]. A gennaio, secondo la Lega dei diritti umani tunisina, circa 400 persone (giornalisti, blogger, avvocati, semplici cittadini) erano ancora in carcere in Tunisia in virtù di questo decreto. Si segnala a fine maggio la proposta del Pdl di federare tutte le forze di opposizione in un unico fronte: un’iniziativa singolare visto che il partito si è sinora sempre mosso in maniera individuale nonché quanto mai irta di ostacoli essendo per l’appunto tanti esponenti politici in prigione o all’estero[16]. A questo proposito, si è tenuto il 19 aprile, dopo vari rinvii, il maxi-processo per “complotto contro lo stato” contro 37 personalità – non solo tunisine e alcune molto note – del mondo della politica, del giornalismo e degli affari, che si è concluso con condanne elevate da 13 a 66 anni[17]. Critiche per come è stato condotto il processo sono giunte da varie organizzazioni internazionali per i diritti umani, nonché dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, che in un comunicato del 24 aprile ha sottolineato la mancanza di trasparenza e del rispetto del diritto degli imputati ad avere un processo equo, reiterando “il suo appello alle autorità tunisine affinché pongano fine alla tendenza generale alla persecuzione politica, agli arresti, alle detenzioni arbitrarie e all’incarcerazione di decine di difensori dei diritti umani, avvocati, giornalisti, attivisti e leader politici, e rispettino tutti i loro diritti umani, compreso il diritto alla libertà di opinione e di espressione”[18].

Relazioni esterne

La Tunisia di Saïed resta contrassegnata dalla sua forte impronta sovranista che impone l’agenda anche in politica estera, facendole prediligere rapporti con la vicina Algeria, piuttosto che con il Marocco, e un acceso sostegno alla questione palestinese. In occasione della festa dell’Eid, Saïed ha fatto gli auguri solo a due omologhi: il presidente algerino Abdelmajdid Tebboune e quello iraniano Masoud Pezeshkhian. In questa occasione, Tebboune – per evitare all’Algeria qualsiasi accusa di finanziamento al terrorismo – pare abbia chiesto a Saïed di ospitare alcuni membri del Fronte Polisario[19]: la richiesta al momento non ha avuto seguito, ma se fosse messa in atto potrebbe determinare una nuova crisi con il Marocco come successo nell’agosto del 2022 quando il leader del movimento indipendentista sahrawi, Brahim Ghali, era stato accolto dal presidente tunisino con tutti gli onori di stato. Le buone relazioni con l’Iran – avviate un anno fa a partire dalla storica partecipazione del presidente tunisino al funerale dell’ex-presidente iraniano Ebrahim Raisi e proseguite con incontri di delegazioni parlamentari – sono risultate evidenti nel corso della guerra tra Israele e Iran del 13-24 giugno 2025, quando la Tunisia è stata tra i primi paesi a condannare l’aggressione israeliana (pur non partecipando successivamente all’iniziativa congiunta della Lega araba guidata dall’Egitto) e poi quella statunitense[20]. Tuttavia, il sostegno popolare più che contro l’iniziativa militare israeliana e statunitense verso l’Iran è particolarmente forte nei confronti della questione palestinese e della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza. Proprio dalla Tunisia è partita la carovana “al-Sumud” su iniziativa di varie organizzazioni non governative guidate per il paese, dal sindacato Ugtt. Se è vero che il presidente ha guardato di buon grado il movimento di disobbedienza civile che aveva lo scopo di forzare simbolicamente la chiusura della Striscia passando con convogli carichi di aiuti dalla Libia e dall’Egitto, non ha però insistito in alcun modo con le autorità libiche per permetterne il passaggio. La carovana è stata infatti bloccata già a Sirte ed è dovuta tornare indietro. In definitiva, è risultata un’impresa ancora più simbolica di quello che doveva essere, ridotta a un’iniziativa itinerante di sensibilizzazione, circoscritta alla Tunisia e conclusasi a Béja[21].

Nei confronti dell’Europa sembra esserci una maggiore apertura dovuta per lo più alla necessità di finanziamenti e investimenti di cui il paese ha bisogno. Il vice-presidente della Banca europea d’investimento (Bei), Ioannis Tsakiris, si è recato nel paese tra il 29 e il 30 aprile e ha incontrato diversi membri del governo. Sono stati firmati nuovi accordi di finanziamento e sovvenzione nel settore dell’acqua e dello stoccaggio di energia[22]. All’incontro con il capo del governo, Sarra Zaâfrani Zenzeri, presso il palazzo governativo della Kasbah hanno partecipato anche il capo della sezione cooperazione della delegazione dell’UE in Tunisia, Tom Ashwanden, il direttore dell’ufficio della Bei in Tunisia, Jean-Luc Revéreault, e il capo della divisione settore pubblico della Bei, Kristina Knapińska. In questa occasione, Zenzeri ha elogiato le eccellenti relazioni di cooperazione tra la Tunisia e la Bei: “La Bei è un partner importante per la Tunisia. La Banca ha contribuito alla realizzazione di 138 progetti in diversi settori, come le infrastrutture, i trasporti, la mobilità urbana, l’energia e l’istruzione”, ha dichiarato, sottolineando il desiderio della Tunisia di sviluppare ulteriormente questa “proficua cooperazione”[23]. Il 22 maggio si è poi tenuto un altro incontro tra la Bei e le imprese tunisine, unitamente alla BH Bank per aprire una nuova linea di credito di 170 milioni di euro a queste destinata[24]. A livello di relazioni politiche UE-Tunisia si segnala, sempre a fine aprile, la visita degli eurodeputati Giorgio Gori e Ruggero Razza –  rispettivamente, relatore per la Tunisia della commissione Affari Esteri e presidente della delegazione per i rapporti con i paesi del Maghreb del Parlamento europeo – che ha segnato la ripresa dei rapporti tra i parlamenti dell’UE e della Tunisia interrotti bruscamente nel 2023, quando era stato vietato l’ingresso nel paese a una delegazione di deputati europei.


[1] F. Dahmani, “En Tunisie, un travail législatif soumis aux priorités présidentielles”, Jeune Afrique, 19 giugno 2025.

[2] Ibidem. Si vedano anche: “Réforme des chèques, beaucoup de mal pour un bien qui tarde”, African Manager, 8 giugno 2025; “Tunisie: l’usage des chèques en chute libre, suite à la nouvelle règlementation”, RFI, 4 aprile 2025.

[3] “Esclavage moderne, clientélisme, privilèges: Saïed dénonce, promet, réalise et agit”, La Presse, 29 maggio 2025; F. Dahmani, “Que contient le projet de réforme du Code du travail tunisien lancé par Kaïs Saïed”, Jeune Afrique, 21 marzo 2025.

[4] M. Ben Hamadi, “La Tunisie met un terme aux contrats à durée déterminée”, Jeune Afrique, 6 giugno 2025.

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[5] Portail du Gouvernement Tunisien, “Conseil des ministres”, 29 maggio 2025.

[6] Ibidem.

[7] C. Roggero, “In Tunisia la rivoluzione continua, parola di Saïed”, ISPI, 8 ottobre 2024.

[8] M. Ben Hamadi, “La Tunisie met un terme aux contrats à durée déterminée”, Jeune Afrique, 6 giugno 2025.

[9] Ibidem.

[10] “Tourisme: la Tunisie vise un record de onze millions de visiteurs en 2025”, Business News, 5 giugno 2025; “La Tunisia vedrà un boom turistico nel 2025, con arrivi dall’Italia in aumento del 20%”, AGI, 4 aprile 2025.

[11] Economist Intelligence Unit, One-click Report: Tunisia, 10 giugno 2025, p. 5.

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[12] Ibidem.

[13] Ibidem, p. 8. Si veda anche: “Tunisie: L’encours de la dette publique dépasse 135 milliards de dinars au 1er trimestre 2025”, La Presse, 11 giugno 2025.

[14] Nell’ottobre 2022 era stato raggiunto un accordo con il Fmi che prevedeva l’erogazione di 1,9 miliardi di dollari in 48 mesi. Le trattative sono entrate in una fase di stallo nell’aprile 2023 quando il presidente tunisino ha giudicato che il piano di riforme richiesto dal Fmi era un insieme di “diktat” inaccettabili. Dall’inizio di quest’anno è stata interrotta qualsiasi collaborazione con l’istituzione finanziaria internazionale: “En Tunisie, les négociations avec le FMI sont ‘complètement à l’arrêt’”, Le Monde, 26 luglio 2023; M. Galtier, “Comment l’agence du FMI à Tunis est devenue un bureau fantôme”, Jeune Afrique, 26 marzo 2025; S. Zerelli, “Le Président Saïed a-t-il raison de rompre les relations de la Tunisie avec le FMI?”, Kapitalis, 4 marzo 2025.

[15] “En Tunisie, Abir Moussi condamnée à deux ans de prison par décret présidentiel”, Jeune Afrique, 13 giugno 2025.

[16] F. Dahmani, “En Tunisie, le PDL tente d’unir l’opposition au sein d’un front commun”, Jeune Afrique, 28 maggio 2025.

[17] Tra i condannati si ricordano: Issam Chebbi, leader del partito socialdemocratico Joumhouri, Jawhar Ben Mbarek, cofondatore della principale coalizione di opposizione, il Fronte di salvezza nazionale, e l’ex ministro del Movimento democratico centrista Ghazi Chaouachi, nonché l’avvocato Ridha Belhaj e l’attivista per i diritti Chaïma Issa, tutti condannati a 18 anni di carcere. L’ex leader del partito Ettakatol (socialdemocratico), Khayam Turki, è stato condannato a 48 anni di reclusione, mentre la pena più pesante di 66 anni è stata inflitta a Kamel Eltaïef, un influente uomo d’affari. Risulta condannato in contumacia a 33 anni di prigione anche il celebre giornalista francese Bernard-Herny Lévy con diverse accuse: sabotaggio economico, attacchi alla sicurezza dello stato, presunta collusione con gruppi estremisti o potenze straniere e promozione della normalizzazione con Israele attraverso collegamenti con organizzazioni della società civile, si veda, “‘Procès du complot’ en Tunisie: des peines allant de 13 à 66 ans de prison”, Jeune Afrique, 19 aprile 2025; M. Knobel “BHL, les trente-neuf accusés et l’absurde procès: chronique d’une mascarade judiciaire en Tunisie”, La Règle du jeu, 29 aprile 2025.

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[18] Nations Unis, “Tunisie : l’ONU dénonce les lourdes de peines de prison dans l’affaire du « complot »”, 24 aprile 2025.

[19] “Polisario, port de Zarzis: ce qu’Abdelmadjid Tebboune et Kaïs Saïed se sont dit”, Jeune Afrique, 11 giugno 2025.

[20] J. Ahdani, F. Dahmani e A. Said, “Conflit Israël-Iran: Rabat et Tunis indignés mais prudents à l’égard de Téhéran, Alger réaffirme son soutien”, Jeune Afrique, 17 giugno 2025. “La Tunisie condamne les agressions contre l’Iran et le Qatar et appelle à faire front face aux menaces régionales”, Tunisie Numérique, 24 giugno 2025.

[21] D. Zeghidi, “Tunisie-Palestine: Béja accueille la Caravane Soumoud ce 20 juin”, Tunisie Numérique, 20 giugno 2025; O. Aime, “Soumoud: un convoi bloqué, une vérité en marche”, Nawaat, 18 giugno 2025.

[22] Banque européenne d’investissement, “BEI Monde renforce son appui au secteur de l’eau et de l’assainissement en Tunisie, avec le soutien de l’UE”, 28 aprile 2025; M. Kacem, “La BEI a investi plus de 7 milliards d’euros en Tunisie depuis son implantation”, Radio Express FM, 5 maggio 2025.

[23] Portail du Gouvernement Tunisien, “Tunisie-Europe-Investissement: La cheffe du gouvernement s’entretient avec le vice-président de la BEI”, 30 aprile 2025.

[24] M. Khdimallah, “PME tunisiennes: la BEI mobilise 170 millions d’euros pour renforcer la compétitivité et la transition verte”, La Presse, 22 maggio 2025.

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