Microcredito

per le aziende

 

Aise.it – Agenzia Internazionale Stampa Estero


ZURIGO\ aise\ – “L’ultimo incarico, prima di approdare a Berna, l’ha assolto come Ambasciatore, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra. Con alle spalle, tra le altre, esperienze a New York presso la Rappresentanza Permanente all’ONU, e in Canada dov’è stato Ambasciatore d’Italia dopo esser stato anche Console generale a Montreal, dal 4 settembre 2023 Gian Lorenzo Cornado è Ambasciatore d’Italia in Svizzera e per il Lichtenstein. Da allora sono quasi trascorsi due anni, durante i quali si è confrontato temi e problemi di cui parliamo nell’intervista che ci ha gentilmente concesso”. Ad intervistare il diplomatico è stato Giangi Cretti per “La rivista”, trimestrale che dirige a Zurigo.
D. Quando, nel mese di settembre del 2023, è stato nominato Ambasciatore a Berna, per lei la Svizzera non rappresentava certamente un Paese da scoprire. Ciò nonostante, oltre ad un cambio di residenza da Ginevra a Berna, è lecito pensare che, nel suo ruolo, fra essere rappresentante dell’Italia presso le Organizzazioni internazionali e l’esserlo nei confronti della Svizzera e del Principato del Lichtenstein, qualche differenza sostanziale e sostanziosa la comporti. È così?
R. Certo. A Ginevra rappresentavo l’Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni Internazionali, tra cui l’OMS, l’OMC, il CERN e il Consiglio dei Diritti Umani mentre ora, dopo il mio trasferimento a Berna, rappresento l’Italia presso la Confederazione Svizzera e il Principato del Liechtenstein.
D. Fra la vita a Ginevra, internazionale e francofona, e a Berna, federale e tedescofona, quali differenze ha rilevato?
R. La vita professionale a Ginevra era tutta incentrata sull’attività internazionale e si svolgeva prevalentemente in inglese con scarse interazioni con la società e le autorità locali mentre a Berna vivo la Svizzera ogni giorno, in costante contatto con le autorità federali e le autorità cantonali, prima fra tutte quelle ticinesi. Inoltre, a Ginevra non incontravo i connazionali, a Berna e nel resto della Confederazione sì, perché sono al centro dei rapporti bilaterali Italia-Svizzera, nel cuore della società elvetica ed in cima alle mie priorità.
D. Lei è nato a Bruxelles, oltre che in Svizzera ha avuto incarichi in Francia, Canada e Stati Uniti. Le comunità italiane che ha incontrato, in considerazione delle distanze dall’Italia e dell’emigrazione avvenuta in tempi diversi, sono caratterizzate da specificità?
R. Tutte le comunità italiane che ho conosciuto in Canada, Francia, Svizzera e Stati Uniti hanno mantenuto un profondo legame con l’Italia. Quelle in Canada e Stati Uniti, probabilmente a causa della lontananza dal nostro Paese, hanno sviluppato un attaccamento ancora più forte nei confronti della madrepatria. Ciò che ho inoltre notato è che i nostri connazionali, siano essi doppi cittadini od oriundi, esercitano e rivendicano un maggior peso politico in Canada e Stati Uniti dove sono rappresentati non solo in Parlamento ma anche da grandi ed influenti organizzazioni come il Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi e la NIAF (National Italian American Foundation).
D. In Svizzera la comunità italiana, come consistenza numerica- gli iscritti all’Aire sono oltre 700 mila – è la terza più numerosa, preceduta da quella che risiede in Germania e in Argentina. Storicamente, una comunità che, stante anche la vicinanza geografica, puntava al rientro. Oggi, le cose non stanno più così. Oltre il 50% ha la doppia cittadinanza e, negli ultimi anni il flusso immigratorio anche verso la Confederazione è tornato ad essere corposo. Ciò non toglie che, anzi forse a maggior ragione, i servizi forniti dalla rete diplomatico-consolare siano in costante crescita, comportando ritardi nella loro erogazione che sono causa di insoddisfazione fra gli utenti. Anche la stampa svizzera ha segnalato forme di particolare malcontento. Giustificato?
R. Erano critiche giustificate quando i tempi di attesa per ottenere un appuntamento o il rilascio di un passaporto o una carta di identità erano molto lunghi. Oggi, grazie all’impegno del personale ed all’incremento delle risorse umane deciso dal Ministro Tajani la situazione è in via di miglioramento. Teniamo molto infatti, non solo alla qualità dei servizi al pubblico ma anche alla qualità dei rapporti col pubblico. Per questo abbiamo deciso di ripristinare il servizio del centralino in tutti gli uffici consolari, in modo che i connazionali possano parlare direttamente con il personale anziché perdersi nei meandri delle segreterie telefoniche.
D. La carenza di personale, ormai cronica, naturalmente non aiuta a migliorare la situazione. Come si spiega questa evidente riluttanza ad accettare un impiego presso gli uffici consolari operativi in Svizzera?
R. Il trattamento economico dei nostri dipendenti non è competitivo rispetto a quello corrisposto nel settore pubblico e privato svizzero. Per questo è difficile assumere personale locale. Inoltre l’elevato costo della vita in Svizzera ed il progressivo rafforzamento del franco scoraggia candidature di personale proveniente dall’Italia che, essendo retribuito in euro e nonostante i recenti aumenti, preferisce prestare servizio in altre sedi europee anche se più lontane. Con l’avvento dei voli low cost la minore distanza tra la Svizzera e l’Italia non è infatti più un incentivo.
D. Rimanendo nel campo dei servizi ai connazionali, a suo parere – in attesa di verificare in pratica la sua effettiva applicazione – la nuova legge sulla cittadinanza approvata dal Governo italiano, che non poche proteste sta suscitando, potrebbe contribuire a snellire il lavoro nei e dei consolati?
R. Sì. Come ha ricordato il Ministro Tajani, la nuova legge contiene misure a favore dei nostri connazionali all’estero che miglioreranno la funzionalità degli uffici consolari che potranno concentrarsi maggiormente sull’erogazione di servizi ai cittadini piuttosto che al riconoscimento di nuovi cittadini. Le nuove norme prevedono infatti che gli italo-discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni, ovvero solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita.
D. Un’altra questione che crea attenzione e apprensione fra i connazionali, è quella relativa ai corsi di lingua e cultura italiana. La situazione degli enti gestori, oggi definiti enti promotori, che affiancano i consolati nell’organizzazione di questi corsi, è talmente complicata sia dal punto di vista gestionale che finanziario, da indurre all’abbandono o a paventare il rischio, d’altronde, in un paio di casi, già concretizzatosi, di fallimenti. Uno scenario troppo pessimista?
R. No. É uno scenario realistico. Solo gli enti gestori con autonomia finanziaria, in possesso di risorse proprie e in grado di raccogliere fondi in loco potranno continuare ad operare nel lungo periodo. Lo Stato italiano eroga infatti contributi che coprono una parte consistente delle spese di funzionamento degli enti gestori, ma non il 100%. In quanto strutture private gli enti gestiti dovranno pertanto acquisire autonomia gestionale per poter proseguire le loro attività. I doppi cittadini italiani e svizzeri, che sono contribuenti ed elettori in questo Paese, dovrebbero pertanto far sentire la loro voce per sollecitare il sostegno delle autorità cantonali e federali a favore dei corsi di italiano che va ricordato, è una lingua ufficiale, non una lingua straniera in Svizzera.
D. Negli ultimi anni, il ruolo dell’Ambasciatore si è andato evolvendo, ridefinito da quella che possiamo definire diplomazia economica. Accanto a quello di garantire tramite gli uffici consolari i servizi ai connazionali, è andata via via intensificandosi l’attività di promozione del made in Italy o più in generale della reputazione del Marchio Italia. Si parla in questo caso di promozione integrata. In cosa consiste? Con quali obiettivi prioritari?
R. Per promozione integrata si intende promozione su specifici temi (design, ricerca, cucina italiana, sport e spazio) che sono leve preziose per la valorizzazione dell’Italia e del Sistema Italia. I suoi obiettivi sono attrarre investimenti, promuovere l’export, l’internazionalizzazione delle imprese e favorire le opportunità commerciali. In tale prospettiva ogni anno organizziamo a Berna una “riunione di sistema” con le aziende italiane in Svizzera e a partire dal 2026 estenderemo l’invito anche alle aziende svizzere che hanno sedi in Italia. Inoltre dalla fine dello scorso anno, su impulso del Ministro Tajani, abbiamo incontrato numerosi imprenditori italiani interessati ad investire in Svizzera. Assieme alla CCIS, che è un punto di riferimento per l’Ambasciata e la rete consolare in Svizzera, promuoviamo poi attivamente il Made in Italy, con il prezioso contributo dei 700.000 connazionali che vivono in questo Paese. Infine, il Governo italiano ha varato un Piano d’azione per favorire il dialogo tra aziende italiane, operatori locali e controparti estere, per sostenere la cooperazione economica e favorire le opportunità commerciali, disponibile a questo link.
D. Il fatto che l’Agenzia ICE, che un tempo afferiva al Ministero dello sviluppo economico, faccia ora riferimento al Maeci, agevola questo tipo di azione e promozione? In tal senso, il ruolo dell’Ambasciatore assume funzioni gerarchiche anche nei confronti dell’agenzia Ice?
R. Certamente. Il coordinamento delle attività dell’Agenzia ICE spetta al MAECI e all’estero agli Ambasciatori accreditati presso i singoli Paesi. Nel marzo scorso, ad esempio, Ambasciata ed ICE hanno organizzato a Berna un convegno sulla nutrizione dedicato al raffronto tra il sistema di etichettatura italiano Nutrinform e quello francese Nutriscore che ha avuto un grande successo.
D. Lei in più di un’occasione ha dichiarato che, dopo un periodo di incomprensioni, Italia e Svizzera, come confermano anche i recenti incontri istituzionali, primo fra tutti quello con il Presidente Mattarella e la sintonia fra il Consigliere Cassis e il Ministro Tajani, sono arrivate a un livello di eccellenza dei rapporti bilaterali senza precedenti. In generale non vi è dubbio che le cose stiano così. Eppure, non mancano questioni, anche annose, che qualche malcontento lo generano. Vediamone alcune: La cosiddetta tassa sulla salute (che tassa non si vorrebbe considerare) per i vecchi frontalieri e della sua, secondo gli svizzeri, incompatibilità con l’accordo fiscale. Come stanno le cose?
R. Non si tratta di una “tassa sulla salute” ma di un contributo al Servizio Sanitario Nazionale italiano a carico dei vecchi frontalieri non iscritti alle casse malati svizzere. Si tratta di una partecipazione alle spese del servizio sanitario italiano, di cui i frontalieri fruiscono, per aumentare le retribuzioni in un’area di confine soggetta all’esodo di medici e infermieri verso la Svizzera.
Gli importi richiesti variano dai 30 ai 200 euro al mese e sono di gran lunga inferiore ai costi di iscrizione alle casse malati in Svizzera che oscillano tra i 500 ed i 600 franchi al mese. Inoltre il Dipartimento federale delle Finanze ha riconosciuto, in più di un’occasione, che tale misura non viola l’accordo bilaterale per evitare la doppia imposizione. L’Italia si attende pertanto comprensione da parte dei frontalieri che percepiscono un trattamento economico parametrato al costo della vita in Svizzera pur continuando a fruire di servizi nel nostro Paese. Solo in questo modo si potrà prevenire il rischio di “desertificazione sanitaria” nelle aree di confine che penalizzerebbe, alla fine, gli stessi frontalieri e le loro famiglie.
D. Irrisolta, c’è l’annosa questione del mancato libero accesso al mercato italiano dei servizi finanziari per gli istituti che non sono in grado di aprire una succursale in Italia. Si risolverà?
R. Non ve ne sono i presupposti, in quanto è una politica che si applica a tutti Paesi extra-UE. Ciò detto, nulla vieta di continuare a parlarne.
D. Un altro tema che è stato evocato negli ultimi vertici tra esponenti dei due governi è quello relativo alla sospensione dell’accordo di Dublino da parte dell’Italia – confrontata con un incremento degli sbarchi di migranti sulle sue coste – in merito ai trasferimenti dei richiedenti asilo. Tema che, lo scorso 29 aprile, ha indotto il Blick, quotidiano che notoriamente non fa della raffinatezza la cifra distintiva della propria comunicazione, a titolare Italien verkauft unsbei Asylverfahren für dumm – und wir lassen es geschehen (“L’Italia ci prende per idioti quando si tratta di procedure d’asilo e noi lasciamo fare”).
R. La questione è stata sollevata dal Consigliere federale Jans in occasione del suo incontro nel novembre scorso a Chiasso con il Ministro dell’Interno Piantedosi. La posizione dell’Italia è molto chiara: la pressione migratoria cui l’Italia è stata sottoposta non ha consentito in questi anni di riprendere in carico i “dublinanti” e la situazione attuale, seppur in miglioramento grazie alla collaborazione con gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo, non è ancora stabilizzata. Naturalmente ciò non significa che l’Italia si sottrarrà, a tempo indefinito, alla ripresa in carico dei “dublinanti”: ne è prova l’intenso lavoro che il Governo italiano sta portando avanti per alleviare l’impatto dei flussi migratori sul territorio nazionale e prevenire gli ingressi in Italia e, quindi, nell’area Schengen di cui fa parte la Svizzera. Tutto ciò, in attesa dell’entrata in vigore nel 2026 del patto europeo sulla migrazione e l’asilo che prevederà un meccanismo di solidarietà per sgravare i Paesi più sollecitati come appunto l’Italia.
D. Nelle zone di confine, oltre al fenomeno del frontalierato, quello del “turismo degli acquisti” sembra sviluppare una sorta di “contesa della spesa”: con l’Italia e la svizzera che nell’ultimo anno hanno affilato le armi a difesa dei loro rispettivi commerci da un parte e dall’altra della frontiera, con proposte legislative concorrenziali per attirare la clientela transfrontaliera. Da un lato il Governo elvetico, che dal primo gennaio ha ridotto la franchigia doganale da 300 a 150 nel tentativo di arginare la fuga di consumatori verso l’estero. Dall’altro l’Italia, che con la riduzione della soglia per il rimborso IVA (da 154.95 euro a 70) ha di fatto neutralizzato la contromisura elvetica, rendendo ancora più conveniente fare acquisti in Italia. Fisiologiche schermaglie di confine?
R. Non si tratta di una “contesa della spesa” tra Italia e Svizzera, tema che non è mai stato trattato in questi anni in occasione degli incontri bilaterali, ma di legittime misure adottate dai singoli Paesi a tutela delle economie nazionali atte a scoraggiare gli acquisti all’estero. Sono le regole del mercato, poi, che spingono i consumatori ad attraversare comunque le frontiere per effettuare acquisti di prodotti di pari qualità ma a prezzi inferiori.
D. Alla fine del 2024 il Consiglio federale ha annunciato che si sono conclusi i negoziati fra Svizzera e UE su un nuovo pacchetto di accordi bilaterali. Un buon segnale, tenendo conto che solo 3 anni fa tali negoziati la Svizzera li aveva interrotti unilateralmente. Il dibattito politico è naturalmente animato e la decisione finale uscirà dall’esito di un referendum popolare. L’Italia è uno spettatore naturalmente interessato. Dal suo osservatorio, qual è la sua valutazione?
R. Il mio auspicio è che gli accordi vengano firmati e approvati dal Parlamento e dalla popolazione e che la Confederazione divenga ancor più parte integrante della grande famiglia europea. Ciò è interesse dell’UE e della Svizzera perché insieme saremo più forti. Ma spetterà agli svizzeri decidere del loro futuro, senza interferenze esterne. Per questo l’Italia non interverrà nel dibattito politico che impegnerà la Confederazione nei prossimi anni.
D. Lei ha sempre sottolineato gli ottini rapporti che ha avuto con Monika Schmutz Kirgöz, fino allo scorso anno sua omologa per la svizzera a Roma. Può affermare lo stesso anche per quanto riguarda il nuovo ambasciatore Roberto Balzaretti?
R. Abbiamo gli stessi ottimi rapporti e intendiamo proseguire questa stessa collaborazione diretta sotto la guida dei nostri Ministri degli Esteri. Rappresentiamo infatti due Paesi che si rispettano, sono animati da un sincero e profondo rapporto di amicizia e fiducia e lavorano assieme in maniera affiatata come un unico “team”. Così guadagneremo tempo quando dovremo affrontare questioni di comune interesse”. (aise) 

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%