Scontro in Europa: von der Leyen si difende, Stati contrari
Un bilancio ‘monstre’ da duemila miliardi sul quale, in Europa, è già scontro. La Commissione, dopo giorni di dibattiti, tensioni e riunioni a porte chiuse, ha svelato il Quadro finanziario pluriennale (Qfp) per il settennato 2028-34. «Il più ambizioso di sempre», ha assicurato la presidente Ursula von der Leyen di fronte alla quale, tuttavia, si staglia un negoziato a dir poco in salita. Regioni, gruppi parlamentari e diverse capitali sono saliti immediatamente sulle barricate. La maggioranza Ursula ha contestato il bilancio sia nell’architettura, sia nelle dotazioni, giudicate «insufficienti».
Paesi in rivolta sui contributi: il braccio di ferro sui pilastri del bilancio
Mentre molti Paesi sono sul piede di guerra, sostenendo che pagheranno di più e, in alcuni casi, riceveranno meno sulle voci più sensibili. «Il bilancio è più ampio. È più intelligente e più incisivo. È un obiettivo per il nostro futuro», ha detto von der Leyen, incontrando la stampa al termine di quello che è parso un lungo braccio di ferro al collegio dei commissari. Un braccio di ferro iniziato già venerdì scorso quando il dibattito su cifre, voci, e ripartizioni, è entrato nel vivo, con una parte dei commissari, a partire dal vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto, impegnata a difendere i confini di alcuni pilastri dell’attuale bilancio: dai finanziamenti per le regioni meno sviluppate (che saranno pari a 218 miliardi) al Fondo Sociale.
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Sulla Coesione «l’esigenza di semplificazione e flessibilità è evidente», ha sottolineato Fitto dicendosi allo stesso tempo «certo» che il confronto con il Pe e i 27 «migliorerà» la proposta. Nel Qfp 2028-34 ci sarà qualche accisa in più (nuove quelle su grandi imprese, tabacco, e rifiuti elettronici). Ma soprattutto potrebbe esserci un aumento importante del contributo dei Paesi: secondo la proposta dall’1,13% all’1,26% del reddito nazionale lordo, sebbene von der Leyen abbia sottolineato che, nell’architettura delle risorse, il contributo resterà «stabile».
Pac e Piani di partenariato: Coldiretti e Cia sul piede di guerra
L’esecutivo Ue ha fornito rassicurazioni sulla Pac, ma a conti fatti i fondi del comparto scenderanno da 378 a 300 miliardi. «E’ un disastro annunciato», ha reagito Coldiretti annunciando la mobilitazione permanente. «E’ la fine dell’agricoltura», ha affermato Cia-Agricoltori italiani. Come temevano in molti è confermata la nascita dei ‘Piani di partenariato nazionali e regionali’, cui andranno 865 miliardi, accorpando varie linee di bilancio oggi indipendenti: Pac, sviluppo rurale, Coesione e fondi di sviluppo regionale e, probabilmente, i rimborsi dei finanziamenti ex Next Generation.
Il Parlamento avverte: niente tagli al controllo democratico
«Il Parlamento Ue non accetterà alcuna riduzione del controllo parlamentare e del legittimo controllo e scrutinio democratico sulla spesa dell’Ue o, peggio, una rinazionalizzazione delle principali politiche dell’Unione», hanno tuonato i leader della ‘maggioranza Ursula’ Manfred Weber (Ppe), Iratxe Garcia Perez (S&D), Valery Hayer (Renew), e Bas Eickhout e Terry Reintke (Verdi). Dall’Olanda il ministro delle Finanze Eelco Heinen ha avvertito: «Il bilancio proposto è troppo elevato. Non dovremmo concentrarci sempre e solo su come l’Ue possa spendere di più, ma piuttosto su come i fondi esistenti possano essere spesi meglio».
Pur apprezzando priorità e architettura della proposta, sembra poi che anche la Germania abbia perplessità sull’entità complessiva del bilancio, ed è già sulla difensiva per una delle sorprese del giorno ritenendo problematiche le opzioni di debito comune.
Debito comune, Catalyst Europe e difesa: le nuove sfide di Bruxelles
Tra le novità, infatti, è spuntata il ‘Catalyst Europe’, ovvero la possibilità che gli Stati investano negli obiettivi Ue ricevendo prestiti garantiti dall’Ue per 150 miliardi di euro. Per alcuni si tradurrà in prestiti a condizioni più vantaggiose rispetto alle condizioni di mercato. L’annunciato nuovo Fondo di Competitività europeo riceverà 451 miliardi. Sarà incentrato sul rafforzamento dell’industria della difesa europea, sulla promozione dell’innovazione e sul sostegno alla transizione.
All’interno ci sarà una voce da 131 miliardi per difesa e spazio, cinque volte quanto nel Qfp attuale. Per i programmi globali saranno previsti poi 200 miliardi, 100 dei quali per l’Ucraina. E saranno triplicati i fondi per i confini esterni. A testimonianza di un bilancio a immagine e somiglianza dell’attuale presidenza del Berlaymont e sul quale – secondo le indiscrezioni riportate da alcuni media – sarebbero stati tenuti a lungo all’oscuro anche molti commissari.
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