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comunicato 16 luglio 2025 – FONDO UNICO E PAC



Fondo Unico e PAC, Assessore Caputo: “Una riforma sbagliata, un metodo inaccettabile. L’Europa sta tradendo l’agricoltura e la sua storia”

comunicato stampa


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“Oggi, a Bruxelles, in Commissione Agri del Parlamento Europeo, ho ascoltato il Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Hansen e ho provato una profonda delusione. La proposta della Commissione di accorpare PAC, sviluppo rurale, fondi
di coesione, pesca e ambiente in un fondo unico per la prosperità, la sicurezza economica e territoriale è una scelta che reputo gravemente sbagliata nel merito e inaccettabile nel metodo.

Lo ha dichiarato Nicola Caputo Assessore all’Agricoltura della Regione Campania a Bruxelles a margine della riunione della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo.

“Per la prima volta, – continua l’Assessore regionale Caputo – tutti i gruppi politici del Parlamento europeo si sono espressi con chiarezza contro questa impostazione. Un dissenso unanime che dà la misura di quanto questa riforma sia
distante dai bisogni reali dei territori e delle comunità rurali. Eppure, la Commissione va avanti senza alcun reale confronto con il Parlamento, con le Regioni, con le organizzazioni agricole e con chi ogni giorno lavora la terra”.

“Si tratta di una decisione calata dall’alto, che risponde a una logica tecnocratica e centralista, lontana dai principi di sussidiarietà e partecipazione su cui si fonda l’Unione europea. Nel merito, i contenuti della proposta sono profondamente
preoccupanti:

 Viene eliminato il secondo pilastro della PAC, dedicato allo sviluppo rurale (FEASR), che ha rappresentato in questi anni lo strumento cardine per sostenere le aree interne, la multifunzionalità, i giovani agricoltori, le filiere corte,
le imprese innovative e i progetti legati all’agroambiente e al clima.

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Tutti i fondi — PAC, Coesione, Pesca, Ambiente — verrebbero convogliati in un’unica busta nazionale, gestita tramite un piano strategico unificato, con il rischio concreto di perdere la visione specifica e strategica del comparto agricolo.
L’agricoltura verrebbe trattata come un settore tra tanti, e non più come priorità.

 Si prevede una governance accentrata che indebolisce il ruolo delle Regioni, riducendo la possibilità di interventi adattati alle esigenze locali e cancellando l’approccio dal basso (bottom-up) che ha sempre caratterizzato lo sviluppo
rurale.

Scompare la certezza pluriennale dei finanziamenti agricoli, con gravi conseguenze sulla capacità di programmazione degli investimenti da parte delle imprese agricole e delle amministrazioni. Inoltre, non vi è alcuna garanzia di mantenimento
delle attuali risorse per i pagamenti diretti né per le misure ambientali, che rischiano di essere sacrificate in nome di una flessibilità che, nei fatti, è solo incertezza e arbitrio”.

“Anche sul piano finanziario, la proposta desta forti preoccupazioni. L’ipotesi di creare un’unica busta nazionale, alimentata dalla fusione tra fondi PAC e fondi strutturali, non solo complica la programmazione e rende opaca la destinazione
delle risorse, ma apre la porta a tagli mascherati e a una concentrazione del potere gestionale nelle mani degli Stati membri.

Nel nuovo sistema, infatti:

▪️ Non è prevista una ripartizione chiara tra agricoltura, ambiente, coesione e pesca, e non esistono garanzie giuridiche che le risorse oggi destinate alla PAC — in particolare al secondo pilastro — vengano effettivamente mantenute in
futuro.

▪️ L’assenza di una chiara disciplina sulla pre-allocazione vincolata delle risorse agricole mette a repentaglio oltre 50 miliardi di euro all’anno, attualmente destinati alla sostenibilità e alla competitività del sistema agroalimentare
europeo.

▪️ Le Regioni verrebbero completamente marginalizzate: il nuovo modello assegna la programmazione e la gestione quasi esclusivamente agli Stati centrali, cancellando il principio di sussidiarietà e annullando il ruolo fondamentale che
le Regioni hanno sempre avuto nella gestione della PAC e dei fondi strutturali.

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Per realtà come l’Italia e, in particolare, per il Mezzogiorno, ciò rappresenterebbe un arretramento istituzionale drammatico, con un impatto diretto sulla capacità di intervenire in modo tempestivo e mirato nei territori. Senza il coinvolgimento
delle Regioni, si perde il presidio democratico e tecnico dei territori rurali”.

“Non è accettabile che l’Europa affronti il futuro indebolendo la leva finanziaria e la governance multilivello che hanno garantito cibo, coesione sociale e transizione ambientale. Un’eventuale approvazione di questa proposta avrebbe ripercussioni
gravissime sui bilanci agricoli regionali, sulla tenuta delle politiche rurali e sul reddito degli agricoltori”.

“La PAC non è solo una voce di bilancio. È il pilastro dell’Europa che produce, che presidia i territori, che garantisce la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale. Senza una PAC autonoma e riconoscibile, si rompe il patto tra
agricoltura e società, tra istituzioni e territori”.

“Per questo oggi sono a Bruxelles, al fianco degli agricoltori, per dire con fermezza che questa proposta rappresenta un arretramento storico. Non è questa l’Europa che vogliamo. Vogliamo un’Europa che ascolti, che governi con le comunità,
che migliori — ma non smantelli — le sue politiche fondative”.

“La PAC può e deve essere riformata, ma con coraggio, visione e rispetto delle sue radici. Non con scorciatoie burocratiche che ne cancellano l’identità e il valore. Parlamento europeo e agricoltori – conclude l’Assessore regionale Nicola
Caputo – oggi parlano con una voce sola. La Commissione ascolti. La PAC non si tocca”.



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