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Damasco, chi sono i Drusi e qual è il loro ruolo nel conflitto – alanews


Nel contesto dei recenti bombardamenti israeliani su Damasco, la comunità dei Drusi emerge come un attore di rilievo, spesso al centro di dinamiche complesse che intrecciano identità religiosa, politica e strategia militare. Comprendere chi sono i Drusi e il loro ruolo nel conflitto siriano è fondamentale per decifrare le ragioni di Israele nel proteggere questa minoranza e nel coinvolgerla indirettamente nelle operazioni militari nella capitale siriana.

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Chi sono i Drusi: identità e dottrina

I Drusi costituiscono un gruppo etnoreligioso arabo praticante una dottrina monoteista di derivazione musulmana sciita ismailita, ma con una forte componente esoterica e sincretica che integra elementi di ebraismo, induismo e cristianesimo. Essi stessi si definiscono muwaḥḥidūn (“unitariani”) e venerano il profeta preislamico Shu’ayb, identificato con il biblico Ietro. La loro fede è caratterizzata da un alto grado di segretezza e da una rigida endogamia religiosa, con la “porta dell’adesione” chiusa dal 1043, ciò significa che solo i figli di Drusi possono aderire alla comunità. I Drusi credono nella trasmigrazione delle anime e considerano i loro testi sacri il Corano, le Lettere della Saggezza e la Bibbia, nonché le opere filosofiche classiche.

Sebbene la loro origine affondi le radici nell’isma’ilismo, la maggior parte dei Drusi non si identifica come musulmana, e la loro religione viene spesso vista come un’eterodossia da parte dell’Islam ortodosso.

Distribuzione geografica dei Drusi in Siria e Israele

La popolazione drusa conta tra le 800.000 e i 2 milioni di individui, distribuiti principalmente in Siria, Libano, Israele e Giordania. In Siria, i Drusi sono concentrati nel Gebel Druso, nelle zone attorno al monte Hermon, nella Ghuta (tra cui Jaramana e Sahnaya), nonché nelle alture del Golan. In Israele, i Drusi costituiscono poco meno di un decimo degli arabi israeliani e abitano principalmente in Galilea, nel monte Carmelo e nelle alture del Golan. Qui, a differenza dei Drusi siriani che si identificano maggiormente con la Siria, i Drusi israeliani hanno storicamente mostrato un forte legame con lo Stato ebraico, tanto che gli uomini drusi sono soggetti alla leva obbligatoria nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF).

Questa distribuzione geografica è cruciale nel contesto dei conflitti regionali, poiché i Drusi delle alture del Golan rappresentano un ponte tra le due realtà nazionali, Siria e Israele, e sono spesso coinvolti indirettamente nelle tensioni che ne derivano.

Il ruolo dei Drusi nei bombardamenti israeliani su Damasco

Nei recenti raid israeliani sulla capitale siriana, i Drusi hanno assunto un ruolo particolarmente delicato. Sebbene non si tratti di un coinvolgimento diretto sul campo di battaglia, la loro posizione strategica e le loro affiliazioni culturali e politiche li rendono un elemento chiave nella gestione del conflitto tra Israele e Siria.

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Israele ha spesso adottato una politica di distinzione riguardo ai Drusi, proteggendo questa minoranza sia per motivi storici che strategici. La comunità drusa siriana, soprattutto nelle alture del Golan, è considerata da Israele un potenziale alleato o, quantomeno, un gruppo la cui lealtà è suscettibile di essere coltivata per contrastare l’influenza iraniana e quella delle milizie sciite filo-governative siriane. Proteggere i Drusi significa per Israele mantenere una sorta di “zona cuscinetto” culturale e sociale in un territorio altamente volatile.

Inoltre, la politica israeliana tende a evitare azioni militari che possano danneggiare direttamente le comunità druse, per non alienare questa minoranza e per mantenere un canale di comunicazione aperto con elementi della popolazione che potrebbero fungere da mediatori o informatori. Questo comportamento si riflette nelle operazioni aeree, dove i bombardamenti sono calibrati per colpire obiettivi strategici senza coinvolgere pesantemente le aree abitate da Drusi.

Perché Israele protegge i Drusi

La protezione riservata da Israele ai Drusi ha radici storiche e politiche profonde. Da un lato, l’élite drusa israeliana è stata tradizionalmente vicina allo Stato ebraico, con una partecipazione attiva nelle istituzioni e nelle forze armate. Questo rapporto di fiducia ha portato Israele a considerare i Drusi come una minoranza leale e affidabile nel contesto mediorientale.

Dall’altro lato, la presenza drusa nelle alture del Golan e in altre zone di confine rappresenta un fattore di stabilità e un potenziale argine contro l’espansione di influenze ostili, come quelle iraniane o di milizie sciite sostenute da Damasco. La protezione dei Drusi diventa quindi una strategia di sicurezza per Israele, volta a preservare un equilibrio delicato e a evitare che le tensioni si trasformino in conflitti aperti con la comunità drusa, che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione.

Isarele ha giustificato i bombardamenti su Damasco sostenendo che le strutture colpite fossero usate per coordinare l’invio di truppe contro i drusi a Sweida. I raid hanno centrato il ministero della Difesa e le colline del palazzo presidenziale, in una delle operazioni più rilevanti dalla fine del regime di Assad. Contestualmente, Israele ha ritirato una brigata da Gaza e l’ha schierata sulle Alture del Golan. Un messaggio chiaro a Damasco: Israele è disposto a intervenire non solo per autodifesa, ma anche per tutelare una minoranza alleata. Sul piano diplomatico, però, la reazione internazionale è cauta. L’Unione Europea ha chiesto il rispetto della sovranità siriana. Gli Stati Uniti parlano di “situazione complicata”, ma sperano in una de-escalation.

In sintesi, il ruolo dei Drusi nei bombardamenti israeliani su Damasco è quello di una comunità minoritaria tutelata e strategicamente valorizzata, la cui posizione geografica e politica influisce sulle dinamiche militari e diplomatiche tra Siria e Israele. La loro distribuzione in territori contesi e la loro identità complessa li rendono attori indiretti ma cruciali nel quadro dei conflitti mediorientali.





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