L’Europa ha davanti a sé una serie di obiettivi strategici, il cui perseguimento richiede una riflessione profonda sulle sfide che si ergono in uno scenario complesso e ad elevata incertezza. Esse condizioneranno i contesti variabili in cui dovranno essere prese decisioni di carattere socio-economico e politico.
In particolare, cercheremo di delineare tre direttrici strategiche che dovrebbero orientare i decisori politici ed economici delle società europee, che fino ad oggi faticano a trovare un’intesa sostanziale:
La trasformazione dell’ordine globale e le implicazioni per l’Europa
Il mondo intero sta vivendo una fase cruciale della propria storia, in seguito all’addensarsi di fattori e meccanismi in grado di modificare elementi fondanti del modello di evoluzione globale, predominante negli ultimi decenni.
Una serie di processi critici sanno infatti erodendo, con una evidente accelerazione, pilastri dell’assetto post-bellico, per cui “Il vecchio ordine economico globale è morto” (Wolf, 2025a):
- Evidente competizione Usa-Cina per la leadership internazionale.
- Emergere dei Paesi BRICS, che hanno superato i G7 in termini di quota del Pil mondiale (Fig.1) e al cui interno è avviata la discussione in merito alla sostituzione del dollaro nelle transazioni tra i Paesi membri (CSIRD, 2024).
Fig.1
Fonte: Statista (accesso, 11-06-2025)
Nel gruppo sono emerse divisioni, durante il meeting di Mosca dell’Ottobre 2024, in merito al tema delle relazioni con i Paesi Occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina. In ogni caso l’espansione dei BRICS genera interrogativi sul futuro dell’ordine globale (Carnegie, 2025), mentre va rilevato che l’eterogeneità nella composizione del gruppo non impedisce il ruolo preponderante della Cina.
- Crescenti tensioni geo-strategiche a molti livelli, con esiti bellici e prospettive future inquietanti. 4) Incessante “corsa armamenti” (arms race) sul terreno dell’intelligenza artificiale, evidente nei tentativi delle Big Tech di accelerare la dinamica tecnico-scientifica verso l’intelligenza artificiale generale (AGI, artificial general intelligence), che è però foriera di sviluppi preoccupanti anche per alcuni leader globali del mondo tecno-economico (Amodei, Altman, Musk, Apple, Pichai)[1]. Le conseguenze occupazionali sono poi impossibili da delineare, ammesso che si raggiunga l’AGI, di cui molti studiosi dubitano (Marcus, Mitchell e molti altri).
- Forti e crescenti asimmetrie sia tra Paesi che al loro interno. Vi sono ovunque, infatti, accentuazioni dei divari nella distribuzione del reddito[2], fino al punto che leader del mondo tecnologico e finanziario globale (Bill Gates, Ray Dalio) hanno preso pubblicamente posizione in favore di un profondo cambiamento dei sistemi di tassazione e dell’intervento pubblico, ritenendo che le condizioni odierne mettano in discussione la sostenibilità del capitalismo nella sua forma attuale (Dalio, fondatore e presidente di Bridgewater, il più grande hedge fund esistent).
- Incertezza crescente nello scenario internazionale, aumentata di livello in seguito alle erratiche misure tariffarie di Trump, che generano effetti imprevedibili sul piano economico, politico-istituzionale, militare, geo-strategico. Nella ricerca di un nuovo ordine globale si avviano nuove forme di aggregazione tra Paesi, oppure si modificano le alleanze esistenti, per fare fronte comune rispetto alle dinamiche imperscrutabili dei mercati sul piano dei consumi e delle filiere di produzione. Queste ultime rischiano, poi, mutamenti caotici, non deterministici, in seguito a cambi di strategie e processi di adattamento alla necessità di cambiare scelte di approvvigionamento a vari livelli delle sequenze economico-produttive globalizzate. Le strategie delle imprese sono fortemente alterate, dal momento che la situazione odierna rende impraticabile la “pianificazione sulla base di scenari alternativi” (scenario planning), dal momento che è quasi impossibile prevedere gli effetti delle dinamiche conseguenti alle manovre tariffarie, che sono distribuite in modo eterogeneo e la cui evoluzione è del tutto imprevedibile[3]. Ciò rende impraticabili i tradizionali strumenti di programmazione adottati dalle imprese, nonché le previsioni sulla domanda dei consumatori nell’eventualità di conseguenti variazioni dei prezzi (Panas e Karlsson, 2025). Il livello di complessità assunto dagli scambi internazionali può infatti causare feedback positivi e negativi, quindi effetti a cascata, che trasformano i processi decisionali in una estenuante sequenza di “stress test” (Raval, 2025), con la prospettiva attendibile che nessuno dei risultati ottenuti ipotizzando scenari alternativi sia giusto, prospettiva che Raval sintetizza con una frase attribuita a Myke Tyson: “Everyone has a plan until they get punched in the face.”
I macro-obiettivi strategici dell’Unione europea nel nuovo contesto
In un mondo diventato “sempre più rischioso” (Wolf, 2025b) l’Unione Europea ha assunto l’impegno di affrontare contemporaneamente delle sfide, intese nelle enunciazioni scritte e verbali come veri e propri macro-obiettivi strategici, che descriviamo in modo specifico, per poi mettere in luce quelle che sono a nostro avviso contraddizioni a cui non si può sfuggire e quindi gli effetti problematici che il loro perseguimento potrebbe generare.
- Le tre direttrici strategiche
Nel suo discorso di insediamento della nuova Commissione Europea, da lei presieduta, la presidente von der Leyen (European Commission, 2019a) ha indicato come primo punto del suo programma la necessità di quella che possiamo definire una forma di indipendenza tecnologica: “we must have mastery and ownership of key technologies in Europe. These include quantum computing, artificial intelligence, blockchain, and critical chip technologies.”[4].
La sovranità tecnologica come fondamento dell’autonomia europea
La funzione cruciale della dotazione di risorse materiali e immateriali, in grado di rendere un’entità istituzionale non dipendente da altri, è precisata dal Fraunhofer Institute con l’espressione “sovranità tecnologica” (Edler et al., 2020: 3):
“We define technology sovereignty as the ability of a state or a federation of states to provide the technologies it deems critical for its welfare, competitiveness, and ability to act, and to be able to develop these or source them from other economic areas without one-sided structural dependency”.
Nella visione strategica, elaborata dal Fraunhofer Institute, la sovranità tecnologica è il nucleo propulsore di una dinamica che, in un mondo caratterizzato da reti tecnico-scientifiche ed economico-produttive globalizzate, consente lo sviluppo di sovranità economica e innovativa. Essa si basa infatti su strategie, risorse materiali e capacità-competenze sviluppate grazie a partnership tali da assicurare non “dipendenze unilaterali”, che inevitabilmente generano relazioni asimmetriche, quindi subordinazione. La natura socio-tecnica e non puramente tecnico-scientifica è fondamentale per acquisire autonomia strategica e funzionale, che possono alimentare una dinamica socio-economica robusta e capace di assorbire-contenere shock. La rappresentazione plastica del ruolo propulsivo della sovranità tecnologica, capace di innescare effetti amplificati di benessere sociale, è contenuta nella Fig. 2
Fig. 2
Fonte: Edler et al. (2020, Fig. 2)
Il concetto è poi ripreso e ulteriormente argomentato da Edler et al. (2023: 2), che mettono in luce potenzialità di autonomia e rischi di subordinazione con cui gli Stati si devono misurare.
La ricchezza delle motivazioni non consente di darne un quadro dettagliano in questo contributo, per cui estraiamo solo 2 punti di grande interesse:
- 1) la dinamica tecnologica ha come protagonisti necessariamente sistemi socio-tecnici globali. Conseguentemente occorre adottare un concetto dinamico di sovranità tecnologica, in una prospettiva incentrata su strategie appropriate, volte alla creazione di proprie capacità dinamiche in concerto con una molteplicità di partner internazionali, sviluppando visioni e rapporti eco-sistemici, propensione al pensiero al tempo stesso anticipatore, pianificatore e adattativo. In contesti come quello odierno, dove cambiamenti continui avvengono in un sistema complessivo globale, il ruolo delle istituzioni è fondamentale nel definire le priorità strategiche, le risorse da impiegare e le potenzialità di collaborazione, che occorre promuovere tra entità pubbliche e private. Ulteriore arricchimento a questo riguardo è l’analisi di Crespi et al. (2025), che inquadrano opportunamente la sovranità tecnologica in uno scenario di coopetition -competizione e cooperazione- oltre i confini nazionali, al fine di essere protagonisti attivi dell’ambiente dinamico globalizzato. È doveroso esplicitare che ciò richiede l’esistenza di una elevata capacità di elaborazione strategica a livello istituzionale e nei player tecnico-economici ai vari livelli. A tale fine, per quanto attiene all’Europa, sembra essenziale la realizzazione di politiche “mission- oriented”, ovvero strategie indirizzate ad obiettivi di frontiera ben determinati: “EU Missions are a new way to bring concrete solutions to some of our greatest challenges” (EC (2021a). Si tratta di un approccio proposto in Europa da Mazzucato (2013; 2018, 2019) e Wanzenbōck et al (2020) con al centro la definizione di macro-obiettivi da perseguire nell’ambito di strategie generale, analogamente a quanto avvenuto negli Usa con il DARPA, promotore di progetti la cui ricadute sono oggi alla base di molti dispositivi molto diffusi[5].
La transizione ecologica tra ambizioni e limiti strutturali dell’Ue
È noto che con l’accordo concluso Parigi nel 2015 (Paris Agreement) 195 Paesi si sono impegnati a intraprendere azioni per non superare 1,5°C la temperatura del Pianeta rispetto ai livelli preindustriali (UNFCCC, 2024). L’UE ha definito la propria strategia con lo European Green Deal (EC, 2019) (Fig.3
Fig.3
Fonte: EC, 2019, Fig. 1
Le finalità strategiche sono definite in termini precisi: Neutralità climatica nel 2050 e riduzione delle emissioni di gas serra (GNG) del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, esplicitati poi in termini più precisi per “builidings, transport, energy” nel 2022 (aggiornati poi in European Parliament, 2024). Per il periodo 2021-2028 indicato un consistente ammontare di risorse finanziarie (1 trilione di euro, EC, 2019c), necessarie per realizzare (forse) l’Industrial Plan approvato nel 2023 (EC, 2023). Nel Novembre 2024, infine, la Commissione Europea ha redatto una sintesi di tutti i provvedimenti presi in ottemperanza agli impegni assunti (EC, 2024)
Le priorità sono dunque enunciate chiaramente: transizione a una “green, digital and healthy society” (EIC, 2021b: 6) affrontando le grand challenges che si ergono si fronte all’Europa.
È a questo punto doveroso riflettere sulle problematicità che questa direttrice deve affrontare, a causa di alcune debolezze che caratterizzano i sistemi socio-tecnici europei. L’analisi qualitativa e quantitativa (attività di brevettazione in tecnologie per energie rinnovabili) mostra alcune lacune fondamentali (Caravella et al., (2021): 1) il decennio scorso ha visto un significativo rallentamento della dinamica brevettuale dell’EU nelle tecnologie green, mentre l’opposto emerge per Cina, Giappone e Corea. 2) La concentrazione di risorse in obiettivi strategici (mission-oriented) è indebolita, ad indicare un affievolimento di attenzione sulla necessità di provvedere a risorse per le sfide di fondo da affrontare. 3) Viene rilevata una relativa despecializzazione dell’EU nelle tecnologie basilari per la transizione energetica, situandosi ben lontana dal raggiungimento di un livello soddisfacente di specializzazione.
Emerge quindi un mismatch tra direttrici assunte ed esigenze imposte da dinamiche ambientale cariche di effetti deleteri irrisolvibili nel breve periodo. Occorre dunque prendere consapevolezza dell’urgenza di rivedere priorità e ridefinire gli orientamenti delle risorse (si veda anche Lombardi, 2025).
Dalla difesa comune alla capacità di agire: l’evoluzione dell’autonomia strategica
L’autonomia strategica compare nei documenti europei dal 2013, quando un documento dell’European Council (2013: 7) sostiene: “Europe needs a more integrated, sustainable, innovative and competitive defence technological and industrial base (EDTIB) to develop and sustain defence capabilities. This can also enhance its strategic autonomy and its ability to act with partners”. Il concetto è fino ad oggi al centro di un dibattito che assume un significato peculiare, dati mutamenti profondi in atto negli ultimi due decenni. Se all’inizio esso è essenzialmente connesso ad una prospettiva militare, all’inizio di questo decennio ha assunto una valenza più propriamente economica, essendo messo in relazione al funzionamento dei mercati, all’interno di una visione europea integrata, “inward and forwad looking”, ovvero diretta a correlazione macro-obiettivi interni e adattamento strategico verso dinamiche esogene, in breve “open strategic autonomy” (EC, 2021c: 4) (Fig. 4)
Fig. 4
Fonte: EC, 2021c
Come mette in evidenza Charlotte Beaucillon (2021: 420), si tratta di una visione che privilegia un ruolo attivo da protagonista dell’UE, senza dipendere da partnership, cioè come “self-standing global actor”, quindi capace di ridurre la dipendenza da altri attori attraverso la creazione delle capacità appropriate (ivi: 422). Non bisogna confondere autonomia strategica con la sovranità, come giustamente sostiene un elaborato dell’Istituto di Affari Internazionali (Tocci, 2021). bensì –ci permettiamo di sottolineare- come proprietà emergente di un dinamico sistema socio-tecnico europeo, basato su alcuni elementi basilari: una visione politica comune, volontà politica e adeguate capacità per realizzarle mediante risorse materiali e immateriali, pubbliche e private, costantemente alimentate da collaborazioni paritarie a livello internazionale.
La complessità storica e geopolitica dell’unificazione europea
L’Unione Europea si trova di fronte ad una nuova sfida e ad un nuovo capitolo della sua Storia. Esempi di creazione di entità sovrastatali similari alla UE nel passato non ci sono mai stati, ma solo qualche situazione analoga, e.g. la creazione della Repubblica Romana e del consolato (questa analogia verrà spiegato successivamente). Dopo la seconda guerra mondiale la UE non ha potuto non tenere conto delle due guerre mondiali e dei secoli passati, che l’hanno vista protagonista nel mondo, sia per i suoi imperi coloniali che per le continue guerre svoltesi nel continente. Le memorie collettive di popoli e nazioni e le differenze linguistiche non si possono cancellare dall’oggi al domani, quindi occorre un lento processo di elaborazione di una coscienza continentale e cambi di atteggiamenti collettivi. In generale la creazione e l’evoluzione della UE è un evento incredibilmente nuovo nel panorama mondiale, sottovalutato dai suoi detrattori (quasi snobbato, forse perché nostalgici dei nazionalismi) e sopravvalutato dai suoi sostenitori, incapaci di analizzare la complessità della Storia. Coloro che criticano e bollano come inesistente e ininfluente la UE, da certi punti di vista, sono molto più lucidi nell’analizzare alcuni aspetti critici della UE, ma non riescono ad elaborare una visione di lungo periodo e non vedono la potenzialità di tale continente come i loro sostenitori.
In breve, abbiamo due tendenze:
- i “pro-UE” ritengono che la critica demolitrice della UE provenga da ignoranza pura e sottolineano le effettive potenzialità nel lungo periodo, per cui tutti i cittadini della UE dovrebbe combattere per esse, ma, essi mancano di profondità storica.
- “I detrattori” analizzano le difficoltà effettive storiche, ma non hanno visione del lungo periodo.
Come sempre: “ in medio stat virtus”. Non sapremo che cosa sarà la UE, anche perché nella Storia non si è mai avuta una unione continentale senza un gruppo o un ceppo che ha dominato sugli altri.
La Repubblica Romana era formata da una miriade di gruppi latini, che avevano loro eserciti, avevano una unica Amministrazione economica presso la città di Roma ed erano in una sorta di libero scambio nel Centro-Sud Italia. Quando Annibale invase l’Italia, questi gruppi/federazioni latine ed indoeuropee si trovarono uniti nel combattere le armate cartaginesi, compattando il sistema italiota, ma nel futuro ci sarebbe stata la guerra civile sannitica, durante la quale il Centro-Sud Italia fu devastato fino a unificare con la violenza il blocco delle popolazioni dello stesso Centro- Sud Italia. L’impero cartaginese era una minaccia, ma si trattava di uno scontro alla fine fra due imperi. L’odierna Ue, malgrado federi diverse nazioni aliquo modo dagli inizi della Roma repubblicana, sta vivendo una evoluzione completamente diversa. Due imperi (americano e russo) sono ai suoi confini e cercano di esercitare una grande influenza su di essa.
Tecnologia, risorse e diplomazia come pilastri dell’autonomia europea
Dunque l’autonomia strategica europea è fortemente minacciata, ma su cosa si può basare quest’ ultima? Henry Kissinger (libro Ordine Mondiale) sostiene che questa è l’era della Tecnologia ed infatti proprio grazie a Know How tecnologico la UE può essere un player mondiale. Non dimentichiamo che la UE è una unione parzialmente economica -non fiscale, nè del tutto finanziaria- e ciascuna nazione ha multinazionali che alternano i rapporti fra loro come fornitori- clienti e competitori.
Le Nazioni hanno protocolli condivisi su temi umanitari, ma Costituzioni differenti, hanno ottimi scambi universitari, anche se i programmi scolastici sono differenti e, soprattutto, hanno eserciti disomogenei. Quest’ultimo passaggio è cruciale per comprendere come l’uso di tecnologie militari (Dual Use, Munition List, ITAR, quindi impiego diffuso dell’intelligenza artificiale) dipende da accordi tra singoli Paesi e non tra UE–altri paesi del mondo. La gestione di queste tecnologie passa attraverso una capillare raccolta di informazioni di Supply Chain, inimmaginabile fino al secolo scorso e gestibile sono attraverso la tecnologia informatica (numerica, per usare un linguaggio più appropriato).
Nell’odierno mondo fisico-cibernetico (Lombardi, 2021), il sistema europeo -pieno di contraddizioni- ma non ha altra alternativa che continuare in un programma di unione, dal momento che oggi la Finanza, settore che ha esercitato una grande influenza nel mondo grazie alla tecnologia, può tranquillamente, attraverso i capitali che sposta, estrarre tutta la ricchezza delle singole nazioni europee.
Se le Nazioni della UE vogliono avere un futuro strategico devono perseverare nella loro unione, che è strategica per loro stessi: il loro futuro nell’immediato deve basarsi sulla padronanza di tecnologie di IA, aerospazio, tecnologie rinnovabili e tecnologia miliari. In ambito aerospaziale, solo la UE è riuscita a posarsi su una cometa: ciò significa che si possono sviluppare competenze e sinergie inimmaginabili. Il Pianeta Terra, inoltre, ci fa riflettere sul fatto che il Mondo non sarà eterno e l’uomo sta apportando modifiche alla Natura, per cui è imperativo ineludibile avere padronanza delle fonti di energia rinnovabile. Per lo sviluppo tecnologico, inoltre, non si può fare a meno di usare materie prime come petrolio, uranio, litio e terre rare (non solo per tecnologia IT, ma anche per energia rinnovabile).
Queste ultime sono fonti di decisioni strategiche per Stati, come testimoniano gli Shock Petroliferi (v. Petrolio di Leonardo Maugeri), che avrebbero da tempo dovuto far riflettere le élites europee sul fatto che è il momento di rispolverare la Signora delle relazioni umane, di Nazioni e Imperi: la Diplomazia. Quest’ultima attraverso un sapiente uso della Real Politik può aiutare a superare il concetto di lebensraum (“spazio vitale”) dei singoli paesi UE, e.g. l’est-Europa per la Germania e l’Africa per la Francia (il passaggio dall’Italia è fondamentale). Il mondo è troppo interconnesso per fare a meno gli uni degli altri e la UE si trova davanti a nuove sfide dettate da alleati e da Imperi che la proteggono. La UE ad oggi deve guardare all’Oriente con un’ottica nuova, in quanto questa parte del mondo sta attuando dei cambiamenti che la pongono come uno dei baricentri fondamentali.
Il cimitero degli imperi e il futuro dell’Europa
C’è un luogo sulla Terra chiamato il cimitero degli imperi, dove quest’ultimi perdono la loro anima: l’Afghanistan, stato inventato e terra popolata da tribù. Alessandro Magno perse lì, forse, il suo slancio propulsore.
L’impero mongolo lo conquistò e lo dominò solo apparentemente finché non si disgregò il kanato di Kabul. Persiani e Impero Moghul segnarono lì le loro rovine.
Poi arrivarono due Imperi, Britannico e Russo, che si arenarono: il primo iniziò da lì il lento abbandono e mai accettato ritiro delle colonie, mentre l’ultimo dovette intervenire naufragando in quelle terre quando divenne URSS. Kipling sostiene nelle sue poesie che l’impero romano si incarna via via sotto varie forme (Britannico, Francese, Ottomano, Russo e ora americano). T.S. Eliot sostiene che stiamo ancora vivendo la decadenza dell’Impero di Roma. Jorge Luis Borges, concorde con i primi due, sostiene che l’Europa e il Mediterraneo sono sempre il centro del Mondo. Se l’impero Americano (Washington sarebbe la Quarta Roma) è davvero una nuova proiezione dell’Impero Romano nel tempo, allora quello che non è avvenuto in passato, è accaduto ai nostri giorni: l’America è caduta a Kabul e ha perso la sua anima; la Cina ora sta entrando in quelle terre, fino ad oggi nella Storia se ne era tenuta a debita distanza. La letteratura ci dà immagini e serve per avere impatti sulla nostra immaginazione, ma andando oltre alla grande letteratura, les Encyclopédistes del XVIII Secolo ci insegnano a studiare, ricercare, analizzare e infine a dubitare.
Specialmente nei periodi di profonda trasformazione come quello che stiamo vivendo.
Bibliografia
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- Carnegie Endowment for International Peace -Stewart P., et al.- , 2025, BRICS Expansion and the Future of World Order: Perspectives from Member States, Partners, and Aspirants.
- Crespi F., Cerra R., Zezza F., 2025, Coopetitive Technological Sovereignty: A Strategy to Reconcile International Collaboration with Knowledge and Economic Security, Intereconomics, 60(2), 73-80.
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- World Inequality Lab –Neef T. e Sodano A.- 2022, Inequality Trends in Europe – Issue Brief 2022/04, October.
- World Inequality Lab., Chancel L. et al., 2022, World Inequality Report.
[1] Le loro dichiarazioni, supportate anche da ricerche delle società che dirigono, sono in AXIOS (2025.
[2] Per un’analisi sistematica a livello mondiale si veda Chancel et al. (2022), Oxfam (2024). Per l’Europa si veda World Inequality Lab (2022) e Istat (2025).
[3] Wolf (2025b) afferma che “perhaps not even Trump knows” come le tariffe evolveranno. Durante la stesura stesura di queste note è arrivata la notizia di un accordo Usa-Cina, ma non manca il consueto alone di incertezza in merito a probabili sorprese nell’immediato futuro.
[4] Gli altri 4 punti del programma rafforzano questa affermazione, corredandola con impegni in tema di sviluppo delle competenze, delle infrastrutture e delle risorse materiali critiche, decisive per affrontare le sfide indotte dalla competizione in un mondo digitalizzato.
[5] Esempi: ARPANET, all’origine di Internet, GPS.
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