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L’ascesa dei buyback segna il declino dei dividendi « LMF Lamiafinanza


– I riacquisti di azioni sono diventati il metodo preferito per la restituzione del capitale

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– Sollievo dopo l’annullamento della tassa di ritenuta prevista dal “Big Beautiful Bill” statunitense

– Con il calo dei rendimenti obbligazionari, i flussi si stanno spostando dal credito alle azioni

Il valore dei riacquisti di azioni (“buyback”) è aumentato fino a raggiungere 1.000 miliardi di dollari all’anno negli Stati Uniti dal 2021, con il duplice scopo di evitare la necessità di distribuire regolarmente liquidità attraverso i dividendi e di aumentare al contempo in via artificiale gli utili per azione e il prezzo delle azioni stesse. Inoltre, in alcune giurisdizioni i buyback godono di vantaggi fiscali.

I dividendi annuali, corrisposti in percentuale delle partecipazioni azionarie, sono da secoli il mezzo più tradizionale per distribuire i profitti di una società agli azionisti; il primo pagamento noto è stato effettuato dalla Compagnia olandese delle Indie orientali nel 1602. I dividendi sono spesso considerati un simbolo dello stato di salute di un’azienda, mentre i tagli delle distribuzioni segnalano che un’impresa stenta a generare profitti, e sono ritenuti inflessibili.

A livello strutturale, dal 2008 le imprese hanno in genere dimostrato una crescente preferenza per i riacquisti di azioni proprie. Ciò è dovuto in parte al fatto che i programmi di buyback sono più flessibili e spesso hanno tempistiche definite. Inoltre, esercitano minore pressione sui team manageriali in termini di incertezza associata ad altre opzioni come l’investimento o le operazioni di M&A.

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In genere le quotazioni azionarie scendono bruscamente in seguito a una riduzione dei dividendi, quindi le aziende sono meno disposte a incrementarli dopo periodi di utili sostanziosi.

Il rapporto tra dividendi e riacquisti di azioni può dipendere dai regimi fiscali dei singoli paesi. Negli Stati Uniti, i buyback sono generalmente considerati più efficienti dal punto di vista fiscale rispetto ai dividendi per il modo in cui sono tassati.

Variazioni regionali

Al di fuori degli Stati Uniti, i riacquisti di azioni sono diventati più frequenti anche in Giappone e in Europa. In Giappone hanno subito un’accelerazione dopo che la Borsa di Tokyo ha annunciato, nel marzo 2023, che le società avrebbero dovuto adoperarsi per migliorare il ritorno di capitale agli azionisti, con un conseguente aumento del payout ratio medio dal 57,1% nel 2023 al 67,4% nel 2024.

Le più modeste valutazioni europee hanno sostenuto la crescita dei programmi di buyback in Europa. Se le imprese europee ritengono che le loro quotazioni azionarie siano strutturalmente scontate rispetto ad altre regioni, potrebbe essere sensato dal loro punto di vista continuare a destinare la liquidità in eccesso ai riacquisti di azioni.

Per il momento i riacquisti si sono concentrati nelle banche e nelle imprese energetiche, ma è possibile che queste operazioni comincino a diffondersi in altri settori, poiché notiamo un approccio più disciplinato all’allocazione del capitale in Europa.

Un bel cambiamento nel “Big Beautiful Bill”

Nel frattempo, gli investitori hanno tirato un sospiro di sollievo per l’eliminazione dal “Big Beautiful Bill” della ritenuta alla fonte sui dividendi pagati agli investitori esteri. I membri del Congresso degli Stati Uniti si sono opposti all’idea, temendo che avrebbe incentivato ulteriori deflussi di capitali dal Paese qualora fosse stata approvata.

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Dopo la ‘strumentalizzazione’ del dollaro all’inizio della guerra in Ucraina e la politica tariffaria aggressiva di Trump, l’eccezionalismo statunitense è più che mai sotto i riflettori.

Alcuni investitori hanno già cominciato a ‘votare con i piedi’, come evidenziato dalla diminuzione degli investimenti diretti esteri negli Stati Uniti e dal calo del numero di investitori stranieri che detengono titoli azionari USA.

L’abrogazione piuttosto improvvisa di questa cosiddetta ‘revenge tax’ sottolinea l’importanza per gli investitori di non reagire scompostamente alle proposte politiche iniziali di Trump, dal momento che queste tendono ad essere annacquate o eliminate.

Dividendi e cedole obbligazionarie

Con la minaccia della tassa alla fonte ormai scongiurata, è probabile che gli investitori continuino a spostarsi dai rendimenti obbligazionari verso le fonti di reddito regolari ancora offerte dai dividendi. Mentre i dividendi tendono a salire costantemente, i rendimenti obbligazionari sono scesi a causa della riduzione dei tassi di interesse.

Gli investitori alla ricerca di pagamenti regolari in contanti (come i pensionati) considerano interessanti sia le cedole obbligazionarie che i dividendi. Dal momento che i tassi d’interesse e le aspettative su questi ultimi hanno iniziato a scendere, osserviamo una migrazione dal reddito obbligazionario a quello azionario, come dimostrato dai flussi di fondi negli ultimi 18 mesi.

In questa fase del ciclo di mercato, le strategie di reddito alternative, come l’uso di covered call per trarre vantaggio dai futuri aumenti dei prezzi, cominciano a sembrare più interessanti. Nei periodi di maggiore volatilità, e a fronte di premi sufficientemente appetibili, cercheremo opportunità tattiche per vendere opzioni call nell’ambito delle nostre strategie di reddito. Se da un lato questo approccio riduce il potenziale di rialzo, dall’altro può incrementare il reddito, offrire distribuzioni più stabili e fornire una certa protezione dai ribassi.

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