Le malattie cardiovascolari restano in cima alle cause di morte in Italia, con oltre 217 mila decessi registrati nel solo 2021: il 30,8% del totale. Numeri allarmanti che si riflettono non solo in termini di salute pubblica, ma anche di sostenibilità economica, con un costo stimato di circa 2 miliardi di euro l’anno per il Servizio Sanitario Nazionale attribuibile alla scarsa aderenza terapeutica.
Proprio per dare una risposta concreta a questa emergenza, è stato presentato martedì 15 luglio al Senato, nel corso di una conferenza stampa promossa dalla Senatrice Elena Murelli, il Policy Act “Salute cardiovascolare: un impegno comune per migliorare la prevenzione e l’aderenza terapeutica”. Un documento frutto del lavoro condiviso tra istituzioni, clinici, esperti di sanità pubblica, società scientifiche e associazioni di pazienti, in collaborazione con Daiichi Sankyo Italia. Il testo indica chiaramente la necessità di un approccio integrato, capace di tenere insieme prevenzione, trattamento, consapevolezza e sostenibilità del sistema sanitario.
La Senatrice Murelli ha ricordato come l’aderenza ai trattamenti rappresenti una delle sfide più complesse ma anche più urgenti: “Patologie come l’infarto e l’ictus continuano ad avere un impatto devastante, spesso proprio perché le terapie non vengono seguite correttamente. Dobbiamo lavorare affinché ogni paziente sia messo nella condizione di comprendere e seguire il proprio percorso di cura, attraverso strumenti educativi, supporto continuo e un sistema sanitario territoriale più vicino alle persone.”
Il documento individua sette direttrici strategiche per migliorare la risposta complessiva del sistema: dall’inserimento dell’aderenza terapeutica nei Livelli Essenziali di Assistenza all’attivazione di screening nazionali mirati alla fascia 40-70 anni, fino a programmi di prevenzione specifici per le donne. Grande attenzione viene posta anche al rafforzamento della sanità territoriale, all’alfabetizzazione sanitaria, al follow-up multidisciplinare dei pazienti e al ricorso diffuso alla telemedicina e all’innovazione digitale per rendere le cure più accessibili, personalizzate ed efficaci.
Ma non si tratta solo di un documento tecnico. A partire da settembre, queste proposte viaggeranno attraverso l’Italia con un Roadshow itinerante che toccherà Lazio, Piemonte e Sicilia. La campagna, dal titolo evocativo “Il tuo cuore nelle tue mani”, coinvolgerà istituzioni locali, clinici e cittadini in un dialogo aperto e concreto sulla prevenzione cardiovascolare. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di diffondere capillarmente i contenuti del Policy Act e di stimolare un confronto costruttivo tra i territori e i decisori locali. Ogni tappa sarà un’occasione per sensibilizzare la popolazione, ascoltare le esigenze specifiche delle comunità e rafforzare la consapevolezza sull’importanza della prevenzione e dell’aderenza terapeutica, avvicinando la sanità pubblica ai cittadini.
“Un progetto itinerante come questo – ha commentato Fabio Romeo, Sr Medical & Value and Access Director di Daiichi Sankyo Italia – ci permette di portare il confronto nei territori, favorendo una partecipazione attiva da parte di tutti gli attori coinvolti. Ci auguriamo una risposta forte fin dalla prima tappa di Roma.”
A ribadire la complessità del fenomeno e l’importanza di strategie concrete, sono intervenuti anche numerosi esperti del settore. Il professor Francesco Barillà, presidente della Fondazione di Cardiologia “Il Cuore Siamo Noi” ETS, ha evidenziato come la scarsa aderenza alle terapie vada considerata a tutti gli effetti un fattore di rischio, poiché incide direttamente sulla probabilità di eventi cardiovascolari gravi. “È fondamentale – ha sottolineato – che i pazienti siano pienamente consapevoli del valore delle cure e dei benefici che possono avere sulla qualità della vita. Anche la scelta dei farmaci, il loro dosaggio e l’orario di somministrazione devono essere adattati alla quotidianità del paziente, così da favorire la continuità terapeutica e prevenire le ospedalizzazioni.”
Un altro aspetto spesso sottovalutato riguarda le differenze di genere. Secondo Gaetano D’Ambrosio, referente dell’area cronicità della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), le donne tendono ad aderire meno ai trattamenti cardiovascolari, anche in fase di prevenzione secondaria, per ragioni che vanno dal contesto culturale fino alla personalizzazione ancora insufficiente delle cure. “Il ruolo del medico di famiglia – ha spiegato – è centrale nel colmare questo divario: serve ascolto, educazione sanitaria e una presa in carico proattiva e personalizzata, che sfrutti ogni occasione di contatto per rafforzare la consapevolezza e l’empowerment della paziente.”
Fabrizio Oliva, past president dell’ANMCO, ha invece rimarcato l’urgenza di lavorare anche sulla prevenzione primaria, agendo precocemente sui fattori di rischio. “Serve un collegamento stabile e bidirezionale tra ospedale e territorio, con reti assistenziali in grado di rispondere alle esigenze locali. Le campagne educative dovrebbero entrare a scuola, nei luoghi di lavoro, nei contesti quotidiani. La medicina digitale può essere un ponte tra i livelli di cura, ma va sostenuta da una reale integrazione professionale e organizzativa”.
L’importanza di rafforzare la consapevolezza nella popolazione emerge anche da un’indagine recente della Fondazione Italiana per il Cuore: solo un italiano su due sa che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte, e tra chi si sente al sicuro, molti presentano in realtà un rischio elevato. A peggiorare la situazione, stili di vita scorretti, sovrappeso diffuso, e scarsa attenzione ai controlli clinici.
Tutto ciò conferma come la promozione dell’aderenza – sia terapeutica che comportamentale – non è solo una buona pratica clinica, ma una vera scelta strategica per il futuro della sanità pubblica. Aumentare anche solo del 15% l’aderenza alle terapie permetterebbe di risparmiare oltre 300 milioni di euro ogni anno, senza contare i costi sociali indiretti, come le giornate lavorative perse o le ospedalizzazioni evitabili. Più ancora, significherebbe salvare vite, migliorare la qualità della cura e restituire alle persone il potere di prendersi davvero cura del proprio cuore.
Riprese e montaggio a cura di Simone Zivillica
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