Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Bilancio europeo 2028-2034: cosa cambia


Le cifre sono altisonanti, ma la dimensione del budget è la stessa. Muta però la distribuzione: sono i governi nazionali a decidere dove vanno le risorse per Pac e coesione. Più soldi per la competitività, l’Ucraina e paesi candidati all’adesione.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Podcast generato con l’intelligenza artificiale sui contenuti di questo articolo, supervisionato e controllato dal desk de lavoce.info

La proposta di bilancio europeo 2028-2034

La presidente Ursula von der Leyen ha presentato il 16 luglio 2025 la proposta della Commissione per il prossimo bilancio della Unione europea (il “quadro programmatico pluriannuale”) che copre gli anni dal 2028 al 2034.

Già il fatto che la Commissione presenti, nel luglio del 2025, un progetto che predefinisce i principali ambiti di spesa fino al 2034, dà un’idea delle rigidità dell’attuale meccanismo di programmazione del bilancio della Ue. In più, la proposta della Commissione è solo l’overture di un complesso e lungo meccanismo di negoziazione che coinvolgerà, anche i paesi membri, che devono approvarlo all’unanimità, il Parlamento europeo, che dovrà dare l’approvazione definitiva, e i parlamenti nazionali, per l’approvazione dello stanziamento finale (la “decisione sulle risorse proprie dell’Ue”).

Il processo generalmente dura due anni, cioè fino alla fine del ciclo di programmazione precedente, ma questa volta rischia di prolungarsi ancora di più per il difficile consenso su molte novità introdotte. Considerate le rigidità istituzionali esistenti, va comunque dato atto alla presidente di aver fatto uno sforzo considerevole per cercare di svecchiare il bilancio europeo, focalizzandolo sulle nuove priorità e cercando di renderlo, nei limiti del possibile, più flessibile.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Un budget da 1800 miliardi

Per quello che riguarda la dimensione del bilancio complessivo, la proposta a prima vista fa impressione: oltre 1.800 miliardi di euro, contro un finanziamento di poco superiore ai 1.200 miliardi nel ciclo di programmazione precedente, 2021-2027. Ma si tratta di un’illusione monetaria. C’è stato un forte shock inflazionistico nel 2022-2023 che ha ridotto il valore reale del denaro, e in rapporto al reddito nazionale lordo (Rnn, che è il parametro utilizzato nella Ue per calcolare i contributi degli stati) il prossimo bilancio dovrebbe collocarsi attorno all’1,26 per cento, solo in lieve crescita rispetto all’1,12 per cento del periodo 2021-2027. Non solo, Siccome i paesi europei sembrano aver deciso definitivamente di non rinnovare i debiti accesi dalla Ue per finanziare il Next Generation EU dopo la pandemia, lo stanziamento dovrebbe coprire anche i rimborsi relativi, che sono stimati in 168 miliardi nel periodo. Tolti questi, il nuovo bilancio pluriennale nel 2028-2034 dovrebbe assestarsi a circa l’1,15 per cento del Rnn europeo, una percentuale praticamente identica a quella del 2021-2027.

Generalmente, poi, gli stati membri si mettono d’accordo su una cifra inferiore a quanto inizialmente proposto dalla Commissione, quindi non è impossibile che in termini di capacità di spesa effettiva il bilancio 2028-2034 finisca con l’essere inferiore a quello precedente. Bisognerà vedere che farà il Parlamento europeo, tendenzialmente non disponibile ad accettare riduzioni nelle risorse e il cui voto favorevole nel passaggio finale del percorso di approvazione è essenziale.

Novità su Pac e coesione

La vera novità del bilancio 2028-2034, però, non sta tanto nelle dimensioni, quanto nella distribuzione prevista delle risorse. I fondi per la politica agricola comune (Pac) e per la politica di coesione, che tradizionalmente coprono il 70 per cento del bilancio europeo, vengono nettamente ridimensionati, fino a coprire solo circa il 45 per cento di quello futuro. Non solo: si prevede di cambiare radicalmente anche i meccanismi per la loro distribuzione.

Il nuovo fondo da 850 miliardi, che ingloberà, oltre alla Pac e alla coesione, anche i fondi per l’immigrazione e i controlli della frontiera, verrà distribuito tra i paesi e direttamente gestito dai governi nazionali che potranno utilizzarli con maggiore flessibilità rispetto al passato. Per accedere ai fondi, gli stati dovranno presentare piani nazionali e regionali che verranno vagliati e monitorati dalla Commissione, seguendo in sostanza il modello Pnrr. Questo significa escludere le regioni e il Parlamento europeo dalla gestione diretta dei fondi, riportandola in ambito nazionale. L’introduzione di una serie di paletti nella distribuzione dei fondi è prevista per evitare uno shock eccessivo (almeno 300 miliardi alla Pac, almeno 218 miliardi alle regioni povere, almeno 82 miliardi per i progetti intergenerazionali, almeno 34 all’immigrazione, almeno il 14 per cento del fondo per progetti sociali e così), ma resta il fatto che si tratta di una modifica radicale rispetto al passato, che già incontra forti opposizioni fra i soggetti penalizzati. Si vedrà come andrà a finire. Certo, va detto che sia la politica agricola che quella di coesione non hanno dato in passato una gran prova di sé.

Al netto ridimensionamento delle spese nei settori tradizionali, corrisponde invece un forte innalzamento della spesa per la competitività e le nuove politiche europee, con un fondo apposito di 410 miliardi. Si tratta di risorse nettamente inferiori agli 800 miliardi stimati come necessari nel rapporto Draghi. ma comunque rilevanti: 130 miliardi per difesa e spazio, 175 per il programma Horizon, 67 per decarbonizzazione, 55 per il digitale e così via. Altri 41 miliardi sono dedicati al rafforzamento del programma Erasmus.

Il terzo capitolo è dedicato a “Global Europe”, 200 miliardi da spendere per gli impegni internazionali e per i paesi candidati ad entrare a far parte dell’Ue, a cui si aggiungono 100 miliardi per l’Ucraina. Di nuovo, un netto incremento rispetto al passato, in buona parte a vantaggio di paesi che attualmente non fanno parte della Ue. Il bilancio si chiude con la previsione di 118 miliardi per le spese amministrative e di personale della Commissione.

Microcredito

per le aziende

 

Dulcis in fondo, è anche previsto un meccanismo di finanziamento eccezionale che può essere attivato in condizioni di crisi e che consentirebbe, emettendo debito comune, di effettuare prestiti ai paesi che ne hanno bisogno fino a 400 miliardi. Ovviamente, stati come la Germania e l’Olanda hanno già manifestato la loro opposizione al progetto, ma questo fa parte della normale contrattazione politica.

La ricerca di nuove risorse

Un altro aspetto interessante della proposta della Commissione è che, per aumentare le possibilità di raggiungere il consenso degli stati, non prevede di richiedere ulteriori contributi ai paesi (in rapporto al loro Rnn) rispetto al periodo di programmazione precedente. Però da qualche parte le risorse bisogna trovarle: il progetto prevede così di rafforzare le entrate proprie della Ue, introducendo anche nuove imposte. In particolare, oltre al mantenimento delle risorse attuali (una quota degli Ets per 10 miliardi all’anno e la Cpbam per 1.4 miliardi), si prevede di introdurre una nuova accisa sui tabacchi (11 miliardi), un contributo, non meglio specificato, sulle grandi imprese europee (quelle con fatturato annuo superiore a 100 milioni) per 7 miliardi, e una nuova imposta sui rifiuti elettronici, che dovrebbe generare 15 miliardi di gettito all’anno. Inutile dire che queste proposte hanno già provocato una levata di scudi da parte dei settori coinvolti. Anche in questo caso vedremo come andrà a finire.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Massimo Bordignon



Si è laureato in Filosofia a Firenze e ha svolto studi di economia nel Regno Unito (MA, Essex; PhD, Warwick). Si occupa prevalentemente di temi di economia pubblica. Ha insegnato nelle Università di Birmingham, Bergamo, Brescia, Venezia e come visiting professor negli USA, in Svezia, Germania e Cina. Attualmente è professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’università Cattolica di Milano, dove ha diretto anche il Dipartimento di Economia e Finanza e la Doctoral School in Public Economics. Ha svolto e svolge tuttora attività di consulenza per enti pubblici nazionali e internazionali ed è stato membro di numerose commissioni governative, compresa la Commissione sulla Finanza Pubblica presso il Ministero del Tesoro nel 2007-8. È attualmente membro dell’European Fiscal Board, un comitato di consulenza del Presidente della Commissione Europea e Vicepresidente esecutivo dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica.



Source link

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Prestito personale

Delibera veloce