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chi chiude, chi resiste, chi rinasce


In Italia, solo il 59,7% della popolazione può accedere a un fruttivendolo entro 15 minuti a piedi. Un dato che, letto insieme al 61,4% per i supermercati (dove però si può fare la spesa completa) e al 44,1% per i panifici, racconta una disuguaglianza territoriale nell’accesso ai beni alimentari essenziali. 

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Lo ha evidenziato Unioncamere durante l’audizione alla Camera dei Deputati sulla proposta di legge per le “zone del commercio nei centri storici”, sottolineando come questa disparità colpisca soprattutto anziani, famiglie senza auto e persone fragili.

I numeri drammatici del piccolo commercio al dettaglio nei piccoli comuni 

Questi i numeri presentati da Unioncamere. A fine 2024, nel nostro Paese si contano 5.523 comuni con al massimo 5mila residenti, per un totale di oltre 9,6 milioni di abitanti. Tuttavia, l’accesso ai servizi commerciali essenziali risulta fortemente disomogeneo: la densità di unità locali del commercio al dettaglio nei piccoli comuni è di 9,24 ogni 1.000 abitanti, con un ritardo del 12,8% rispetto alla media nazionale.

Sono 425 i comuni che risultano privi di esercizi alimentari, con un impatto su quasi 170mila abitanti, caratterizzati da un indice di vecchiaia pari a 276,0, più alto del 32,9% rispetto alla media nazionale. 

Infine, in 1.124 comuni è presente al massimo un’attività commerciale alimentare, coinvolgendo oltre 630mila residenti. L’indice di vecchiaia in questi comuni raggiunge il valore di 266,1, superiore del 28,1% rispetto alla media nazionale.

La nuova geografia dell’ortofrutta: il ruolo degli stranieri

Ma c’è anche un altro volto, più resiliente, del commercio ortofrutticolo. Soprattutto nelle grandi città, ma non solo, sono sempre di più i negozi gestiti dagli stranieri.  A Genova, secondo uno studio di Ascom, nel 2023 c’erano 513 negozi di ortofrutta, di cui 241 gestiti da stranieri. Nel 2024 sono saliti a 550, con 267 gestiti da stranieri. Un aumento di 37 unità, 26 delle quali attribuibili a operatori stranieri.

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Questi negozi, spesso aperti fino a tarda notte e nei festivi, riescono a sostenersi grazie a strutture familiari e a una flessibilità operativa che i commercianti italiani faticano a replicare. Vendono frutta e verdura, ma anche prodotti di uso quotidiano: bibite, cioccolata, pasta. Sono mini botteghe di prossimità, che ricordano quelle dei nostri nonni. Un fenomeno che non piace ai commercianti italiani, a Genova hanno chiesto interventi alle autorità, ma è la realtà che risponde alle esigenze di chi deve fare la spesa nelle ore serali, se non notturne. L’ancora di salvezza sotto casa. 

Yasir e Mabrouk: storie di fiducia e servizio

Nel bolognese, Yasir Shabir Mohammed, fruttivendolo pakistano dal 1989 ha costruito una rete importante partendo da piazza Aldrovandi nel centro di Bologna. Oggi gestisce otto punti vendita, ha 15 dipendenti e un box al mercato all’ingrosso Caab. “Il cliente deve entrare con gli occhi chiusi, devi fare tu la spesa per lui. Se divampano le fiamme, prima servo il cliente e poi le spengo”. 

A pochi metri dai suoi tunnel di coltivazione, Mabrouk, produttore e venditore di origine tunisina, incarna la filosofia dell’atto di fiducia: “Se sbaglio un prodotto, te ne offro un altro. Offro sicurezza, non ti frego”. Scene rare, dove il commercio diventa relazione, ascolto, assaggio. 

Sono due storie di successo quelle di Yasir e Mabrouk, entrambe documentate da myfruit.it,  stranieri ma  ben inseriti nelle comunità locali dove lavorano. Il futuro dei fruttivendoli arriva da oltre i nostri confini.  

Quando la viabilità uccide il commercio, il fruttivendolo che ora lavora su OnlyFans

La crisi dei fruttivendoli non è solo questione di numeri e di opportunità. È anche una storia di accesso e di fruizione sul piano urbanistico. Come quella che ha spinto Denis Garzon, fruttivendolo 45enne di Recoaro Terme, a lasciare la storica attività di famiglia per un lavoro su OnlyFans. Il motivo? Una pista ciclabile, iniziativa lodevole e ben vengano questi interventi, che ha eliminato i parcheggi nella via dove operava. “In quella strada ci sono solo tre attività: il negozio di frutta e verdura, un bar e il salone da parrucchiera di mia cugina. Tutti penalizzati” ha raccontato ai giornalisti. 

Scelte come queste, insieme a parcheggi insufficienti e assenza di politiche di sostegno, portano alla chiusura di botteghe che rappresentano un presidio sociale e alimentare. Eppure, queste storie finiscono spesso in poche righe sulla cronaca locale, mentre la stampa generalista le ignora o le trasforma in notizie di colore come nel caso del fruttivendolo finito su OnlyFans. 

Chi rinasce con i social e i servizi 

Se Denis ha preferito OnlyFans c’è chi è rinato puntando sulla qualità dei prodotti e l’offerta dei servizi: spesa a domicilio o fornitura al settore Horeca. Abbiamo scritto di Mario Patteri, qui l’articolo, che oltre su queste azioni punta sulla comunicazione. Sui social, Mario è uno dei tantissimi, dove elenca i prodotti e il prezzo. Immagini e informazioni che attirano e spingono alla spesa come il volantino dei supermercati ma realizzato con un telefonino. E l’invenduto? Si valorizza con l’App anti spreco Too Good To Go

La Regione Emilia-Romagna ha destinato 14 milioni alle imprese dei centri storici 

Nascono i primi 63 hub urbani e di prossimità per ridare vita ai centri storici e ai borghi in Emilia Romagna. Tutte le nuove aree, che saranno iscritte nell’elenco regionale, potranno concorrere all’assegnazione dei 14 milioni  in arrivo grazie a un bando della Regione in uscita entro la fine dell’anno. 

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Risorse destinate ai Comuni, per la riqualificazione delle aree e l’accessibilità degli hub riconosciuti, lo sviluppo innovativo e sostenibile delle imprese insediate o da insediarsi nell’area, con particolare attenzione all’imprenditoria giovanile e femminile e per attività ed iniziative di promozione delle attività, in stretta relazione con le strategie delle città e dei territori.



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