Nel cuore di smartphone, auto elettriche, turbine eoliche e tecnologie emergenti si annida una risorsa ancora poco nota al grande pubblico, ma cruciale per il futuro dell’economia globale: le terre rare. Pur rappresentando una piccola porzione della crosta terrestre, questi 17 elementi chimici sono alla base della rivoluzione digitale e della transizione ecologica.
Il loro valore strategico porta però con sé una serie si sfide tutt’altro che semplici da gestire: dalla concentrazione delle forniture in aree geopoliticamente sensibili, agli impatti ambientali dell’estrazione, fino alla necessità di una governance trasparente e sostenibile dell’approvvigionamento. In un contesto in cui i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) costituiscono la bussola per le imprese, gli investitori e i policymaker, comprendere il ruolo delle terre rare significa sgrovigliare uno dei nodi più delicati dell’innovazione responsabile.
In questo approfondimento, esploriamo cosa sono le terre rare, dove si trovano, a cosa servono e perché rappresentano una sfida cruciale per il futuro del pianeta e gli equilibri economici globali.
Cosa si intende per terre rare
Con il termine terre rare si indica un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, suddivisi in 15 lantanoidi (da lantanio a lutezio), più scandio e ittrio, che condividono caratteristiche chimiche simili. Nonostante il nome possa suggerire una disponibilità estremamente limitata, queste sostanze non sono intrinsecamente rare nel senso geologico: sono presenti in molte parti del mondo, ma non si trovano mai in forma concentrata o pura, rendendone difficile ed energivoro il processo di estrazione e raffinazione.
Il termine “rare” deriva infatti dalla complessità tecnica e ambientale della loro separazione dagli altri minerali e dalla loro concentrazione molto bassa nei giacimenti. Questa combinazione di disponibilità diffusa ma difficile accessibilità ha fatto delle terre rare una materia prima strategica e, in alcuni casi, critica, per numerose filiere industriali.
Dal punto di vista applicativo, le terre rare sono materiali abilitanti per un’ampia gamma di tecnologie ad alte prestazioni. Elementi come il neodimio e il disprosio sono utilizzati per la produzione di magneti permanenti ad alta efficienza, indispensabili nei motori elettrici e nei generatori eolici. Altri, come l’europio, il terbio o l’ittrio, sono essenziali per schermi LED, display a colori, laser industriali e sensori ottici. Alcuni trovano impiego nei catalizzatori industriali o nella fabbricazione di batterie avanzate, specialmente per veicoli elettrici e dispositivi elettronici.
Le terre rare rappresentano un elemento chiave per la transizione tecnologica e sostenibile, ma pongono anche importanti questioni legate alla sicurezza dell’approvvigionamento, alla tracciabilità della filiera e all’impatto ambientale delle attività estrattive. Comprendere cosa siano realmente e come funzionano è il primo passo per affrontare con consapevolezza le sfide ESG e industriali che le accompagnano.
Terre rare: dove si trovano
Le terre rare sono presenti in numerose aree del pianeta, ma solo in alcuni paesi esistono le condizioni tecnologiche, economiche e politiche per sfruttare i giacimenti su scala industriale. Attualmente, la Cina domina il mercato mondiale, sia in termini di produzione (oltre il 60% del totale mondiale) che di controllo delle attività di raffinazione e lavorazione a valle. Il gigante asiatico detiene inoltre più del 35% delle riserve conosciute e rappresenta l’anello centrale di molte supply chain globali legate all’elettronica, alle rinnovabili e alla mobilità elettrica.
Accanto alla Cina, anche Australia, Stati Uniti e Russia rappresentano attori strategici, con miniere attive e progetti di espansione in corso. L’Australia, in particolare, si distingue per l’approccio più trasparente e regolamentato. Gli Stati Uniti stanno invece cercando di ricostruire la propria autonomia industriale dopo decenni di dipendenza da Pechino, investendo in nuovi impianti di estrazione e raffinazione, come nel caso del sito di Mountain Pass in California.
Africa e America Latina, in particolare la Repubblica Democratica del Congo, il Sudafrica, il Brasile e recentemente anche il Greenland, sono considerate aree emergenti per lo sviluppo di miniere di terre rare. Tuttavia, in queste regioni si pongono importanti sfide legate alla governance, alla stabilità politica, ai diritti umani e all’impatto ambientale delle attività estrattive.
Per questo motivo, le imprese orientate ai criteri ESG devono valutare con attenzione i rischi di filiera e le opportunità offerte da progetti certificati o da iniziative multilaterali di tracciabilità e trasparenza.
La localizzazione geografica delle miniere di terre rare non è quindi solo una questione geologica, ma una leva strategica che influisce su scenari geopolitici, sicurezza degli approvvigionamenti, costi industriali e conformità normativa. In un mercato sempre più competitivo e regolato, mappare le fonti e diversificare i fornitori è diventato un imperativo per le aziende che operano nei settori tech, energetico e manifatturiero.
I principali Paesi produttori di terre rare
Paese | % Produzione Globale | % Riserve Globali | Stato della Filiera | Rischi ESG | Opportunità B2B |
---|---|---|---|---|---|
Cina | ~60% | ~35% | Completa (estrazione → raffinazione) | Alti impatti ambientali, scarsa trasparenza, diritti umani | Fornitura stabile, prezzi competitivi, ma alto rischio geopolitico |
Australia | ~10-12% | ~3% | Estrattiva avanzata, limitata raffinazione | Basso rischio sociale, alto controllo ambientale | Partner affidabile, conforme a criteri ESG |
Stati Uniti | ~10% | ~1-2% | Estrazione attiva, raffinazione in sviluppo | Medio impatto ambientale, governance solida | Potenziale reshoring e tracciabilità |
Russia | ~8% | ~10% | Buona capacità estrattiva, meno raffinazione | Sanzioni, instabilità geopolitica | Offerta alternativa, ma rischiosa per compliance ESG |
Repubblica Democratica del Congo | <2% | Potenziale elevato | Attività in crescita, infrastrutture limitate | Rischi elevati: lavoro minorile, instabilità politica | Accesso a nuove risorse, ma richiede audit rigorosi |
Brasile | <2% | ~1% | In fase di sviluppo | Medio impatto ambientale, governance variabile | Potenziale per progetti sostenibili |
Sudafrica | <1% | Potenziale moderato | Progetti in sviluppo | Rischi sociali e ambientali da monitorare | Diversificazione geografica |
A valle di questo ragionamento occorre mettere sul tavolo una serie di considerazioni:
- Le aziende orientate ai criteri ESG dovrebbero privilegiare fornitori con filiera tracciabile e regolamentazione ambientale avanzata.
- La diversificazione delle fonti e il monitoraggio dei rischi geopolitici sono essenziali per garantire la continuità produttiva.
- Paesi con filiera incompleta possono rappresentare opportunità di investimento o partnership industriale, soprattutto nel refining.
A cosa servono le terre rare
Le terre rare rappresentano la spina dorsale nascosta di numerosi settori industriali strategici. La loro unicità chimico-fisica — in particolare la capacità di generare magneti ad altissima intensità, condurre elettricità con precisione e resistere a temperature estreme — le rende irrinunciabili per le tecnologie ad alte prestazioni. Non si tratta di materie prime generiche, ma di materiali abilitanti che determinano l’efficienza, la miniaturizzazione e l’affidabilità di molti prodotti tecnologici e industriali.
Tecnologie digitali e ICT
Nel settore dell’innovazione digitale, le terre rare come il neodimio, l’ittrio, il terbio e il praseodimio sono fondamentali per la realizzazione di componenti miniaturizzati con elevate performance. Smartphone, computer, data center, microfoni, chip e sensori ottici dipendono da questi elementi per garantire precisione, velocità e durata.
Per le imprese dell’elettronica e del software integrato, l’affidabilità della filiera delle terre rare è diventata un asset strategico per la resilienza tecnologica.
Energie rinnovabili
Le turbine eoliche di nuova generazione impiegano magneti permanenti contenenti neodimio e disprosio per produrre energia in modo più efficiente, riducendo il bisogno di manutenzione. I pannelli fotovoltaici avanzati utilizzano terre rare come l’ittrio per migliorare la conduzione e la resa energetica.
Questo rende le terre rare essenziali per tutti gli operatori della green economy e dell’industria energetica, in particolare per chi mira a decarbonizzare i propri asset produttivi e sviluppare tecnologie a basse emissioni.
Settore difesa e aerospazio
Le applicazioni nel comparto difesa e aerospaziale sono tra le più sofisticate. Le terre rare vengono impiegate in missili a guida di precisione, sistemi radar, visori notturni, motori per jet militari e droni strategici. Il loro utilizzo non è solo legato alla funzionalità, ma anche alla sicurezza nazionale, con forti implicazioni in termini di indipendenza tecnologica e geopolitica.
Elettronica di consumo
Le terre rare sono omnipresenti in prodotti ad alto valore di mercato: televisori LED, console da gaming, altoparlanti ad alta fedeltà, fotocamere digitali. Questi elementi assicurano immagini più nitide, suoni più puri e dispositivi più leggeri e duraturi. Per i brand, la customer experience e il vantaggio competitivo tecnologico dipendono direttamente dalla qualità dei materiali impiegati, spesso invisibili ma decisivi.
Le terre rare non sono semplici materie prime: sono leve strategiche di innovazione per settori chiave come energia, difesa, mobilità, elettronica e ICT. Comprenderne gli usi industriali significa anche anticipare criticità della supply chain, investire in tracciabilità e differenziare l’approvvigionamento per migliorare la resilienza operativa e la compliance ESG.
Perché sono importanti per l’innovazione digitale
L’innovazione digitale moderna si basa su una combinazione di elettronica avanzata, miniaturizzazione dei componenti e prestazioni elevate dei dispositivi. Le terre rare sono protagoniste invisibili ma fondamentali di questo processo, poiché possiedono proprietà fisiche e chimiche uniche che consentono di superare i limiti delle tecnologie tradizionali.
Magneti potenti e leggeri per motori e attuatori
I magneti a base di terre rare, come quelli contenenti neodimio e disprosio, sono tra i più potenti e leggeri disponibili sul mercato. Questi magneti sono essenziali per alimentare i motori elettrici di dispositivi portatili, hard disk, smartphone e droni, garantendo alta efficienza energetica, rapidità di risposta e durata nel tempo. Per le aziende tecnologiche, questo significa poter progettare prodotti più piccoli, più potenti e più affidabili.
Schermi ad alta definizione e colori brillanti
Elementi come ittrio, europio e terbio sono utilizzati nei display a LED, OLED e nelle tecnologie di retroilluminazione per produrre colori vividi e risoluzioni elevate. Questo miglioramento visivo non solo incrementa l’esperienza utente ma abilita anche applicazioni professionali avanzate, come la realtà aumentata (AR) e la realtà virtuale (VR), settori in forte crescita nel digitale.
Processori più veloci ed efficienti
Le terre rare entrano nei materiali semiconduttori e nelle leghe speciali che permettono di costruire processori e componenti elettronici sempre più performanti. Migliorano la conduzione elettrica e riducono il surriscaldamento, permettendo ai chip di operare a frequenze più elevate con consumi ridotti, una condizione indispensabile per lo sviluppo di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale (AI), il machine learning e l’Internet of Things (IoT).
Abilitatori delle tecnologie emergenti
Senza le terre rare, molte delle innovazioni digitali su cui si fonda il futuro — dalle reti 5G e 6G, ai dispositivi indossabili, fino alle smart city e alla sensoristica avanzata — non potrebbero raggiungere livelli di performance, miniaturizzazione e sostenibilità così elevati. Per le aziende del settore tech e industriale, garantire l’accesso stabile a questi materiali significa non solo mantenere la competitività ma anche anticipare i trend di mercato e rispondere alle esigenze sempre più sofisticate dei clienti finali.
Terre rare: perché sono importanti per la sostenibilità
Le terre rare sono materiali chiave per la transizione ecologica e rappresentano un fattore abilitante per molte tecnologie che puntano a ridurre l’impatto ambientale e a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione a livello globale. In particolare, questi elementi sono indispensabili per la produzione di:
- Motori elettrici a basso consumo, come quelli utilizzati nei veicoli elettrici (EV) e nei sistemi di mobilità sostenibile, che permettono di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra rispetto ai motori tradizionali a combustione interna.
- Turbine eoliche ad alta efficienza, che sfruttano magneti permanenti a base di terre rare per convertire l’energia cinetica in energia elettrica con minori perdite e una maggiore durata operativa.
- Tecnologie industriali e di trasporto per la decarbonizzazione, incluse batterie avanzate, sistemi di accumulo energetico e dispositivi elettronici a basso consumo, fondamentali per innovare settori tradizionalmente ad alta intensità di emissioni.
La sfida ambientale e sociale legata all’estrazione
Nonostante il ruolo cruciale delle terre rare nella sostenibilità, il loro processo di estrazione e raffinazione presenta criticità ambientali significative. Le tecniche attuali impiegano sostanze chimiche aggressive, come acidi e solventi, e possono causare inquinamento da metalli pesanti, contaminazione delle falde acquifere e degrado del suolo. Questi impatti mettono a dura prova l’equilibrio tra le necessità ambientali globali e la tutela degli ecosistemi locali.
Inoltre, le attività minerarie in alcune aree del mondo sono spesso associate a problematiche sociali, tra cui condizioni di lavoro precarie, violazioni dei diritti umani e impatti negativi sulle comunità indigene.
La sfida ESG: conciliare innovazione e responsabilità
Per le aziende e gli investitori attenti ai criteri ESG, la sfida principale consiste nel garantire che la filiera delle terre rare sia sostenibile, trasparente e responsabile. Questo significa promuovere:
- Pratiche estrattive più pulite e tecnologie innovative per ridurre l’impatto ambientale, come il riciclo e il riuso dei materiali o l’adozione di metodi di estrazione meno invasivi.
- Tracciabilità e certificazione lungo tutta la supply chain, per assicurare il rispetto degli standard sociali e ambientali, e per minimizzare rischi reputazionali e normativi.
- Diversificazione delle fonti e investimenti in materiali alternativi o in tecnologie che riducano la dipendenza dalle terre rare, contribuendo così all’instaurazione delle logiche dell’economia circolare.
Le terre rare sono pilastri tecnologici imprescindibili per la sostenibilità globale, ma richiedono un approccio integrato che sappia bilanciare l’innovazione digitale e green con una governance responsabile e attenta agli impatti ambientali e sociali. Solo così è possibile costruire filiere resilienti e allineate agli obiettivi ESG.
Il ruolo strategico delle terre rare nella mobilità elettrica
La mobilità elettrica è uno dei settori più dinamici e strategici per la transizione energetica e la decarbonizzazione globale. In questo contesto, le terre rare giocano un ruolo cruciale, poiché sono materiali indispensabili per realizzare componenti chiave dei veicoli elettrici e dei sistemi di trasporto innovativi.
Magneti permanenti per motori a trazione elettrica
I motori elettrici ad alta efficienza che alimentano le automobili, i bus e i veicoli commerciali elettrici utilizzano magneti permanenti costituiti da terre rare come neodimio e disprosio. Questi magneti garantiscono una potenza elevata, peso ridotto e una maggiore efficienza energetica rispetto ai motori tradizionali o a quelli senza terre rare. Il risultato è un aumento dell’autonomia e delle prestazioni dei veicoli, elementi fondamentali per la diffusione su larga scala della mobilità elettrica.
Batterie ad alte prestazioni e tecnologie emergenti
Sebbene le batterie al litio, largamente impiegate negli EV, contengano quantità minori di terre rare rispetto ai magneti, alcuni componenti delle batterie avanzate e dei sistemi di gestione energetica si avvalgono comunque di questi materiali. Parallelamente, molte ricerche industriali e accademiche sono focalizzate su tecnologie che possano ridurre o sostituire l’uso delle terre rare nelle batterie, con l’obiettivo di abbattere i costi e migliorare la sostenibilità complessiva della filiera.
Impatto sulla supply chain globale
La crescita esponenziale del mercato dei veicoli elettrici determina una domanda crescente di terre rare, rendendo la supply chain più complessa e strategica che mai. Per le aziende coinvolte nella produzione di EV, componenti elettronici e infrastrutture di ricarica, è fondamentale:
- Assicurare forniture affidabili e diversificate per evitare interruzioni e dipendenze eccessive da singoli paesi o fornitori.
- Integrare criteri ESG nella gestione della filiera, per garantire sostenibilità ambientale e responsabilità sociale lungo tutta la catena del valore.
- Investire in ricerca e sviluppo per ottimizzare l’uso delle terre rare, sviluppare materiali alternativi e implementare modelli di economia circolare.
Le terre rare sono un elemento strategico per l’industria della mobilità elettrica e per il futuro della mobilità sostenibile. Gestire con lungimiranza la loro disponibilità e l’impatto della loro estrazione è una sfida imprescindibile per le aziende che vogliono competere in un mercato in rapida evoluzione.
Ridurre la dipendenza, aumentare la resilienza: l’industria punta su alternative sostenibili
La crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale, le pressioni geopolitiche legate alla concentrazione delle risorse di terre rare e le criticità nella supply chain stanno spingendo industrie e centri di ricerca a sviluppare materiali e tecnologie alternative. Questi sforzi mirano a ridurre la dipendenza dalle terre rare, migliorare la sostenibilità complessiva dei prodotti e aumentare la resilienza industriale.
Materiali sostitutivi: ceramiche avanzate e compositi magnetici
Tra le soluzioni più promettenti vi sono i materiali ceramici avanzati e i compositi magnetici non basati su terre rare. Questi materiali possono offrire proprietà magnetiche interessanti, sebbene spesso con performance ancora inferiori rispetto ai magneti a base di neodimio o disprosio. L’industria sta investendo nella ricerca per migliorare la durabilità, la potenza e la stabilità termica di questi materiali, rendendoli adatti a molte applicazioni, soprattutto dove il costo e la sostenibilità diventano priorità.
Tecnologie senza magneti: motori a induzione e a riluttanza
Un’altra direzione innovativa riguarda lo sviluppo di motori elettrici che non utilizzano magneti permanenti basati su terre rare. I motori a induzione e i motori a riluttanza rappresentano tecnologie mature e affidabili che, seppur con qualche limite in termini di efficienza e peso, sono sempre più adottati nei veicoli elettrici e in applicazioni industriali. Questi motori sfruttano principi elettromagnetici diversi e possono ridurre significativamente l’uso di materiali critici.
Economia circolare e riciclo dei RAEE
L’economia circolare gioca un ruolo centrale nella riduzione della domanda di terre rare. Il recupero e il riciclo di questi materiali da RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), batterie esauste e scarti industriali permettono di riutilizzare elementi preziosi con impatti ambientali notevolmente inferiori rispetto all’estrazione mineraria. Le tecnologie di riciclo stanno rapidamente evolvendo, con processi più efficienti e scalabili che stanno attirando crescenti investimenti da parte di aziende e governi.
Importanza strategica dell’innovazione nei materiali
Per le imprese, l’adozione di materiali alternativi e tecnologie senza terre rare rappresenta non solo una risposta ai rischi ESG e geopolitici, ma anche un’opportunità di vantaggio competitivo. Innovare nei materiali significa sviluppare prodotti più sostenibili, meno vulnerabili a fluttuazioni di mercato e in linea con le normative internazionali sempre più stringenti in tema di responsabilità ambientale.
La ricerca e l’adozione di materiali alternativi alle terre rare sono fattori chiave per un futuro industriale più sostenibile e resiliente. Il percorso verso la riduzione della dipendenza da queste materie prime richiede investimenti continui in R&D, collaborazioni tra industria e istituti scientifici, e un approccio integrato alla gestione della filiera.
Addio alle terre rare? La risposta italiana arriva da Ca’ Foscari
A fronte delle sfide ambientali, geopolitiche e di approvvigionamento legate alle terre rare, si rende sempre più urgente la ricerca di materiali alternativi in grado di garantire performance elevate senza compromettere la sostenibilità. In questo contesto si inserisce RARA Factory, spin-off deep-tech dell’Università Ca’ Foscari Venezia, che rappresenta la prima realtà italiana dedicata alla ricerca, sviluppo e prototipazione di materiali sostenibili alternativi alle terre rare e ai materiali critici.
RARA Factory sfrutta un algoritmo brevettato che combina fisica della materia, fisica teorica e intelligenza artificiale generativa per identificare materiali alternativi alle terre rare, abbinando elementi facilmente reperibili in natura e mantenendo proprietà equivalenti o superiori rispetto alle leghe tradizionali. Questa tecnologia innovativa è stata testata con successo su oltre 45.000 materiali, dimostrando di poter produrre leghe con proprietà equivalenti o superiori a quelle tradizionali, in particolare per magneti destinati all’automotive e alle energie rinnovabili.
“Andiamo a prendere l’abbondanza: grandi quantità di elementi facilmente reperibili come ad esempio silicio, alluminio, ferro, calcio – ha spiegato Stefano Bonetti, Fondatore e Direttore scientifico di RARA Factory, nonché Professore Ordinario di Fisica Sperimentale della Materia e Applicazioni a Ca’ Foscari – Il primo obiettivo sarà trovare dei magneti alternativi a quelli al neodimio per applicazioni nell’automotive e delle energie rinnovabili, ma il nostro metodo è molto più generale ed è valido per qualsiasi materiale critico che vuole essere sostituito; come ad esempio litio, coltan o cobalto”.
Obiettivo: ridurre l’impatto ambientale e la dipendenza strategica dai mercati esteri
Secondo il Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea, approvato nel 2023, l’Europa importa oggi il 98% delle terre rare dalla Cina, evidenziando una vulnerabilità strategica che rischia di rallentare la transizione green e la competitività industriale. Le terre rare sono infatti indispensabili per batterie e motori elettrici, turbine eoliche, componenti elettronici avanzati, strumentazione biomedicale ad alta precisione, e applicazioni aerospaziali. Nel campo di applicazione dei magneti – che oggi vale 54 miliardi a livello globale e si stima oltre 90 miliardi nel 2030 – le applicazioni della tecnologia RARA Factory si pongono l’obiettivo di generare un risparmio sui costi dei materiali del 30-40%.
Michele Bugliesi, Fondatore e Amministratore Delegato di RARA Factory, Professore ordinario di Informatica, già rettore di Ca’ Foscari, ha commentato: “Con RARA Factory vogliamo dimostrare che è possibile generare impatto non solo scientifico, ma anche industriale e sociale, partendo dall’eccellenza accademica italiana. Il nostro obiettivo è costruire una catena del valore completa, con partner industriali, istituzionali e investitori di primissimo piano contribuendo a creare un ecosistema competitivo che connetta ricerca, imprese e territorio. Il primo step è stato compiuto: oggi RARA Factory è pienamente operativa, con una decina di collaboratori e un valore di strumentazione installata di oltre 2 milioni di euro, un algoritmo brevettato e l’attenzione di diversi investitori che sin da subito hanno compreso il grande potenziale del nostro progetto. Ora l’auspicio è che si possa crescere grazie al sostegno crescente di stakeholder nazionali e territoriali”
Un ecosistema competitivo che connette ricerca, imprese e territorio
Sostenuto da UniCredit e Motor Valley Accelerator, il programma della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital, che ha come co-investitori Plug and Play Tech Center, UniCredit e Fondazione di Modena, RARA Factory si propone di costruire un ecosistema competitivo che unisca ricerca accademica, innovazione industriale e sostenibilità. Il nuovo laboratorio ospitato presso il Parco Scientifico Tecnologico VEGA è dotato di sistemi di calcolo avanzato per la progettazione di nuovi materiali mediante un modello di intelligenza artificiale proprietario, strumenti per la sintesi di nuove leghe, impianti di caratterizzazione per misurare proprietà magnetiche, termiche ed ottiche dei materiali generati in grado di produrre circa 150 campioni al giorno e oltre 10.000 entro fine anno.
RARA Factory catalizza l’interesse di investitori e attori dell’innovazione
“Siamo orgogliosi di supportare RARA Factory, una realtà che dimostra come l’innovazione scientifica possa trasformarsi in impatto industriale concreto. Il loro approccio, che combina scienza dei materiali e intelligenza artificiale, ha il potenziale per ridefinire intere filiere industriali e rappresenta una risposta strategica alla dipendenza dalle terre rare e alle sfide della transizione energetica. Come Motor Valley Accelerator e Plug and Play, crediamo fortemente nella loro visione e siamo entusiasti di accompagnarli nel loro percorso di crescita” ha sottolineato Enrico Dente, Director di Motor Valley Accelerator e Plug and Play.
Francesco Iannella, Regional Manager Nord Est di UniCredit ha infine aggiunto: “Il nostro intervento di sostegno al progetto Rara Factory ben esemplifica le direttrici secondo cui si muove l’azione di UniCredit in un territorio come quello del Nord Est. Da un lato è la prova concreta della nostra volontà di sostenere progetti imprenditoriali ambiziosi e sostenibili; in secondo luogo, è la naturale conseguenza del nostro storico e pionieristico supporto all’ecosistema dell’innovazione, maturato negli anni attraverso il progetto UniCredit StartLab; in ultimo è coerente con il nostro impegno, attraverso le cosiddette ‘borse di rientro’ promosse da UniCredit Foundation, per attrarre e trattenere i migliori talenti”.
La governance delle terre rare passa per l’ESG
La governance delle terre rare solleva diverse questioni ESG che le aziende devono affrontare con rigore e trasparenza:
- Ambientali: impatti dell’estrazione e dello smaltimento.
- Sociali: condizioni di lavoro nei siti minerari, spesso in Paesi in via di sviluppo.
- Etiche: trasparenza della filiera, rispetto dei diritti umani, controllo delle emissioni.
Le aziende che impiegano terre rare sono dunque chiamate a integrare pratiche di due diligence ESG, anche tramite certificazioni e tracciabilità della catena del valore.
Aspetti ambientali: impatti dell’estrazione e dello smaltimento
L’estrazione delle terre rare è associata a impatti ambientali rilevanti, tra cui il consumo intensivo di risorse idriche, il rilascio di sostanze tossiche e l’inquinamento del suolo e delle acque. Il corretto trattamento dei rifiuti e lo smaltimento responsabile degli scarti di lavorazione sono cruciali per limitare la degradazione degli ecosistemi locali e prevenire danni a lungo termine.
Aspetti sociali: condizioni di lavoro e responsabilità sociale
Molte miniere di terre rare sono situate in Paesi in via di sviluppo dove le condizioni di lavoro possono risultare critiche. Spesso si riscontrano carenze in termini di sicurezza, rispetto dei diritti dei lavoratori e coinvolgimento delle comunità locali. Le aziende che operano lungo la filiera sono quindi chiamate a promuovere pratiche di lavoro dignitose, inclusione sociale e dialogo con le popolazioni impattate.
Governance: trasparenza e rispetto dei diritti umani
La governance della supply chain delle terre rare richiede una trasparenza rigorosa e un controllo attento sulle modalità di approvvigionamento. Ciò implica l’adozione di politiche di due diligence ESG, certificazioni riconosciute e strumenti di tracciabilità che assicurino il rispetto dei diritti umani, il contrasto al lavoro minorile e la conformità alle normative internazionali. Una governance efficace è fondamentale per ridurre i rischi reputazionali e normativi e per costruire fiducia tra stakeholder e investitori.
Per le aziende che utilizzano terre rare nei loro processi produttivi, integrare pratiche ESG nella gestione della filiera è diventato un imperativo strategico. Oltre a garantire la conformità normativa, questa integrazione migliora la resilienza della supply chain, promuove l’innovazione sostenibile e risponde alle aspettative di clienti, partner e investitori sempre più attenti ai valori ambientali e sociali.
Filiere fragili e ambizioni green: la sfida dell’approvvigionamento delle terre rare
La supply chain delle terre rare è caratterizzata da un’elevata concentrazione geografica e produttiva, con la Cina che domina circa il 60% della produzione globale e controlla gran parte delle capacità di raffinazione. Questa situazione genera diverse criticità e opportunità strategiche per le aziende e i governi coinvolti.
Dipendenza geopolitica e rischi commerciali
La forte dipendenza dalla Cina espone i mercati internazionali a rischi geopolitici rilevanti. Le tensioni commerciali, le politiche di esportazione restrittive o le crisi diplomatiche possono provocare interruzioni nelle forniture o aumenti improvvisi dei prezzi, con impatti diretti sulla produzione e sui costi delle industrie tecnologiche e automotive a valle.
Vulnerabilità dei mercati e instabilità dei prezzi
La concentrazione produttiva crea inoltre una vulnerabilità strutturale: la domanda crescente di terre rare, alimentata dalla transizione digitale e green, può causare volatilità dei prezzi e difficoltà nell’accesso alle materie prime. Questa instabilità mette sotto pressione le catene di approvvigionamento e richiede una gestione attenta dei rischi da parte degli operatori B2B.
Opportunità di reshoring e filiere autonome
In risposta a queste sfide, molte economie avanzate, come Europa e Stati Uniti, stanno investendo significativamente nel reshoring e nello sviluppo di filiere autonome e sostenibili di terre rare. Questi progetti mirano a:
- Ridurre la dipendenza da fornitori esterni e rafforzare la sicurezza delle forniture.
- Implementare standard ESG più rigorosi lungo tutta la catena del valore.
- Favorire l’innovazione tecnologica per l’estrazione, la raffinazione e il riciclo.
Verso un approccio multilivello per la resilienza della supply chain
Per garantire una fornitura stabile e sostenibile, è necessario adottare un approccio multilivello che comprenda:
- Diversificazione delle fonti di approvvigionamento, includendo nuovi giacimenti e partner commerciali.
- Incremento degli investimenti in tecnologie di riciclo e materiali alternativi per ridurre la domanda primaria.
- Collaborazioni pubblico-private e iniziative internazionali per migliorare la trasparenza, la tracciabilità e la compliance ESG lungo tutta la filiera.
Verso una filiera responsabile e innovativa delle terre rare
Le terre rare rappresentano una risorsa strategica imprescindibile per l’innovazione digitale e la transizione verso modelli di sviluppo sostenibile. Il loro impiego è al cuore di tecnologie avanzate che guidano la mobilità elettrica, le energie rinnovabili e l’elettronica di consumo, rendendole materiali chiave per la competitività delle imprese e la tutela ambientale.
Tuttavia, la complessità della loro estrazione, i rischi ambientali e sociali, insieme alla concentrazione geografica della supply chain, pongono sfide importanti in termini di sostenibilità e governance. Per questo, le aziende sono chiamate a integrare pratiche ESG rigorose, puntare sull’innovazione tecnologica e promuovere la diversificazione delle fonti e l’economia circolare.
Solo attraverso un approccio multilivello, che unisca responsabilità ambientale, inclusione sociale e trasparenza nella governance, sarà possibile garantire una filiera resiliente e allineata alle esigenze di un mercato globale sempre più attento a criteri di sostenibilità e innovazione.
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