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Famiglia o lavoro? Il Piemonte investe 20 milioni per incentivare natalità e occupazione femminile


Un aiuto concreto per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano e dove la rete di supporto familiare — spesso rappresentata dai nonni — è assente o insufficiente. È questa la direzione che prende il nuovo piano regionale da 20 milioni di euro annunciato dalla vicepresidente del Piemonte Elena Chiorino, pensato per facilitare la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, promuovendo l’occupazione femminile e contrastando la crisi demografica che colpisce duramente anche la nostra regione.

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Il fulcro del provvedimento è rappresentato da voucher economici destinati a coprire le spese di asili nido, baby parking, servizi di baby sitting e altre forme di supporto all’infanzia. Si tratta, in sostanza, di un sostegno alle madri e ai padri lavoratori che si trovano, ogni giorno, a dover fare i conti con un’organizzazione familiare sempre più complessa. La misura intende soprattutto evitare che la scelta di avere figli entri in conflitto con le aspirazioni lavorative, in particolare per le donne.

Secondo quanto illustrato durante la conferenza stampa del 15 luglio, la Regione sta ancora definendo i criteri di accesso e la durata della misura, ma l’obiettivo dichiarato è chiaro: aiutare chi non può contare sull’aiuto di parenti o strutture informali, e ha quindi bisogno di un sistema di welfare istituzionale solido e accessibile. I dettagli operativi verranno diffusi in autunno, ma già si delinea un modello basato su un approccio integrato pubblico-privato, che coinvolgerà anche le aziende del territorio.

Non si tratterà infatti di un semplice bonus una tantum. Il piano prevede anche incentivi per le imprese che investono in modalità di lavoro flessibili, come lo smart working e il coworking aziendale, oltre alla possibilità di attivare servizi di welfare interno, come nidi aziendali o convenzioni con strutture locali. Il presidente della Regione Alberto Cirio, intervenuto al fianco della vicepresidente, ha sottolineato che tali misure devono essere considerate servizi essenziali, non optional da tagliare nei momenti di crisi.

In un contesto dove l’occupazione femminile in Piemonte si attesta al 62% — ben al di sopra della media nazionale ferma al 53,7% — il piano viene presentato come un tentativo concreto di rafforzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, senza obbligarle a scegliere tra carriera e maternità. I dati più recenti raccolti dalla Regione indicano che 140 mila persone hanno già beneficiato dei servizi di orientamento e formazione promossi dal programma Gol, e la dispersione scolastica si è ridotta dall’11% all’8,7%, un risultato importante in anticipo sugli obiettivi europei.

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La riflessione più profonda, tuttavia, riguarda il valore sociale e culturale di questi interventi. Le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano spesso non possono contare su una rete di supporto intergenerazionale: i nonni vivono lontano o sono troppo anziani, le strutture pubbliche hanno liste d’attesa infinite, e il costo delle soluzioni private è fuori portata per molte coppie. In questo scenario, il rischio che uno dei due genitori — quasi sempre la madre — sia costretto a rinunciare al lavoro è elevatissimo. E le conseguenze sono gravi: perdita di autonomia economica, rallentamento della carriera, aumento della disparità di genere, ma anche una riduzione della natalità, con effetti a catena sul tessuto sociale ed economico.

È per questo che un investimento in welfare familiare non può essere considerato solo una spesa, ma piuttosto un’azione strutturale di sviluppo, capace di generare ritorni in termini di produttività, benessere e coesione sociale. In una società dove i tempi sono sempre più compressi, dove la precarietà lavorativa si somma all’insicurezza abitativa e alla fragilità delle reti familiari, il supporto istituzionale diventa fondamentale per la sopravvivenza del modello familiare stesso.

Il Piemonte, con questo piano, cerca di rimettere al centro le famiglie lavoratrici, riconoscendone la fatica quotidiana e offrendo strumenti concreti per non dover più scegliere tra fare figli e lavorare. La sfida sarà rendere queste misure strutturate, accessibili e durature nel tempo, evitando che si riducano a semplici annunci o bonus spot. In un’Italia che invecchia e che fatica a sostenere le nuove generazioni, ogni euro speso per conciliare lavoro e famiglia è un investimento sul futuro.





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