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Manifesto per l’Europa dell’Additive Manufacturing: visione, alleanze, industria


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L’Europa non vuole restare indietro nella sfida globale dell’Additive Manufacturing. Con questo obiettivo, Ucimu – insieme ad altre 14 associazioni nazionali del continente, coordinate da Cecimo – ha firmato il Manifesto per un settore europeo competitivo nell’Additive Manufacturing (si può leggere qui), che delinea una strategia chiara per rilanciare la leadership industriale europea, promuovendo innovazione, occupazione e autonomia strategica. Il manifesto fotografa i principali cambiamenti della manifattura additiva e la sua evoluzione in senso progressivo e verso una maggiore diffusione e democratizzazione (argomenti che Industria Italiana ha recentemente affrontato, intervistando – qui e quiBianca Maria Colosimo, fra i massimi esperti di stampa 3D).

Ecco i quattro pilastri strategici attorno a cui ruota il Manifesto:

  • Una strategia europea coordinata per l’AM, sul modello del Coordinated Plan on AI, per superare la frammentazione attuale e guidare lo sviluppo del settore con obiettivi condivisi.

  • La creazione di una piattaforma pubblico-privata europea dedicata all’AM, per accelerare l’adozione della tecnologia da parte di imprese e Pmi, sostenendo standardizzazione, policy e ricerca.

  • Una rete europea di impianti AM per la produzione on-demand di componenti strategici, capace di intervenire in caso di crisi, garantendo resilienza delle supply chain.

  • Un piano di formazione industriale, ispirato al progetto Sam, per creare competenze avanzate su progettazione 3D, materiali innovativi e processi di produzione additiva.

Ucimu – insieme ad altre 14 associazioni nazionali del continente, coordinate da Cecimo – ha firmato il Manifesto per un settore europeo competitivo nell’Additive Manufacturing, che delinea una strategia chiara per rilanciare la leadership industriale europea, promuovendo innovazione, occupazione e autonomia strategica.

Un’alleanza industriale europea per fare sistema

Un vestito realizzato tramite stampa 3D di Stratasys.

Il Manifesto è stato firmato da 15 associazioni nazionali europee – tra cui Ucimu (Italia), Swissmem (Svizzera), Evolis (Francia), Vdma (Germania), Addimat (Spagna), Amuk (Regno Unito) – sotto la regia di Cecimo, che rappresenta l’industria europea delle macchine utensili. Insieme, queste realtà parlano a nome di circa 1.500 imprese, per oltre l’80% Pmi. Il documento si configura come un appello all’azione condiviso tra industria e istituzioni per dare forza e visione al settore dell’Additive Manufacturing. Il coinvolgimento congiunto dei principali stakeholder europei è un segnale politico-industriale forte: non si tratta solo di una dichiarazione d’intenti, ma di una chiamata all’azione per strutturare un’industria dell’AM più integrata, con obiettivi comuni, visibilità internazionale e capacità di incidere sulle future scelte strategiche dell’Unione.

Ricordiamo che tra i maggiori player nel segmento delle macchine additive non-metal, troviamo nomi come Stratasys, 3D Systems, Eos GmbH, HP Inc., Formlabs, Ultimaker. In top 10 anche Bambu Lab, Creality, Prusa Research e Markforged. Per quanto riguarda i materiali di consumo non-metal, i principali fornitori sono Basf SEEvonik Industries AG, e Arkema. Ci sono poi varie aziende specializzate in materiali particolari, come Proto-pasta, ColorFabb, Fiberology, che offrono filamenti contenenti polveri di ferro, o a base di legno, o adatti alla scarica elettrostatica.

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L’occasione da non perdere

Per l’Europa, il Manifesto è più di un documento: è un programma operativo per creare occupazione qualificata, rafforzare la sovranità tecnologica, sostenere la transizione digitale e green. Ma servono visione politica, investimenti mirati e una governance integrata. L’AM è già pronto: ora tocca alle istituzioni accompagnarne la diffusione industriale. L’adesione di Ucimu rappresenta il contributo italiano a una strategia continentale: un passo concreto per valorizzare le competenze, i centri di ricerca, le imprese e le tecnologie che già operano nel nostro Paese in questo ambito. L’obiettivo è chiaro: fare sistema, condividere best practice, attrarre investimenti, formare nuove professionalità e rendere l’Italia uno snodo centrale nello sviluppo dell’Additive Manufacturing europeo.

Secondo Precedence Research il mercato della stampa 3D raggiungerà i 125 miliardi di dollari entro il 2034. (Fonte: Precedence Research).

Medicale, aerospaziale, difesa… L’Additive come leva di trasformazione industriale

La stampante 3D per metalli usata a bordo della Iss.

L’Additive Manufacturing ha rivoluzionato il settore manifatturiero negli ultimi dieci anni, trasformando in profondità comparti strategici come medicale, aerospaziale, difesa, automotive, energia, elettronica, semiconduttori, infrastrutture, chimica e beni di consumo. È una tecnologia abilitante che consente di produrre componenti complessi, leggeri e personalizzati, riducendo fino al 50% l’uso di materiali rispetto alle tecniche tradizionali, senza compromettere qualità e resistenza. Questa capacità di realizzare geometrie avanzate in modo efficiente consente di ottimizzare la progettazione industriale, semplificare gli assiemi, ridurre i tempi di produzione di parti critiche e integrare sistemi intelligenti con sensori direttamente nei pezzi. L’additive permette anche la produzione on-demand di ricambi, abbattendo le scorte di magazzino e accelerando le attività di manutenzione in settori dove il service è un fattore strategico, come il ferroviario, l’aeronautico e le infrastrutture energetiche.

Il contributo dell’AM alla transizione energetica e all’idrogeno è concreto: consente la realizzazione di componenti con geometrie ottimizzate per il flusso dei gas, migliorando l’efficienza e riducendo perdite e sprechi. Inoltre, la riduzione del peso senza perdita di resistenza consente un risparmio energetico complessivo durante l’uso, con impatti diretti sulla riduzione delle emissioni di CO2 e sulla sostenibilità dei processi. Un ulteriore punto di forza è la capacità di rafforzare la resilienza delle catene di fornitura: la produzione localizzata permette di avvicinare la manifattura ai mercati finali, riducendo la dipendenza da fornitori esteri e mitigando i rischi legati alle interruzioni logistiche, come dimostrato dalle recenti crisi geopolitiche e sanitarie. L’idea di una supply chain ripensata attorno a nodi produttivi flessibili è strategica per l’Europa, che punta a recuperare sovranità industriale e presidio tecnologico.

AM e tecnologie digitali: come l’additive ripensa produzione, dati e supply chain

Componente auto stampato in 3D con la resina Accura Amx Rigid Black di 3d System.

Il Manifesto sottolinea con chiarezza come l’Additive Manufacturing sia un pilastro dell’Industria 4.0 e della trasformazione digitale del manifatturiero europeo. L’AM si fonda sull’utilizzo di file digitali, processi controllati da computer e macchine automatizzate, integrate con tecnologie strategiche come intelligenza artificiale, robotica e Internet of Things.

Il risultato è una produzione più precisa, veloce e ripetibile, con meno errori, difetti e costi di controllo qualità. L’additive abilita cicli produttivi basati su dati in tempo reale, favorendo manutenzione predittiva, tracciabilità dei materiali e personalizzazione dei prodotti. Questo approccio data-driven consente risposte flessibili alla domanda, riducendo il time-to-market e rafforzando la competitività globale. Altro elemento strategico è la produzione localizzata: l’AM abilita il re-shoring, avvicina la manifattura ai clienti e limita la dipendenza da supply chain lunghe e fragili, emerse come criticità durante le recenti crisi globali. Produrre vicino al punto di utilizzo significa consegne rapide, tempi di fermo ridotti e maggiore resilienza operativa.

Un’alleata per sostenibilità, materiali avanzati e autonomia industriale

Tesla è stata per esempio la prima azienda a livello globale a introdurre il gigacasting, un processo di produzione che sta rivoluzionando il modo in cui vengono costruite le automobili, dove i pezzi vengono realizzati con stampi giganti prodotti con la stampa 3D.

Dal punto di vista ambientale, l’Additive Manufacturing è un abilitatore della transizione verde. Riduce gli sprechi di materiale, le emissioni da trasporto e consente la produzione di componenti alleggeriti ma resistenti, con effetti positivi su consumi energetici ed emissioni. Favorisce inoltre l’economia circolare, grazie alla possibilità di rigenerare componenti e prolungare il ciclo di vita dei prodotti.

Sul fronte dell’innovazione, l’AM accelera la sperimentazione di materiali avanzati: leghe ultra-resistenti, polimeri ad alte prestazioni, materiali biocompatibili e smart materials con sensori e attuatori diventano parte integrante dei processi. La libertà progettuale consente di realizzare strutture complesse, ibride o funzionalizzate, aprendo nuove applicazioni in settori ad alta tecnologia. Infine, l’adozione dell’AM rafforza l’autonomia strategica dell’Europa: permette alle imprese di mantenere il controllo su tutto il ciclo produttivo e di adattarsi velocemente ai cambiamenti del mercato. Flessibilità, efficienza e sostenibilità fanno dell’Additive un asset chiave per il futuro industriale del continente.

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I nodi da sciogliere per l’adozione su larga scala

Tuttavia, la diffusione dell’Additive Manufacturing incontra ancora ostacoli significativi. Nord America e Asia si stanno muovendo con rapidità, con piani nazionali e investimenti pubblici e privati che stanno creando un divario competitivo da colmare. Inoltre, manca ancora una piena comprensione delle potenzialità dell’AM da parte dei decisori industriali, che spesso non dispongono di una strategia chiara per integrarla nei processi produttivi tradizionali. La scarsa consapevolezza a livello manageriale rallenta gli investimenti e ostacola la trasformazione dei modelli di business.

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A ciò si aggiunge una carenza diffusa di personale qualificato: progettisti, ingegneri, tecnici di processo e operatori macchina devono possedere competenze trasversali che spaziano dalla progettazione 3D ai materiali avanzati, dal software di simulazione all’automazione e al post-processing. Restano infine alcune barriere tecniche da superare, tra cui la ripetibilità della qualità dei pezzi, lo sviluppo di materiali ad alte prestazioni specifici per l’AM, l’ottimizzazione delle fasi di post-lavorazione e l’integrazione efficiente nei sistemi produttivi esistenti. Superare questi ostacoli sarà determinante per trasformare le promesse dell’Additive Manufacturing in un reale vantaggio competitivo per l’industria europea, coniugando sostenibilità, resilienza e autonomia strategica.



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