Reporting e digitalizzazione sono i trend emergenti tra medie e grandi aziende quando si parla di comunicare la sostenibilità. Il 95% delle aziende pubblica bilanci di sostenibilità e rendiconta secondo standard internazionali. Tuttavia, la maggior parte dei contenuti resta tecnica, destinata a stakeholder istituzionali più che al cittadino comune. Digitalizzazione sì, ma senza narrazione: infografiche, piattaforme web e video aumentano, ma spesso mancano campagne integrate che colleghino i diversi canali sotto una visione coerente e accessibile.
Sono i dati del Report “Comunicare Sostenibile” a cura di Giulio Cupini, co-founder di SostenibileOggi, con dati e trend aggiornati su strategie digitali, branded content, influencer e storytelling ESG presentato ieri a Roma in occasione dell’incontro “Comunicare la Sostenibilità: Nuove Narrazioni tra Media, Web e Imprese” promosso da Associazione Civita, realtà che da 35 anni si occupa di costruire un dialogo tra mondo della cultura e mondo delle imprese anche nel segno della sostenibilità, in collaborazione con SostenibileOggi, piattaforma che affronta argomenti complessi relativi alla trasformazione sostenibile dando voce a esperti per accompagnare le aziende nel proprio percorso verso una transizione più rapida e una più facile adozione di nuovi modelli di business.
Professionisti della comunicazione, giornalisti, importanti aziende impegnate nella costruzione di strategie ESG efficaci, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontati sul legame tra sostenibilità, cultura aziendale e il ruolo dei media tra cui Emanuele Raco, Portavoce del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Carlo Corazza, Direttore Ufficio Parlamento Europeo in Italia. Nel corso dell’incontro moderato da Simonetta Giordani, Segretario Generale Associazione Civita, e Livio Livi, Co-Founder SostenibileOggi sono stati presentate best practice e narrazioni di successo con la condivisone di progetti innovativi e comunicazione d’impatto.
“La sostenibilità non è solo ciò che fai, ma come la condividi. È la capacità di tradurre numeri in parole, e parole in emozioni. Finché i contenuti resteranno confinati in bilanci tecnici e canali autoreferenziali, continueremo a parlarci addosso. Serve una svolta narrativa che apra alle persone, ai territori, alle relazioni” commenta Livio Livi.
“Per creare una radicata cultura della sostenibilità la comunicazione è un fattore che fa realmente la differenza ed è per questo che è necessaria una riflessione accurata su strategia, obiettivi e strumenti della comunicazione che coinvolga aziende, istituzioni, terzo settore. Non basta perseguire e raggiungere obiettivi di sostenibilità ma è fondamentale comunicarli in modo corretto per ispirare i giusti comportamenti presso i pubblici di riferimento e amplificare i traguardi raggiunti” ha affermato Simonetta Giordani, Segretario Generale di Associazione Civita.
Come strumenti di comunicazione della propria sostenibilità in primo piano emerge il Bilancio di Sostenibilità/Report utilizzato dal 95% del campione di aziende medio grandi analizzate, seguito dal Piano di sostenibilità (70%) e dal Minisito web interattivo (65%). Tra i temi trattati rimane in testa l’ambiente con focus sulla Decarbonizzazione (95 %) e Economia Circolare (65%) ma con grande impegno anche sulla Diversity & Inclusion (80%), su Stakeholder engagement (60%) e Finanza Sostenibile (40%). Il report di SostenibileOggi individua le tendenze principali della comunicazione sulla sostenibilità evidenziando le possibili aree di miglioramento: molti settori tendono a privilegiare gli aspetti ambientali rispetto a quelli sociali e di governance.
L’utilizzo dei Social media vede una tendenza a due velocità: LinkedIn è il canale più usato per i contenuti ESG, ma la presenza su Instagram e Facebook resta marginale. Poche le aziende che riescono a parlare davvero alle nuove generazioni in modo creativo e coinvolgente. Il territorio fa la differenza: le aziende più piccole e radicate localmente ottengono spesso i risultati più credibili e partecipativi. Coinvolgono i cittadini, aprono gli impianti, raccontano l’impatto con autenticità. Ma faticano a uscire dai confini regionali. Manca la voce umana: la sostenibilità viene raccontata attraverso KPI e certificazioni, ma raramente si dà spazio a storie di dipendenti, clienti, o comunità. Il racconto emozionale – quello che può costruire fiducia e identificazione è ancora l’anello debole.
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