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“Aia transitoria ma le scelte vanno condivise”


Il 31 luglio verrà siglato il piano di decarbonizzazione e all’interno è stato previsto anche un articolo dedicato a eventuali esuberi che si potrebbero verificare all’ex Ilva di Taranto. «Abbiamo preso l’impegno con le forze sindacali a gestire questa fase di transizione senza impatti occupazionali e sociali, come abbiamo fatto in questi quasi tre anni con tutti i casi di crisi che si sono presentati a questo ministero».

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A rassicurare le organizzazioni sindacali è il ministro delle Imprese e al made in Italy, Adolfo Urso. Dichiarazioni rese in un servizio mandato in onda da Tgcom24.

Il prossimo 31 luglio, infatti, nella sede di via Veneto del Mimit, governo ed enti locali (Regione Puglia, Provincia di Taranto, Comuni di Taranto e Statte oltre all’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio) torneranno a incontrarsi per discutere dell’Accordo di programma interistituzionale per l’ex Ilva e per la sua probabile firma. Nella bozza dell’Accordo c’è tutta la parte relativa al piano di decarbonizzazione all’interno del quale è stato previsto un articolo dedicato a eventuali esuberi che si potrebbero verificare all’ex Ilva di Taranto.

«Abbiamo sempre garantito – ha detto ancora Urso a Tgcom24 – il mantenimento degli stabilimenti, quindi della produzione, anche attraverso una riconversione industriale, e che eventuali esuberi fossero gestiti con incentivi e sulla base delle scelte volontarie degli occupati. In nessun caso c’è stato il licenziamento collettivo. Credo che i sindacati possano essere fiduciosi dell’impegno del governo che sarà contenuto in un ordine del giorno parlamentare, con cui sto lavorando insieme agli altri dicasteri sotto l’indirizzo di Palazzo Chigi, affinché nel decreto legge, che contiene anche norme importanti e significative sull’ex Ilva e in corso di approvazione in Parlamento, sia tutto chiaro».

 

Palombella (Uilm): “Aia transitoria solo per evitare chiusura ma futuro passa da scelte condivise con enti locali”
«Sull’ex Ilva la situazione è drammatica: siamo al bivio finale di una crisi che da oltre tredici anni colpisce migliaia di famiglie. O si pongono condizioni concrete e condivise per il rilancio oppure si rischia una fermata definitiva».

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Parole chiare quelle che Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha pronunciato ieri 18 luglio durante l’attivo del sindacato svoltosi a Taranto nel Salina hotel.

«L’Aia transitoria, approvata dal ministero dell’Ambiente con 470 prescrizioni – ha aggiunto Palombella -, dà la possibilità di continuare a produrre e mantenere in vita gli stabilimenti ma, a partire dalle prossime ore, bisogna avviare fin da subito un confronto nel merito dei problemi per arrivare a un accordo condiviso con gli enti locali nel più breve tempo possibile. Il futuro ambientale, occupazionale e produttivo – ha poi concluso il segretario generale Uilm – riguarda tutti e ha bisogno della responsabilità di tutte le parti interessate. Noi faremo la nostra parte ma non accetteremo soluzioni che non prevedano la piena tutela occupazionale e l’avvio rapido di una vera decarbonizzazione».

 

Gambardella (Uilm): “Futuro solido di Genova all’interno del Gruppo”
Oltre che assicurare una prospettiva industriale a tutti gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia bisogna tener conto che quello di Genova «ha pari dignità di tutti gli altri». Ad affermarlo è stato Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm, il quale riconferma la posizione del sindacato sulla necessità «di mantenere l’integrità del gruppo. In passato l’integrazione delle attività ha rappresentato il più grande elemento di forza che ha consentito di esprimere al meglio le potenzialità dell’ex Ilva. Prima di valutare altre soluzioni, dobbiamo capire se il governo ha ancora questa convinzione oppure ha cambiato idea».
In questo scenario la Uilm non esclude la possibilità del forno a Genova, se realizzabile ed a quali condizioni con quale Aia e con quale Accordo di programma «ma è necessario – sostiene Gambardella – avere un quadro di prospettiva complessiva di tutti gli stabilimenti. Chi auspica oggi lo spezzatino, per rincorrere probabili interessi di parte, sta recando un danno enorme ai lavoratori dei singoli territori, prefigurando una prospettiva locale tutta incerta e all’intera occupazione a rischio».



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