M&A e Private Equity: pipeline solida e aspettative moderatamente ottimiste per il 2025
Nei primi sei mesi del 2025, in Italia sono state annunciate circa 600 acquisizioni con un valore complessivo, laddove disponibile, di circa 18,7 miliardi di euro. Rispetto alle 564 operazioni registrate nei primi sei mesi del 2024, in questa prima metà dell’anno si rileva un incremento del 6% in termini di numero di operazioni annunciate. Tuttavia, si è verificata una riduzione del 50% del volume totale di investimenti, rispetto alla prima metà del 2024, in parte dovuta alla fase di incertezza che ha caratterizzato il primo trimestre del 2025 e che persiste ancora oggi, con conseguente riduzione dei cosiddetti megadeal (operazioni con controvalore superiore a 1 miliardo di euro), mentre il cosiddetto mid market ha visto una riduzione, in termini di valore, meno rilevante.
I settori che hanno guidato gli investimenti sono principalmente il comparto industriale, con il 22% del numero di operazioni annunciate, seguito dai beni di consumo (18%) e settore tecnologico, e da quello dei servizi ed energy & utilities (11%). Sebbene il settore industriale continui a essere quello di punta, il comparto ha registrato una diminuzione, passando dal 27% al 22% in termini di numero di operazioni, rispetto alla prima metà dell’anno scorso. Al contrario, i settori dei beni di consumo e dei servizi hanno visto un incremento nel numero di operazioni, in quanto nella prima metà del 2024 rappresentavano rispettivamente il 16% e 9% del numero di operazioni, così come il settore finanziario che ha anch’esso registrato una crescita di rilievo, con un incremento dal 5% al 7% dell’incidenza in termini di numero di operazioni.
Nella prima metà del 2025, il Private Equity e i fondi infrastrutturali hanno continuato a essere un elemento trainante del mercato M&A italiano, con circa 242 operazioni di buy-out su target italiane, con un valore aggregato, quando disponibile, di circa 12,5 miliardi di euro, rispetto alle 246 operazioni per un valore complessivo di circa 14,9 miliardi di euro nello stesso periodo del 2024. I fondi continuano a costituire una significativa percentuale di acquirenti nelle operazioni annunciate, raggiungendo il 41%. Inoltre, il numero di investimenti effettuati attraverso le portfolio companies, note anche come add-on, rimane significativo, superando il 40% del totale delle operazioni effettuate dai fondi, evidenziando il loro ruolo fondamentale nel processo di trasformazione delle aziende.
Rinnovato slancio nelle privatizzazioni, specie in ambito infrastrutturale, per accelerare la modernizzazione del Paese e raccogliere le risorse da destinare alla trasformazione delle aziende
Lo sviluppo dell’agenda infrastrutturale italiana è centrale per la strategia economica del Paese, con gli investimenti pubblici che fungono da catalizzatore per la crescita a lungo termine. Tuttavia, per aumentare l’impatto e diversificare le fonti di finanziamento, è importante coinvolgere il capitale privato, una leva che non è ancora stata pienamente sfruttata. Questo coinvolgimento dovrebbe avere due obiettivi principali: da un lato, mobilitare il capitale privato per integrare la spesa pubblica, attraverso privatizzazioni mirate e partnership strategiche lungo la catena del valore delle infrastrutture; dall’altro, aumentare le entrate da indirizzare verso investimenti o alla gestione del debito.
Nuovi modelli di partenariato pubblico privato, che possano consentire al settore pubblico di mantenere controllo e governo delle infrastrutture, possono anche migliorare l’efficienza, la sostenibilità e la competitività globale delle infrastrutture italiane, anche introducendo modelli di remunerazione degli investimenti (RAB) che premiano livello dei servizi ed investimenti. E per gli investitori, questo rappresenta una forte opportunità per sostenere la transizione dell’Italia verso un’economia moderna ed efficiente, allineando capitale, riforme strutturali e obiettivi nazionali a lungo termine.
Le privatizzazioni, dunque, possono tornare al centro della strategia economica italiana non come soluzione d’emergenza, ma come leva strutturale per attrarre capitale, rafforzare le infrastrutture, migliorare il livello dei servizi ed al contempo ridurre la pressione sul bilancio statale, seppur nel rispetto del mantenimento del controllo pubblico di infrastrutture critiche. L’obiettivo è di raccogliere circa 20 miliardi di euro entro il 2026 tramite cessioni di minoranza, IPO di società pubbliche, modelli concessori e PPP (Partenariato Pubblico-Privato). Diversi casi concreti sono in fase di analisi e preparazione, con focus su porti, aeroporti e reti di trasporto.
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