Namex si prepara a consolidare il proprio ruolo di leader nel settore delle infrastrutture digitali italiane, con una visione orientata al futuro e con l’obiettivo di rendere la rete sempre più resiliente e capillare. In questa intervista esclusiva, Maurizio Goretti, ceo di Namex, racconta a CorCom come l’azienda stia contribuendo alla trasformazione digitale del paese.
Con un approccio che punta sulla neutralità e la resilienza della rete, Namex si propone di essere un pilastro nella creazione di un’infrastruttura digitale più forte e pronta a sostenere le nuove tecnologie emergenti, continuando a giocare un ruolo cruciale nella digitalizzazione dell’Italia.
Goretti, Namex ha visto una crescita significativa negli ultimi anni. Puoi descrivere i principali fattori che hanno segnato questo sviluppo? E quale ruolo gioca Namex nell’evoluzione dell’infrastruttura digitale in Italia?
Namex ha raggiunto il suo trentesimo anniversario e, in questi tre decenni, il nostro ruolo è diventato sempre più centrale nell’infrastruttura digitale italiana. Ci occupiamo di quella parte nascosta di Internet che riguarda l’interconnessione tra operatori, e lo facciamo con la stessa importanza che hanno gli aeroporti per il traffico aereo. Il nostro compito è facilitare lo scambio di traffico tra chi fornisce l’accesso a Internet (gli operatori di fibra, 5G e reti mobili) e chi distribuisce i contenuti (i provider di servizi come Netflix, Amazon, ecc.). Il nostro sviluppo è stato alimentato dalla crescente richiesta di contenuti e dalla necessità di una rete sempre più efficiente. Negli ultimi anni, in particolare, abbiamo visto una crescente attenzione verso il sud Italia e il Mediterraneo, espandendo il nostro lavoro oltre Roma, dove siamo presenti da 30 anni, e aprendo nuove sedi a Bari, Napoli e Tirana( Albania). La nostra espansione non si limita al piano nazionale, ma si estende a livello internazionale, con l’obiettivo di fare di Namex un hub di interscambio che supporti anche il traffico digitale internazionale nel Mediterraneo.
Come si è sviluppato Namex negli ultimi 5 anni e quali sono i numeri che evidenziano questa crescita?
Negli ultimi cinque anni, la nostra crescita è stata molto evidente. Siamo passati da meno di 100 reti connesse a quasi 300, un incremento che ha anche portato ad un aumento significativo del traffico scambiato. Per esempio, il traffico è passato da meno di 100 Gbps a oltre 1 Terabit, un dato che rispecchia chiaramente la centralità che Roma ha acquisito come hub nazionale. Oggi, Roma scambia quasi la metà del traffico di Milano. Cinque anni fa il rapporto era di circa un ottavo . Questo non solo mostra una distribuzione più equilibrata del traffico internet, ma indica anche un miglioramento della resilienza della rete, che è fondamentale per il buon funzionamento di tutto il sistema.
Come si spiega l’aumento di traffico a Roma e il suo ruolo centrale?
Roma ha una posizione geografica strategica che la rende un nodo essenziale per l’infrastruttura digitale. Non solo è un punto fondamentale per la distribuzione del traffico verso il sud Italia, ma è anche diventata un hub cruciale per il traffico internazionale, grazie alla crescente presenza di cavi sottomarini che collegano l’Italia al Mediterraneo e ai Balcani. Il traffico che scorre attraverso Roma non solo risponde alle necessità del mercato italiano, ma contribuisce anche al flusso globale dei dati, connettendo l’Italia a punti strategici nel resto d’Europa.
Come si inserisce l’Italia nel contesto delle infrastrutture digitali internazionali?
L’Italia è sempre stata un nodo importante per l’infrastruttura digitale, e lo è diventata ancor di più negli ultimi anni grazie all’arrivo di nuovi cavi sottomarini che collegano il nostro paese ad altri hub globali. Città come Milano, Roma, Palermo e Genova sono diventate, con ruoli diversi, punti fondamentali per il traffico che arriva e parte da altre nazioni. La posizione geografica dell’Italia è particolarmente strategica per il Mercato del Mediterraneo, e questo sta facilitando un maggiore sviluppo delle infrastrutture necessarie a gestire un volume crescente di traffico dati, con un focus particolare sulle connessioni tra Europa e i Balcani.
In che modo Namex sta supportando l’adozione delle nuove tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale e il quantum computing?
In Namex, siamo molto attenti nel supportare l’adozione di tecnologie emergenti come il quantum computing e l’intelligenza artificiale. Un progetto interessante su cui stiamo lavorando riguarda l’utilizzo dei nostri punti di interscambio come “trusted hubs” per l’installazione di chiavi quantistiche, essenziali per la sicurezza dei dati in un contesto di crescente digitalizzazione. Questa infrastruttura diventa quindi fondamentale non solo per l’efficienza della rete, ma anche per garantire che le nuove tecnologie siano implementate in modo sicuro e scalabile. Inoltre, per il cloud computing, stiamo lavorando alla creazione di data center Edge. Questi data center sono distribuiti in diverse aree geografiche, il che ci consente di portare il traffico più vicino all’utente finale, riducendo la latenza e migliorando l’efficienza delle applicazioni moderne, inclusi i servizi basati su AI e altre tecnologie ad alta intensità di calcolo.
E, invece, come state contribuendo alla creazione di una rete più resiliente in Italia?
Stiamo espandendo la nostra infrastruttura e con l’apertura di nuovi punti di interconnessione. In particolare, stiamo investendo in hub regionali come Bari e Napoli, per ridurre la congestione del traffico nelle principali città e rendere la rete più capillare. Questa distribuzione consente di garantire una maggiore ridondanza, il che significa che se uno dei punti di scambio ha un problema, il traffico può essere reindirizzato senza interruzioni. In sostanza, stiamo costruendo una rete che può adattarsi alle necessità di una domanda crescente, mantenendo elevati standard di affidabilità.
Come vedi l’evoluzione del mercato italiano delle telecomunicazioni e il ruolo delle piccole e medie imprese in questo contesto?
Il mercato italiano delle telecomunicazioni è frammentato, ma questa frammentazione può essere vista come una risorsa. Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo importante, spesso caratterizzandosi per la specializzazione in nicchie specifiche. Non bisogna sottovalutare il loro valore, soprattutto considerando l’evoluzione delle tecnologie e la crescente domanda di servizi personalizzati. Nel tempo, penso che vedremo un consolidamento delle grandi telco a livello europeo, ma il mercato italiano avrà bisogno anche dei piccoli player per mantenere la diversità e specializzazione del servizio.
Il nuovo panorama digitale sta cambiando anche il concetto di “operatore dominante”. Quale la vostra vision si questo punto?
Il concetto di operatore dominante sta sicuramente cambiando. Fino a poco tempo fa, dominare il mercato significava avere una grande quota di accesso. Oggi, tuttavia, il dominio si sposta anche sul lato dei servizi. Le grandi aziende che gestiscono piattaforme digitali e servizi cloud stanno guadagnando una quota di mercato crescente, che potrebbe ridisegnare il panorama delle telecomunicazioni. Anche i servizi digitali devono essere regolati, non solo l’accesso, per evitare che emergano nuovi operatori dominanti che abbiano un potere eccessivo nel determinare i prezzi e le condizioni di servizio.
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