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Le proposte della Task Force sull’intelligenza artificiale nella PA


La dicotomia tra “apocalittici” e “integrati”, introdotta da Umberto Eco per descrivere due atteggiamenti nei confronti della cultura di massa, spesso domina la scena quando si parla di intelligenza artificiale. Eppure, una visione pragmatica e tecno-ottimista del suo utilizzo nella PA è emersa durante il talk “Le proposte della Task Force sull’Intelligenza Artificiale per la Pubblica Amministrazione” a cura di Formez, tenutosi durante FORUM PA 2025.

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Il successo di questa visione è già tangibile: i chatbot di ultima generazione, gestiti tramite IA, godono di circa il 75% del consenso degli utenti, un dato significativo se confrontato al 15% dei chatbot tradizionali. Nello sviluppo dell’IA per la PA, un concetto chiave è la “disintermediazione”. Ciò significa utilizzare l’IA per eliminare passaggi non necessari o “rendite di posizione” tipicamente umane, fornendo risposte dirette e veloci. Questo il motivo per cui si è scelto di puntare su un assistente virtuale e di utilizzarlo nei concorsi pubblici. Esempio lampante è Camilla, l’assistente virtuale realizzata con CSI Piemonte, che in sei mesi ha risposto a circa 50mila domande, stimando un risparmio di 1 milione di ore di attesa in un anno per i cittadini. In un paese che si interroga sulle liste d’attesa, questo è un risultato significativo.

La Task Force sull’Intelligenza Artificiale per la Pubblica Amministrazione, voluta dal Ministro Zangrillo e coordinata dal Presidente di Formez Giovanni Anastasi, ha lavorato su tre grandi versanti fondamentali per guidare questa trasformazione:

  1. Il valore pubblico aggiunto per il sistema Paese che deriva dall’uso dell’intelligenza artificiale, ovvero l’utilità effettiva e tangibile degli applicativi, misurata dall’impatto sui cittadini e le imprese e dalla capacità di migliorare la percezione del servizio pubblico.
  2. La formazione e l’inclusione digitale, in modo da garantire che tutti possano utilizzare questi mezzi e che ci siano specialisti nel dialogo con i cittadini, come i prompt engineer.
  3. La sfera etica, legata alla trasparenza e all’affidabilità dei sistemi IA.

Sperimentare, apprendere e includere: i pilastri del documento della Task Force

Le proposte emerse in un primo documento redatto dalla Task Force fanno leva su tre concetti chiave, riassuntivi di una mentalità, di un percorso per l’adozione consapevole e sicura dell’IA nella PA: sperimentare, apprendere e includere.

1. Sperimentare. Le proposte esplorate riguardano:

  • IA Regulatory Sandbox per la PA: l’ipotesi di creare ambienti chiusi e controllati dove il rischio di errori è ridotto, permettendo alla PA di testare e ragionare sull’adozione di sistemi IA. Le linee guida dell’AgID menzionano questa possibilità.
  • Rapporti della PA con le imprese fornitrici di servizi di IA: si ritiene che debba esserci spazio per le piccole e medie imprese nel mercato dell’IA per la PA, superando la dipendenza dai grandi player, affrontando questioni strutturali come la proprietà dei dati e le competenze.
  • Valutare soluzioni open source in ottica di economia di scala: l’adozione di soluzioni open source può generare economie di scala e attivare competenze, soprattutto a livello centrale. Esempi interessanti di questo modello si trovano nel Regno Unito e in Francia, con sistemi sviluppati centralmente e messi a disposizione di tutte le PA.

2. Apprendere e consolidare. Questo blocco di proposte si concentra sulla preparazione del personale pubblico all’era dell’IA:

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  • Kit di AI Literacy e licenze per il dipendente pubblico: l’obiettivo è divulgare la conoscenza dell’IA ai dipendenti pubblici, anche quelli che lavorano in piccoli comuni, e spiegare come integrarla nel proprio lavoro.
  • Standard nazionali per chatbot e applicativi: basandosi sull’esperienza di successo di Camilla, si propone di definire indicatori (KPI) per valutare l’efficacia dei chatbot, che sono tra gli strumenti di IA più diffusi nella PA.
  • Empowerment dei dipendenti pubblici: continuare con la formazione, adottando un approccio skill-first.
  • Figure professionali per l’IA nella PA: introdurre ruoli dedicati, come i “prompt engineer”, professionisti che imparano a gestire i prompt (le istruzioni date all’IA) per ottenere risposte veloci e accurate.

3. Includere. L’inclusione mira a garantire la fiducia dei cittadini nei sistemi IA e la loro partecipazione attiva. Le raccomandazioni riguardano:

  • La campagna nazionale di AI Literacy per i cittadini: promuovere una vasta campagna informativa e di sensibilizzazione sull’IA e i suoi impatti sulla vita quotidiana. Questo concetto è anche parte dell’AI Act europeo, che impone ai fornitori e utilizzatori di IA (come le PA) di formare il proprio personale sui rischi e le potenzialità.
  • Le cooperative di dati civici: un concetto che mira a mettere a fattor comune i dati, garantendo che siano gestiti in sicurezza e nel rispetto del GDPR e delle normative sulla protezione dei dati personali. Questo patrimonio di dati per i sistemi IA deve essere gestito attraverso intermediari che garantiscano il rispetto del principio del “data altruism”, contenuto nel Data Governance Act della Commissione Europea.
  • I laboratori civici dell’IA: creare spazi civici e digitali per la sperimentazione e la co-progettazione di soluzioni di IA tra cittadini, imprese, università e PA. Ne è un esempio la piattaforma ParteciPA del Dipartimento della Funzione Pubblica.
  • Le Call for Ideas: stimolare contributi inclusivi. Formez ha già sperimentato internamente un’iniziativa che ha incoraggiato i propri dipendenti a presentare idee per applicazioni IA dopo aver seguito un percorso formativo.

Governare l’IA nella PA: trasparenza, competenze e partecipazione

Trasparenza, formazione e inclusione: sono tre dimensioni chiave sulle quali lavorare, sottolineate anche nel Documento di Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026.

Trasparenza: una pubblica amministrazione che decide di erogare un servizio con il supporto dell’IA deve informarne il pubblico, in modo che l’utente possa scegliere consapevolmente se usufruire del servizio o meno. La sfida futura sarà anche la trasparenza algoritmica, ovvero spiegare al cittadino quali processi informatici hanno generato una decisione, garantendo imparzialità e riducendo il contenzioso.

Formazione: investire sulle competenze all’interno della PA richiede un approccio multidisciplinare. L’AgID, ad esempio, ha formato una struttura organizzativa con competenze variegate, inclusi avvocati e filosofi, proprio per abbracciare questa visione olistica. La formazione tenderà alla personalizzazione del fabbisogno formativo.

Inclusione: significa rendere partecipi i cittadini di questa evoluzione tecnologica, educandoli sulle possibilità dell’IA non solo come utenti, ma anche come utilizzatori consapevoli.

Il ruolo di AgID: Linee Guida e prospettive per la PA

L’AgID svolge un ruolo istituzionale chiave nel fornire indicazioni alle pubbliche amministrazioni che intendono adottare l’IA. Nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, l’obiettivo per il 2024 era redigere Linee Guida sull’adozione, l’acquisto e lo sviluppo di sistemi di IA nella pubblica amministrazione.

La prima sull’adozione di modelli di IA (già pubblicata) offre suggerimenti di carattere organizzativo, invitando le PA a definire una strategia chiara, gli obiettivi da raggiungere (migliorare servizi, processi interni), valutare le competenze interne e gli strumenti di procurement. L’approccio si basa sul ciclo Plan-Do-Act (ruota di Deming), tipico dei sistemi di gestione qualità (es. ISO 9001), che richiede di definire indicatori (KPI) significativi per monitorare il raggiungimento degli obiettivi e riprogrammare se necessario.

L’AgID sta inoltre lavorando su le altre due linee guida specifiche per il procurement e lo sviluppo tecnico dei sistemi IA, e affrontando questioni pratiche come l’uso da parte dei dipendenti di strumenti come Chat GPT o Copilot per attività interne.

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Impatto dell’IA nello smaltimento dei curricula

L’uso del software di intelligenza artificiale per lo smaltimento dei curricula durante le selezioni pubbliche promette risultati significativi. Le stime indicano, su 12mila selezioni all’anno, un risparmio potenziale di 15mila ore e un miglioramento qualitativo del 40%. Questo è un chiaro esempio di come l’IA possa ridurre la fallibilità e l’arbitrio umano, migliorando le prestazioni.

In sintesi, la Task Force e i suoi collaboratori promuovono un’IA per la PA che sia non solo efficiente e innovativa, ma anche etica, inclusiva e trasparente, capace di creare un reale valore pubblico e migliorare la vita di cittadini e imprese. Si tratta di un cammino che richiede di superare vecchi paradigmi e di “sporcarsi le mani” sperimentando e apprendendo continuamente.



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