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L’Italia e l’intelligenza artificiale: una legge per governare l’innovazione


Il Parlamento italiano sta esaminando un disegno di legge che introduce disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale. Il provvedimento, denominato A.C. 2316-A, è stato approvato in prima lettura al Senato e si propone di definire un quadro nazionale per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, in armonia con il regolamento europeo sull’IA, l’AI Act, entrato in vigore nel 2024. L’iniziativa mira a fornire una regolamentazione che sia attenta alle caratteristiche economiche e sociali del contesto italiano, tenendo conto delle opportunità offerte dalle tecnologie emergenti ma anche dei rischi connessi alla loro adozione.

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L’interesse crescente per l’intelligenza artificiale in Italia si inserisce in un quadro di rapido sviluppo del settore. Secondo dati recenti, nel 2024 il mercato italiano ha raggiunto un valore di 1,2 miliardi di euro, con un incremento del 58% rispetto all’anno precedente. La componente generativa dell’IA, quella cioè legata alla produzione automatica di contenuti, rappresenta una parte significativa di questo sviluppo. Tuttavia, permangono difficoltà strutturali, come la limitata diffusione tra le piccole e medie imprese e il lento inserimento delle soluzioni di intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione.

Il disegno di legge si colloca in un contesto normativo internazionale in cui sono già presenti strumenti volti a regolare l’uso dell’IA, e si propone di intervenire là dove la normativa europea lascia margini di discrezionalità agli Stati membri. La legge, quindi, non si limita a recepire le direttive europee, ma introduce principi e criteri che rispondono a esigenze specificamente italiane. Tra questi, spicca un orientamento dichiaratamente antropocentrico, che riconosce l’intelligenza artificiale come uno strumento al servizio dell’uomo, e non viceversa.

Il testo stabilisce, tra le altre cose, che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale debba rispettare i diritti fondamentali, garantire la trasparenza e la sorveglianza umana, e non compromettere lo svolgimento democratico della vita pubblica. Sono previsti criteri di equità, proporzionalità e sostenibilità, così come misure per assicurare la protezione dei dati personali e l’accessibilità alle tecnologie da parte delle persone con disabilità. La legge disciplina anche l’impiego dell’IA in settori specifici come la sanità, il lavoro, la giustizia e la pubblica amministrazione, definendo limiti e condizioni per un utilizzo compatibile con i principi costituzionali.

Viene inoltre valorizzata la dimensione economica dell’intelligenza artificiale. Il legislatore si propone di favorire la competitività del sistema produttivo, incentivare la collaborazione tra imprese e centri di ricerca, e promuovere l’adozione dell’IA da parte della pubblica amministrazione. Allo stesso tempo, si cerca di assicurare che le infrastrutture digitali siano affidabili e sicure, anche tramite l’uso di data center localizzati in Italia, sebbene su questo punto siano stati compiuti aggiustamenti nel corso del dibattito parlamentare.

Infine, il provvedimento include disposizioni volte a tutelare gli utenti, regolando l’uso dell’IA nella produzione di contenuti e aggiornando la normativa sul diritto d’autore. Viene introdotta la possibilità di sanzionare penalmente comportamenti che prevedano l’uso illecito dell’intelligenza artificiale, come la manipolazione dell’informazione o la violazione della sicurezza informatica.

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Nel complesso, la legge rappresenta un tentativo di mettere a punto una regolazione equilibrata e contestualizzata dell’intelligenza artificiale, senza cedere né a entusiasmi eccessivi né a posizioni di chiusura. Lo scopo dichiarato è quello di creare un quadro normativo che consenta di sfruttare le potenzialità della tecnologia salvaguardando, al tempo stesso, principi fondamentali di libertà, equità e sicurezza.

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