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Marelli cambia strada: il fondo SVP si prepara a prendere il controllo


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Il futuro di Marelli si decide in queste settimane. Come riportato dal Corriere della Sera, il fondo statunitense Strategic Value Partners (SVP) è pronto a rilevare il controllo della storica azienda della componentistica automobilistica. Un passaggio che segna un nuovo capitolo per uno dei principali fornitori mondiali del settore, con oltre 50.000 dipendenti nel mondo e un’eredità industriale radicata anche in Italia.

Il cambio di governance, che avverrà verosimilmente al termine del go-shop period il prossimo 26 luglio, rappresenta l’esito di una lunga fase di difficoltà culminata con la richiesta di accesso al Chapter 11, la procedura americana per il risanamento delle imprese in crisi (di cui potete leggere qui). Sempre secondo il Corriere, SVP è intenzionato a puntare sul rilancio dell’intero gruppo, evitando lo spezzatino e coinvolgendo un profilo di primo piano dell’automotive globale: Patrick Koller, ex numero uno di Forvia (Faurecia-Hella), nominato consulente strategico del fondo per seguire l’operazione.

Un piano di rilancio per evitare lo smembramento

Patrick Koller, ex numero uno di Forvia (Faurecia-Hella). Immagine presa da linkedin.

Il punto di partenza è chiaro: evitare la frammentazione dell’azienda e puntare invece su un rilancio industriale coordinato. Marelli, acquisita nel 2018 dal fondo Kkr per circa 6 miliardi di euro, è stata schiacciata da un mix di fattori: un debito vicino ai 5 miliardi, la crisi dei semiconduttori, i dazi e il rallentamento della produzione dei suoi principali clienti – su tutti Stellantis e Nissan (come abbiamo scritto qui).

SVP, secondo quanto ricostruito dal Corriere, intende mantenere in vita tutte le divisioni di business, rafforzandole dal punto di vista operativo e finanziario. La presenza di Koller, manager di lungo corso e fino a maggio 2025 alla guida di Forvia, rappresenta un segnale chiaro di discontinuità e ambizione. Il manager francese ha guidato la fusione tra Faurecia e Hella, dando vita al settimo fornitore globale di componenti. Ora potrebbe mettere a frutto quell’esperienza per salvare un altro gigante europeo.

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Italia in bilico: tra tenuta industriale e tensione sociale

La posta in gioco è alta soprattutto per l’Italia (qui l’intervista al Segretario Generale Fim-Cisl Ferdinando Uliano), dove Marelli impiega circa 6.300 lavoratori distribuiti in dieci stabilimenti. La situazione più critica è quella di Melfi, dove – come riportato dal Corriere della Sera – sono stati attivati gli ammortizzatori sociali per 249 dipendenti a causa del rallentamento della produzione Stellantis. In altri siti, come a Sulmona, si temono tagli o accorpamenti, mentre in Piemonte e Lombardia l’incertezza regna.

Il governo segue da vicino la vicenda: i ministeri competenti hanno già aperto tavoli tecnici, anche se l’intervento diretto potrebbe essere limitato dalla giurisdizione statunitense del Chapter 11. Tuttavia, la strategicità di Marelli per la filiera automotive italiana – specie nella transizione verso l’elettrico – rende urgente un monitoraggio costante e proattivo.

Il nodo del Chapter 11 e le mosse dei creditori

Il cambio di governance, che avverrà verosimilmente al termine del go-shop period il prossimo 26 luglio, rappresenta l’esito di una lunga fase di difficoltà culminata con la richiesta di accesso al Chapter 11, la procedura americana per il risanamento delle imprese in crisi.

La procedura attivata a inizio giugno ha permesso a Marelli di congelare temporaneamente le azioni legali da parte dei creditori, aprendo al tempo stesso uno spiraglio per la ristrutturazione finanziaria. L’accordo con SVP prevede l’iniezione di nuova liquidità e la conversione di parte del debito in equity. Un’operazione complessa che richiederà, nelle prossime settimane, il via libera formale da parte del tribunale americano e dei principali creditori, tra cui spiccano grandi banche internazionali e fondi specializzati.

Il Corriere ricorda come, fino alla scadenza del 26 luglio, rimanga aperta la possibilità di offerte alternative. Ma nel settore, la sensazione è che SVP abbia già tracciato la strada. Non solo per l’anticipo con cui si è mosso, ma anche per il profilo del team messo in campo, che va da esperti di ristrutturazioni industriali a figure come Koller, capaci di guidare vere e proprie trasformazioni aziendali.

Prospettive e interrogativi

Il destino di Marelli è tutt’altro che scritto. Se da un lato il piano SVP apre a una fase di consolidamento e rilancio, dall’altro resta da capire quanto sarà rapido il ritorno a una redditività sostenibile. La competizione nel settore della componentistica si è fatta feroce, e l’accelerazione verso l’elettrico impone investimenti continui in innovazione e capacità produttiva. In questo contesto, l’Italia rischia di pagare il prezzo più alto, se non si saprà giocare un ruolo attivo nella gestione della transizione. Per Marelli, come per altre realtà industriali, la differenza tra rilancio e ridimensionamento passa anche dalla capacità di governo, sindacati e territorio di parlare una lingua comune.



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