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Mazzanti (Unife): «Le nostre sfide? Calo demografico e fondi europei»


Ferrara Massimiliano Mazzanti, 53 anni, bolognese, è stato confermato direttore del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Ferrara. Docente di Politica economica ed Economia ambientale, risiede nel capoluogo regionale ma, racconta, è «cresciuto ad Argenta» e Ferrara è la sua sede di lavoro.

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Come riporta la sua scheda professionale, è anche delegato per il Pnrr. Nell’urna lo hanno votato 37 docenti su 47 elettori aventi diritto (41 i presenti). Il mandato, rinnovato per altri 4 anni, gli consente di lavorare su un orizzonte che si affaccia sul prossimo decennio. «I numeri, ad oggi, sono molto buoni – osserva – Siamo uno dei dipartimenti trainanti di Unife: 3.270 studenti totali dei quali 2.720 iscritti alla laurea triennale. Abbiamo due corsi di laurea magistrale in lingua inglese e uno in italiano. Attirare a Ferrara studenti stranieri è e resta uno dei nostri obiettivi più importanti».

Le restrizioni applicate al sistema scolastico e universitario degli Usa, e in generale quanto sta avvenendo nel mondo anglosassone (Brexit), «possono generare un deflusso di studenti e ricercatori e trasformarsi in un’opportunità per gli atenei europei ed italiani. Ci sono Paesi, in Scandinavia o come l’Olanda, che stanno già lavorando su questo», commenta Mazzanti. Negli ultimi decenni nuovi attori sono comparsi sulla scena internazionale, «non solo la Cina – precisa il direttore – anche il Sud est asiatico e il mondo arabo. Poli che hanno attratto imprese come Finmeccanica, grandi industrie e acciaierie. Le persone, i tecnici, i manager si spostano con le famiglie. Molti giovani cinesi, d’altro canto, si vanno a formare negli Usa. Dobbiamo essere aperti a questi nuovi scenari».

L’ateneo estense è molto cresciuto negli ultimi 7-8 anni. Si è lasciato alle spalle gli anni difficili post-sisma aumentando da allora il numero degli iscritti di circa il 50%: oggi ne conta circa 28mila.

«Nel prossimo futuro – spiega Mazzanti – dovremo confrontarci con fenomeni che si annunciano problematici, come il calo demografico. Dovremo puntare a consolidare i risultati raggiunti dalla triennale, entrare sempre più nelle preferenze di studenti interessati a formarsi in Europa, giovani asiatici o nordafricani che risiedono in Paesi dove il reddito sta crescendo. Non si tratta di semplici aspettative: l’anno scorso abbiamo ricevuto 800 domande di iscrizione da studenti stranieri. È un’opportunità per Unife, ma si porta dietro anche una serie di ragionamenti che coinvolgono soggetti ed istituzioni esterni all’università. Prefettura, questura e Regione, solo per citare alcuni di questi referenti», argomenta il direttore di dipartimento. Uno studente straniero deve procurarsi i permessi e nel luogo dove ha deciso di studiare deve trovare un ambiente che lo agevoli, economicamente e anche dal punto di vista burocratico e logistico.

«I trasporti possono essere un nodo su cui lavorare in questa prospettiva – prosegue Mazzanti –. Gli studenti hanno bisogno di camere, di abitazioni con canoni sostenibili e di spostarsi con facilità: chi risiede fuori dal capoluogo deve arrivare a Ferrara e, solo per fare un esempio, Tper non offre corse con servizio notturno».

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Dal punto di vista delle strutture il dipartimento non si presenta in sofferenza. «Abbiamo una sede prestigiosa ma anche posti che stiamo utilizzando nelle sale cinematografiche di Darsena City – ricorda Mazzanti –. Contribuiamo, con la presenza dell’università negli spazi del multisala, a rivitalizzare un centro che rischiava di andare in difficoltà. Sono stati effettuati investimenti migliorativi sulla struttura, le sale sono confortevoli e comode da raggiungere per chi arriva da fuori, a pochissima distanza dalla stazione».

Il dipartimento dovrà continuare ad essere attrattivo, prosegue il docente di Unife, «anche per i fondi europei. Il Pnrr ci ha spinto a cooperare sempre di più con altre università. Il progetto Ecosister vede già Ferrara in una posizione di rilievo sull’economia circolare e sulla blue economy (sfruttamento responsabile di risorse marine e delle zone costiere, ndr). Una volta concluso il Pnrr dovremo dare comunque continuità a queste attività che richiedono, in sede europea, collaborazione fra gli atenei. E lì anche un’università grande come Bologna rischia di essere piccola». l

Gi.Ca.

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