In quarant’anni arrivato all’85% l’approvvigionamento di pesce dall’estero
Il drastico taglio del 68% ai fondi destinati alla pesca professionale in Europa, proposto nell’ultima manovra comunitaria sul Bilancio Ue 2028-2034 è per Confcooperative Fedagripesca, “una scelta incomprensibile che mette a repentaglio non solo migliaia di posti di lavoro ma l’intera filiera europea” ponendo a rischio “7 imprese su 10”.
Pesca, mancano 4 miliardi
“Se le risorse destinate al settore sono di circa 2 miliardi di euro, all’appello mancherebbero circa 4 miliardi. A preoccupare non solo la dotazione finanziaria ma la creazione di un fondo unico trasversale a diversi settori, rendendo meno efficaci gli interventi”, afferma Paolo Tiozzo, vicepresidente Confcooperative Fedagripesca.
I numeri
I numeri evidenziano l’importanza strategica del settore. In Europa la pesca professionale garantisce 350mila occupati diretti secondo Eurostat 2024, fornisce il 65% del pesce consumato nell’Ue con un fatturato annuo di 37 miliardi di euro e sostiene 3mila comunità costiere preservando identità e tradizioni secolari.
L’estremismo ambientalista: la pesca soccombe
Alza il tiro anche Coldiretti Pesca definendo la manovra Ue “l’ennesimo attacco a una Flotta Italia che negli anni scorsi ha dovuto soffrire le scelte di un estremismo ambientalista lontano dalla logica che, unite all’aumento dei costi, ha portato a perdere circa 1/3 delle barche e ben 18mila posti di lavoro. Il risultato è che a causa del calo delle imbarcazioni e delle politiche comunitarie la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti di pesce è passata nel giro degli ultimi quarant’anni dal 30% all’85%”.
Il pressing su Lollobrigida
Il ministro Francesco Lollobrigida, da parte sua, ha ottenuto alcuni risultati positivi nelle trattative europee, ma la riduzione dei fondi strutturali rimane una minaccia grave e non risolta per il settore.
Fedagripesca sottolinea che la riduzione delle restrizioni europee sui giorni di pesca per il 2025 è stata ottenuta anche grazie a un “eccellente lavoro diplomatico” del ministro, supportato dai tecnici italiani e dall’alleanza con Spagna e Francia, riconoscendo il ruolo di Lollobrigida nel “tirare il fiato” alla pesca nazionale, evitando normative ancora più dure.
Rimane il pressing affinché, secondo la prospettiva delle marinerie e delle organizzazioni di categoria, l’Italia intensifichi la pressione diplomatica e negoziale a Bruxelles per ottenere un riequilibrio dei fondi, deroghe e misure compensative per le imprese italiane duramente colpite dalle regole europee, difenda l’autonomia decisionale nazionale sulle gestioni degli stock ittici e sulle politiche del mare, in modo da evitare l’applicazione indiscriminata di norme comunitarie che penalizzano il Mediterraneo rispetto ad altre aree europee, semplifichi la burocrazia e sostenga l’innovazione nel settore, per rendere le imprese più competitive.
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