CREMONA – I numeri che annunciavano il più alto tasso di occupazione sul territorio, che ha raggiunto il 70,3%, avevano fatto esultare giusto ieri i cremonesi. Oggi però, a guardare quel dato in chiaroscuro, è l’allarme di Confcommercio sulla qualità del lavoro: l’occupazione sarà pure ai massimi, sembra sottolineare l’associazione di commercianti, ma di che tipo di contratti stiamo parlando? «Il terziario – il ragionamento parte da un inquadramento generale dell’economia cremonese – è il cuore pulsante dell’economia cremonese: conta oltre 14.200 imprese e impiega più di 91.000 addetti, contribuendo in maniera decisiva alla ricchezza e alla tenuta sociale del territorio. Settori dove il capitale umano, la qualità delle relazioni di lavoro e la correttezza delle regole fanno la differenza».
Proprio per questo, Confcommercio Provincia di Cremona lancia l’allarme contro la diffusione dei cosiddetti ‘contratti pirata’, contratti collettivi sottoscritti da sigle prive di rappresentatività effettiva, usati da alcune imprese per comprimere artificialmente il costo del lavoro. «Una crescita che si misura non solo in termini di CCNL non rappresentativi che riguardano il settore, 41 in totale, ma anche per il numero in termini assoluti di lavoratori coinvolti. Secondo i dati del Cnel, su mille contratti collettivi più di 250 riguardano il settore terziario ma solo una quarantina hanno una reale applicazione. Di questi, solo 18 sono firmati da Cgil, Cisl, Uil. Gli altri, generano un divario retributivo annuo lordo tra 3mila e 8mila euro, con pesanti ricadute contributive».
Si viene così a creare non soltanto una giungla di contratti alternativi per lavori sostanzialmente identici ma anche un danno sociale, perché questo sistema colpisce le tutele future dei lavoratori e altera gravemente la concorrenza.
Stefano Anceschi
«Non possiamo più far finta di niente – dichiara Stefano Anceschi, direttore generale di Confcommercio Provincia di Cremona – Dietro a numeri e sigle ci sono persone in carne e ossa. È come quando in uno stesso ristorante ci sono due camerieri che fanno esattamente lo stesso lavoro, stessi turni, stesse responsabilità. Solo che uno prende 1.400 euro al mese perché lavora con un contratto Confcommercio firmato con le grandi sigle sindacali, mentre l’altro, assunto con un contratto pirata, si ferma a 1.000 euro. E magari nemmeno accede a welfare aziendale, sanità integrativa o formazione. È una concorrenza sleale non solo tra imprese, ma tra lavoratori. È dumping sociale ed economico».
Secondo le recenti inchieste sul dumping contrattuale, questo fenomeno non è più circoscritto a piccole sacche marginali, ma si sta radicando in diversi comparti del terziario, anche nella nostra provincia, dove il costo del lavoro rappresenta una voce importante e dove la pressione competitiva è altissima. Ma se per le imprese può sembrare, a prima vista, un risparmio, in realtà significa esporsi a rischi enormi: sanzioni, contenziosi legali, perdita di benefici fiscali e contributivi, esclusione dai sistemi di welfare bilaterale, isolamento sul piano delle relazioni sindacali.
Andrea Badioni
«Applicare un contratto non rappresentativo – spiega il presidente di Confcommercio Provincia di Cremona, Andrea Badioni – non è solo una scorciatoia scorretta. È un boomerang che può mettere in ginocchio l’azienda stessa. Non si costruisce sviluppo economico su fondamenta fragili o su logiche opportunistiche. La qualità del lavoro e la competitività viaggiano insieme».
Il fenomeno colpisce in particolare anche il settore dei pubblici esercizi, come sottolinea Alessandro Lupi, presidente di FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi): «Nei giorni scorsi Fipe ha pubblicato un nuovo manuale contro il dumping contrattuale, uno strumento concreto per tutelare imprese e lavoratori. Nei pubblici esercizi il fenomeno dei contratti pirata è particolarmente grave: crea concorrenza sleale e abbassa la qualità del lavoro. Difendere la legalità contrattuale significa garantire condizioni e regole uguali per tutti, proteggendo chi lavora seriamente e salvaguardando il valore del nostro settore».
Alessandro Lupi
Confcommercio Provincia di Cremona ricorda che i contratti sottoscritti con Cgil, Cisl e Uil garantiscono tutele certe ai lavoratori, flessibilità e strumenti concreti per le imprese, dall’organizzazione degli orari alla gestione della stagionalità, fino all’accesso alla bilateralità che eroga servizi fondamentali per imprese e dipendenti, come formazione, sanità integrativa, sicurezza sul lavoro, gestione delle crisi.
«Difendere i contratti legittimi significa proteggere le persone, il valore delle imprese e il futuro stesso dell’economia cremonese – conclude Badioni – Non possiamo permettere che chi rispetta le regole venga spinto fuori mercato da chi gioca sporco sui diritti e sui salari». Confcommercio Provincia di Cremona, da parte sua, fa sapere che continuerà a lavorare con determinazione per supportare le imprese associate nella verifica della corretta applicazione contrattuale, promuovere la cultura della legalità e collaborare con istituzioni e organi di controllo per contrastare ogni forma di dumping contrattuale.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link