ROMA, 18 LUGLIO 2025 – Il nuovo rapporto UNESCO “Climate Change Impacts on Mediterranean World Heritage Cities: The Urban Fabric in the Face of a Changing Climate” evidenzia come Venezia sia oggi tra le città del Patrimonio Mondiale più esposte agli effetti del cambiamento climatico. Il documento rappresenta la prima valutazione sistematica delle minacce ambientali che interessano 114 città storiche mediterranee iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, con un focus su rischi quali l’innalzamento del livello del mare, le ondate di calore, le inondazioni e le tempeste costiere.
Il rapporto invita ad una cooperazione multilivello per affrontare una crisi che non è più una minaccia futura, ma una realtà già presente. Per città come Venezia, la sfida sarebbe quella di conservare un patrimonio unico al mondo e, al tempo stesso, adattarsi ad un ambiente climatico sempre più instabile.
Un patrimonio in pericolo
Con 58 siti UNESCO, l’Italia è il Paese più rappresentato al mondo. Il rapporto menziona diverse città italiane tra i casi studio o esempi critici, tra cui Venezia, Firenze, Napoli e Siracusa. Venezia è già da anni sotto osservazione per il rischio di innalzamento del livello del mare e subsidienza, ma anche città come Matera e Verona mostrano segnali di stress climatico, in particolare rispetto alla gestione dell’acqua e alla conservazione degli edifici storici in contesti urbani densi.
Tra i casi analizzati, Venezia emerge in modo particolarmente preoccupante. Il rapporto ricorda che la città sta sprofondando a un ritmo di circa 10 cm per secolo, a cui si è aggiunto, nel corso del Novecento, un ulteriore abbassamento di 10 cm causato dal prelievo industriale di acqua dalle falde profonde. Questo processo, ormai irreversibile, ha contribuito ad aggravare l’effetto dell’innalzamento globale dei mari. Il risultato è un’esposizione strutturale alle maree eccezionali, che si sono intensificate negli ultimi decenni: oltre a quella storica del 1966 (194 cm), due delle più alte in assoluto si sono verificate negli ultimi cinque anni. Nel novembre 2019, ad esempio, la marea ha raggiunto i 187 cm, provocando gravi danni alla città e al suo patrimonio artistico e culturale.
Negli ultimi decenni, l’aumento della frequenza e dell’intensità delle maree ha poi aggravato la situazione. Il livello elevato dell’acqua del novembre 2019, che ha raggiunto 1,87 metri, è stata la seconda più grave nella storia della città dopo quella del 1966, e ha causato danni enormi a edifici, monumenti, attività economiche e comunità locali. Nel 2022, una marea con picco di 2,09 metri – la più alta mai registrata – è stata fortunatamente mitigata dalla chiusura delle barriere mobili del MOSE, che hanno impedito danni catastrofici. Tuttavia, la crescente frequenza di eventi estremi impone una revisione e un rafforzamento delle strategie di adattamento.
Strategie di adattamento in atto
Secondo il rapporto UNESCO, meno del 40% dei siti del Patrimonio Mondiale mediterraneo ha incluso componenti climatiche nei propri piani di gestione. Venezia, in questo senso, rappresenta una delle città più attive: oltre al sistema MOSE, sta attuando misure come il rialzo degli argini, la protezione di siti specifici (come la Basilica di San Marco), un piano di protezione civile contro le ondate di calore e un centro di previsione delle maree. Inoltre, è in fase di sviluppo un piano idrico per la terraferma.
Un presidio UNESCO nel cuore della Laguna
Il ruolo strategico di Venezia nella protezione del patrimonio culturale e nella promozione della sostenibilità è rafforzato dalla presenza in città dell’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa. Questa sede, ospitata dal Governo italiano presso il complesso monumentale di San Marco, è l’unico ufficio tecnico-scientifico dell’UNESCO con base in Europa occidentale e ha un mandato specifico per promuovere la cooperazione tra i Paesi europei e mediterranei nelle aree della scienza, della cultura e dell’educazione allo sviluppo sostenibile.
L’Ufficio ha avuto un ruolo chiave nella redazione del nuovo rapporto sui cambiamenti climatici nelle città del Patrimonio Mondiale mediterraneo, coordinando l’interazione con i gestori dei siti italiani e con partner scientifici. Grazie alla sua collocazione a Venezia, è in grado di monitorare da vicino le trasformazioni della città e di proporre modelli di adattamento che possano essere replicati in altri contesti. (@OnuItalia)
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