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“Ecco cosa c’è nel futuro di Cna”


Bologna, 20 luglio 2025 – “L’obiettivo? Rendere la Cna sempre più un punto di riferimento per le imprese e un interlocutore capace di proposte per le istituzioni”. Pensa al futuro il presidente uscente di Cna Emilia-Romagna, Paolo Cavini, 51 anni, che chiude un mandato complicato, iniziato nel 2022 e contraddistinto da un susseguirsi di colpi e scossoni economico-politici a livello mondiale. Ora, in qualità di candidato unico per il quadriennio 2025-29, punta a concretizzare quel progetto di riassetto e revisione dell’associazione al quale ha lavorato dal primo giorno.

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Paolo Cavini, 51 anni, presidente di Cna Emilia-Romagna, in visita al Resto del Carlino

Cavini, qual è la sua idea di Cna?

“Questo è un momento importante per l’associazione, un grande esercizio democratico e di confronto. A livello nazionale, tra conferme e ricambi di governance, ci saranno circa 10mila persone coinvolte, mille delle quali solo in Emilia-Romagna. Dobbiamo confrontarci su come essere utili in futuro alle nostre imprese che sono ben 64mila in Emilia-Romagna, quali nuovi servizi proporre loro e questo ci impone delle scelte. Alcuni nuovi servizi nasceranno, altri evolveranno e anche noi dovremo riorganizzarci. Nello stesso tempo, sul fronte istituzionale, occorre essere in grado di far proposte e orientare ai tavoli le politiche degli enti. Insomma, con le imprese e per i lavoratori: una lobby, in senso buono, a 360 gradi per il lavoro”.

Si prepara a un bis di mandato, ma le condizioni sono ben più instabili di quelle che ha trovato al suo arrivo. Quale la preoccupa di più?

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“Più d’una, per motivi diversi. Sicuramente una variabile è il costo dell’energia oltremodo elevato, condizione che si è cronicizzata dallo scoppio del conflitto russo-ucraino. Ma l’altro fattore di preoccupazione è sicuramente l’incertezza geopolitica mondiale che rischia di frenare gli investimenti: ciò significa che avremo imprese poco performanti e non pronte alla ripartenza anche se in Emilia-Romagna c’è un tessuto resiliente”.

In che senso?

“I nostri imprenditori che lavorano nelle grandi filiere pur con fatica mantengono gli investimenti, anche se il costo del denaro andrà giocoforza rivisto. E soprattutto investono nella formazione interna del personale: hanno toccato con mano quanto cercare manodopera adeguata sia complicato e fanno di tutto per non perderla”.

L’intelligenza artificiale è in agenda tra i vostri associati?

“Sì, una sfida che le nostre imprese hanno già colto. Oltre il 10% ha avviato percorsi di utilizzo e un altro 20% ha iniziato ad approfondire e conoscere il tema. A breve sono certo avremo un terzo delle imprese che utilizzaerà l’AI”.

Ma sullo sfondo pesa per molti il tema dazi Usa.

“Sì, dati ufficiali ancora non ne abbiamo, ma certamente i settori manifatturiero e agroalimentare saranno i più colpiti. Attenzione però, non verranno danneggiate solo le realtà che puntano sull’export, perché anche l’import di materie come acciaio e alluminio per la manifattura sarà bersagliato”.

Di cosa ha bisogno la Cna per vincere le sfide che ha elencato?

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“Di coinvolgere nuovi, giovani imprenditori a vivere l’associazione. Ad esempio, far capire loro che sui contratti di lavoro è la concertazione alla quale partecipiamo noi e altri la sede in cui si ridiscutono i contratti nazionali e quindi la sede dove si può fare la differenza”.



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