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La rivoluzione circolare: il Vietnam punta sull’agricoltura sostenibile (Giulio Chinappi)


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Fronteggiando la necessità di modernizzazione e competitività globale, il Vietnam
abbraccia l’economia circolare come pilastro indispensabile per un’agricoltura
resiliente, redditizia e rispettosa dell’ambiente. Il viceministro dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale Phung Duc Tiên ha dichiarato: “Il Vietnam sta indirizzando il suo sviluppo verso la trasformazione in un Paese che produce e fornisce cibo con trasparenza, responsabilità e sostenibilità. Di conseguenza, il Vietnam trasformerà il suo sistema alimentare in un sistema alimentare “verde”, a basse emissioni e sostenibile, promuovendo lo sviluppo e l’applicazione della scienza e della tecnologia, l’innovazione nell’industria agricola e l’uso di energie rinnovabili. Si vuole aprire all’innovazione nell’industria agricola, espandendo il modello di partenariato pubblico-privato e promuovendo anche l’applicazione della tecnologia digitale nelle catene del valore agricolo”.

Nei primi nove mesi del 2023, le esportazioni di prodotti agricoli, forestali e acquatici hanno totalizzato 38,48 miliardi di dollari, di cui 19,54 miliardi provenienti dalle colture, che rappresentano circa il 50,8% del valore delle esportazioni del settore agricolo. Per ottenere questi successi, è necessario menzionare l’enorme contributo della scienza e della tecnologia. Si stima che la scienza e la tecnologia abbiano contribuito per oltre il 35% al successo della produzione agricola del Paese.

Il settore agricolo vietnamita, storicamente una colonna portante dell’economia
nazionale e una fonte cruciale di sostentamento per milioni di persone, si trova dunque a
un bivio cruciale. La pressione per aumentare la produttività e rimanere competitivi sui
mercati internazionali si scontra con le crescenti sfide ambientali e la necessità
impellente di uno sviluppo sostenibile. In questo contesto, l’economia circolare emerge
non più come una semplice opzione, ma come una strategia imprescindibile per il futuro
dell’agricoltura vietnamita. Questo modello, che mira a minimizzare gli sprechi,
massimizzare il riutilizzo delle risorse e rigenerare i sistemi naturali, è stato identificato
come la chiave per conciliare crescita economica, protezione ambientale e
miglioramento del benessere rurale.

L’urgenza di questa transizione è stata ribadita con forza durante il recente Forum
Agricolo 2025 tenutosi ad Hà Nội. Hoàng Quang Phòng, Vice Presidente della
Camera di Commercio e Industria del Vietnam (VCCI), ha sottolineato le solide basi
agricole del paese, ricordando i numerosi interventi politici volti a sostenerne lo
sviluppo. Tuttavia, ha lanciato un messaggio chiaro: l’adozione di pratiche circolari non
è più facoltativa, è essenziale. “Adottare pratiche circolari non è più opzionale ma
essenziale”, ha affermato Phòng, delineando un modello vitale per incrementare la
produttività, salvaguardare l’ambiente e, non da ultimo, accrescere il reddito degli
agricoltori. Una visione condivisa e rafforzata da Hà Văn Thắng, Presidente del
Consiglio per le Imprese Agricole del Vietnam (VCAC), che ha dichiarato senza mezzi
termini: “L’economia circolare è il percorso inevitabile da seguire. Potenzia la
produttività, riduce il danno ambientale e rafforza la nostra competitività”.

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Il cuore di questa rivoluzione circolare in agricoltura risiede nell’abbandono progressivo
dei modelli lineari e ad alto consumo di risorse, a favore di sistemi a ciclo chiuso. Si
tratta di un cambiamento di paradigma che trasforma ciò che era considerato “rifiuto” in
una risorsa preziosa. L’immagine emblematica è quella della paglia di riso,
tradizionalmente spesso bruciata con conseguente inquinamento atmosferico, che
viene invece raccolta e trasformata in fertilizzante organico di alta qualità o addirittura in
substrato per funghi o materiale da imballaggio. Analogamente, i reflui zootecnici, un
tempo problema di smaltimento, vengono trattati in impianti di biogas per produrre
energia rinnovabile, mentre il digestato residuo diventa un ammendante nutriente per i
terreni.
Gli scarti di coltivazione trovano nuova vita come mangime per il bestiame,
completando virtuosamente il ciclo produttivo all’interno dell’azienda agricola stessa o in
sinergia con allevamenti vicini.

Questi approcci innovativi non sono mere teorie, ma stanno già dimostrando la loro
efficacia sul campo, generando benefici economici tangibili. Nelle regioni degli altopiani
settentrionali e soprattutto nel Delta del Mekong, il cuore risicolo del Vietnam, il riciclo
dei sottoprodotti della lavorazione del riso ha permesso di incrementare i redditi degli
agricoltori di circa il 15%. Risultati altrettanto significativi arrivano dal settore zootecnico.
Allevatori in province come Phú Thọ, Tuyên Quang e Hưng Yên riferiscono di aver
ottenuto risparmi sui costi fino al 15% grazie all’implementazione di pratiche circolari,
principalmente attraverso l’autoproduzione di mangimi da scarti colturali e l’utilizzo del
letame trattato per fertilizzare i propri campi, riducendo così la dipendenza da input
esterni costosi e spesso inquinanti.

Il riconoscimento del potenziale strategico dell’economia circolare in agricoltura ha
trovato un importante riscontro a livello di politica nazionale. Una Decisione Governativa
emessa nel giugno 2024 ha fissato un obiettivo chiaro e ambizioso: entro il 2030,
almeno il 20% dei progetti di scienza e tecnologia agricola dovranno essere
direttamente legati a modelli di economia circolare. Questo segnale politico forte mira a
indirizzare la ricerca, l’innovazione e gli investimenti verso soluzioni che massimizzino
l’efficienza delle risorse e minimizzino l’impatto ambientale lungo l’intera catena del
valore agroalimentare, e rappresenta un quadro di riferimento cruciale per stimolare
l’adozione di tecnologie e pratiche circolari su scala più ampia.

Nonostante l’entusiasmo, i progressi tangibili e il sostegno politico emergente, il
cammino verso un’agricoltura pienamente circolare in Vietnam è lastricato di sfide
significative. Il Presidente Thắng ha evidenziato con realismo gli ostacoli principali
durante il forum. In primo luogo, il quadro normativo e regolatorio appare spesso
obsoleto, non progettato per facilitare le innovazioni e le sinergie richieste dai modelli
circolari. Le procedure possono essere farraginose e gli standard tecnici per la
commercializzazione di prodotti derivati da sottoprodotti (come i biofertilizzanti) possono
essere complessi o inadeguati, creando barriere all’ingresso. In secondo luogo, il
sostegno politico, sebbene in crescita, è ancora percepito come limitato nella sua
concretezza e capacità di innescare un cambiamento diffuso. Infatti, manca spesso un
ecosistema coordinato di incentivi.

La questione cruciale, sollevata con forza, è quella dell’accesso al finanziamento, in
particolare per le Piccole e Medie Imprese (PMI) che costituiscono la spina dorsale del
settore agricolo vietnamita. Queste realtà, fondamentali per la trasformazione e la
commercializzazione dei prodotti agricoli e per fornire servizi agli agricoltori, spesso non
dispongono del capitale necessario per investire nelle tecnologie di riciclo più avanzate,
per sviluppare nuovi prodotti da sottoprodotti o per costruire partnership solide e
durature con le aziende agricole. L’accesso al credito verde – finanziamenti dedicati
specificamente a progetti sostenibili – rimane limitato e spesso gravato da requisiti
complessi che le PMI faticano a soddisfare. Senza un flusso finanziario adeguato e
accessibile, la transizione circolare rischia di rimanere confinata a progetti pilota o a
grandi conglomerati.

Un’altra barriera profonda è di natura culturale e conoscitiva. Thắng ha sottolineato
come una mentalità orientata al breve termine sia ancora diffusa tra molti agricoltori. La
dipendenza da input chimici (fertilizzanti sintetici, pesticidi) come soluzione rapida per
massimizzare le rese, senza una piena considerazione delle conseguenze a lungo
termine sulla salute del suolo, sulla biodiversità, sulla qualità delle acque e sulla
resilienza stessa delle aziende, rappresenta un ostacolo all’adozione di pratiche più
integrate e rigenerative proprie della circolarità. Rompere questa inerzia richiede un
forte lavoro di formazione, sensibilizzazione e dimostrazione pratica dei benefici non
solo ambientali, ma anche economici, delle alternative circolari.
Per superare queste sfide e accelerare la transizione, gli esperti e i leader riuniti al
forum hanno delineato una serie di raccomandazioni chiave. Thắng ha chiesto a gran
voce la creazione di un “ecosistema politico coordinato”. Questo include l’introduzione
di incentivi fiscali mirati per chi investe in tecnologie circolari o utilizza materiali riciclati;
lo sviluppo e la promozione di programmi di credito verde più accessibili, con condizioni
agevolate per agricoltori e PMI; il potenziamento delle infrastrutture di base, come
impianti di trattamento collettivo per i reflui zootecnici o centri di raccolta e prima
lavorazione dei sottoprodotti agricoli; e il sostegno attivo a programmi pilota a livello
locale, capaci di testare e adattare soluzioni circolari ai contesti specifici delle diverse
regioni vietnamite.

La semplificazione degli standard tecnici è stata indicata come un’altra priorità urgente.
Norme eccessivamente complesse o non allineate alla realtà dei prodotti derivati da
sottoprodotti agricoli (ad esempio per i fertilizzanti organici o i mangimi innovativi)
possono soffocare l’innovazione sul nascere e scoraggiare gli agricoltori dall’adottare
pratiche sostenibili. Creare un quadro normativo chiaro, proporzionato ai rischi e basato
su evidenze scientifiche è essenziale per aprire il mercato a queste nuove risorse.
Un ruolo fondamentale è stato riconosciuto ai servizi di assistenza tecnica e
divulgazione agricola. Thắng ha sottolineato la necessità che questi servizi si rafforzino
e si rinnovino per diventare veri e propri vettori di conoscenza e tecnologia circolare.
Essi devono essere in grado di supportare attivamente gli agricoltori nella
trasformazione dei sottoprodotti, come paglia e lolla di riso, in prodotti a valore aggiunto
come biofertilizzanti, substrati per coltivazioni o materiali biocompositi. Questo richiede
non solo nuove competenze tecniche tra gli agenti di divulgazione, ma anche un
collegamento più stretto con la ricerca e le imprese innovative.

Ma forse l’aspetto più significativo emerso dal dibattito è il ruolo centrale riconosciuto
all’agricoltore. Thắng ha dichiarato con chiarezza: “L’agricoltura circolare deve essere
guidata dagli agricoltori”. Non si tratta di un’imposizione dall’alto o di una semplice
strategia aziendale, ma del futuro stesso dell’agricoltura vietnamita, un futuro che deve
vedere gli agricoltori protagonisti consapevoli e beneficiari diretti della transizione. Il
successo, ha aggiunto, dipende in modo cruciale dagli sforzi coordinati a tutti i livelli, in
particolare dalle comunità di base. È nelle cooperative agricole, nei gruppi di produttori,
nelle aziende familiari che l’economia circolare deve trovare terreno fertile e soluzioni
adattate al contesto locale.

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Nguyễn Trí Ngọc, Vice Presidente dell’Associazione Generale Vietnamita per
l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (VGARD), ha fatto eco a questa visione, aggiungendo
una nota di realismo pur sostenendo fermamente la direzione intrapresa. Ha osservato
che, sebbene il concetto di economia circolare circoli da oltre un decennio, il
cambiamento reale ha iniziato a concretizzarsi solo di recente. Ngọc ha enfatizzato la
necessità di modelli pilota flessibili, guidati a livello locale, che possano fungere da
dimostrazione pratica e da catalizzatore per la diffusione. Ha inoltre ribadito
l’importanza di un sostegno finanziario su misura per le PMI, riconoscendo le loro
specifiche esigenze e limitazioni di capitale. Soprattutto, ha sottolineato che ogni sforzo
verso l’agricoltura circolare deve essere radicato nella realtà pratica, nelle condizioni
specifiche delle aziende agricole vietnamite e nelle effettive possibilità di
implementazione. “Perché la transizione abbia successo”, ha concluso Ngọc, “deve
essere sostenuta da politiche di lungo termine, innovazione costante e investimenti
sostenuti”.

La strada verso un’agricoltura veramente circolare e sostenibile in Vietnam è dunque
tracciata con chiarezza nella sua direzione strategica, ma resta impegnativa nella sua
attuazione concreta. I benefici potenziali sono enormi: maggiore resilienza ai
cambiamenti climatici, riduzione dell’inquinamento (delle acque, del suolo e dell’aria),
conservazione della biodiversità, minore dipendenza da input esterni costosi e volatili,
creazione di nuove filiere e opportunità di reddito (dalla bioenergia ai materiali
biocompositi), e, non ultimo, un miglioramento significativo della redditività e della
qualità della vita per milioni di agricoltori. I casi di successo negli altopiani settentrionali,
nel Delta del Mekong e nelle province zootecniche sono la prova tangibile che questo
percorso non solo è possibile, ma è già in atto.

Tuttavia, per passare da esperienze virtuose ma ancora circoscritte a una
trasformazione sistemica dell’intero settore agricolo, è necessario un impegno
concertato e di lungo periodo. Il governo deve tradurre la visione strategica in politiche
abilitanti concrete: semplificazione normativa, incentivi finanziari mirati, investimenti in
infrastrutture abilitanti (logistica per sottoprodotti, impianti di trattamento,
digitalizzazione) e un forte sostegno alla ricerca e sviluppo applicata. Il settore
finanziario deve sviluppare prodotti di credito verde accessibili e adeguati alle esigenze
delle PMI e degli agricoltori. Le imprese, sia le grandi che le PMI, devono cogliere le
opportunità di business nell’innovazione circolare e costruire partenariati equi e
trasparenti con il mondo agricolo. La ricerca e la divulgazione devono intensificare gli
sforzi per sviluppare soluzioni tecnologiche ed economicamente sostenibili e per
trasferirle efficacemente agli utenti finali.

Al centro di questo sforzo collettivo devono esserci gli
agricoltori. Sono loro i gestori quotidiani della terra, dell’acqua e delle risorse biologiche.
La transizione circolare deve essere da loro percepita non come un ulteriore onere, ma
come una concreta opportunità per aumentare la resilienza della propria azienda,
ridurre i costi, diversificare le fonti di reddito e garantire un futuro più sicuro e prospero
per le generazioni future. Questo richiede investimenti in formazione, assistenza tecnica
di qualità e coinvolgimento attivo nella co-creazione delle soluzioni. L’agricoltura
circolare vietnamita sarà tanto più forte, diffusa e duratura quanto più saprà essere un
modello “dal basso”, radicato nella saggezza contadina e potenziato dalla scienza e
dall’innovazione.

La “Rivoluzione Circolare” nell’agricoltura vietnamita è quindi un cantiere aperto, ricco di
potenziale ma anche di complessità. La consapevolezza politica è alta, i primi frutti
incoraggianti, ma la scala della sfida richiede perseveranza, risorse adeguate e,
soprattutto, una collaborazione senza precedenti tra tutti gli attori della filiera. Se il
Vietnam riuscirà a conciliare la sua potenza agricola tradizionale con i principi
rigenerativi dell’economia circolare, non solo garantirà la sicurezza alimentare e la
prosperità rurale nazionale, ma potrà offrire al mondo un modello ispiratore di
agricoltura sostenibile per il XXI secolo. Il percorso è inevitabile, come dichiarato, e il
momento di accelerare è adesso.

Giulio Chinappi

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