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Le marche da bollo si possono pagare con il bancomat o carta di credito o solo in contanti? Facciamo chiarezza


Il sistema italiano dell’imposta di bollo rappresenta da decenni uno strumento fiscale chiave per certificare la validità di numerosi atti, contratti, fatture e documenti ufficiali. Nato in un contesto cartaceo, il pagamento di tale tributo si è progressivamente adattato alle esigenze della digitalizzazione, incentivando canali telematici e introducendo metodi innovativi come il bollo digitale e piattaforme per la transazione elettronica.

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Il passaggio dal contrassegno fisico acquistato in tabaccheria o presso gli uffici postali alla gestione online, tramite sistemi come @e.bollo e pagoPA, permette oggi soluzioni sempre più rapide e tracciabili. Questa evoluzione soddisfa le necessità di utenti e professionisti che richiedono modalità versatili, sicure e conformi alla normativa vigente.

Quando è obbligatorio pagare la marca da bollo e quali sono gli importi previsti

L’obbligo di assolvimento dell’imposta di bollo discende dal DPR 642/1972. Questa imposta si applica in diversi scenari:


  • Fatture e ricevute fiscali non soggette a IVA: importo superiore a 77,47 € richiede una marca da bollo da 2 €.

  • Atti della Pubblica Amministrazione e contratti notarili: importo base da 16 € per documento o per ogni quattro facciate, a seconda dei casi.
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  • Altri documenti particolari: importi maggiori (ad es. 73,50 € per passaporto, 158 € o 256 € per atti notarili o di particolare valore).

Non tutti i documenti sono soggetti all’imposta: diverse categorie, tra cui Onlus, enti sportivi riconosciuti dal CONI e organizzazioni di volontariato, possono beneficiare di esenzione.

L’acquisto delle marche da bollo può avvenire attraverso diversi canali:


  • Tabaccherie e rivendite autorizzate: emissione immediata del contrassegno con data e codice univoco. Metodo tradizionale e diffuso.

  • Uffici postali: servizio disponibile in molte filiali, con possibilità di pagamento anche contestuale tramite sistemi digitali integrati.

  • Piattaforme online e servizi telematici: in caso di esigenze specifiche o digitalizzazione dei processi, è possibile acquisire la marca da bollo in formato digitale, specie per le istanze verso la Pubblica Amministrazione.

I canali digitali rappresentano la nuova frontiera, con soluzioni come @e.bollo che consentono versamenti tramite bancomat, carta di credito o altri sistemi elettronici tracciabili, sempre più adottati da cittadini e imprese.

Come effettuare il pagamento della marca da bollo: contanti, bancomat, carta di credito e alternative elettroniche

La scelta del canale dipende dal tipo di documento, dal destinatario (privato, ente pubblico) e dal livello di digitalizzazione del servizio richiesto. Per alcuni usi, solo la modalità elettronica è ritenuta valida. I metodi accettati per il pagamento si sono ampliati:

    Contabilità

    Buste paga

     


  • Contanti: ancora accettati nelle tabaccherie per il contrassegno fisico.

  • Bancomat e carte di credito: nelle rivendite dotate di POS e, soprattutto, per l’emissione della marca da bollo digitale tramite servizi web.

  • Sistemi telematici: utilizzo di piattaforme come pagoPA e @e.bollo. Permettono transazioni immediate, ricevuta digitale e la certezza della tracciabilità.

Perché si tratta di una questione aperta

Per anni, in assenza di un obbligo esplicito, i tabaccai hanno accettato pagamenti in contanti per i valori bollati, in linea con quanto previsto dalla normativa vigente. A ricordarlo è la Federazione Italiana Tabaccai, che in un’intervista al Corriere della Sera chiarisce come questa prassi fosse perfettamente coerente con la legge.

Con l’introduzione, nel 2022, dell’obbligo generalizzato di accettazione della moneta elettronica da parte dei commercianti, sancito dal Decreto PNRR, sono emerse criticità legate ai prodotti e servizi di diretta derivazione statale, tra cui rientrano appunto i valori bollati. Per legge, infatti, le marche da bollo devono essere saldate contestualmente all’acquisto, il che esclude l’uso di assegni o carte di credito. Il bancomat, pur essendo tecnicamente ammesso, apre però una questione di sostenibilità economica.

Come spiega la Federazione, nella vendita dei valori bollati il tabaccaio riscuote imposte per conto dello Stato, girando poi le somme all’Erario. In cambio riceve un aggio fisso: ad esempio, per una marca da bollo del valore nominale di 73,50 euro (come quelle richieste per il rilascio del passaporto), il rivenditore trattiene 3,45 euro, pari al 4,7%. Se l’importo viene saldato in contanti, al netto dei costi diretti restano 3,03 euro. Se invece il pagamento avviene tramite POS, il margine si dimezza, scendendo a 1,56 euro.

Il nodo è l’incidenza delle commissioni bancarie e dei costi accessori, che possono raggiungere livelli insostenibili per il rivenditore. Su ogni transazione, il tabaccaio deve sostenere, oltre alla commissione sul pagamento elettronico (circa 2%), un costo di connessione allo 0,42% + IVA, pari a circa 38 centesimi e altri oneri per manutenzione, assistenza tecnica e fideiussione richiesta dall’Agenzia delle entrate, che grava per 0,04 centesimi a operazione.

Il risultato è che, su un aggio di 3,45 euro, i costi totali per i pagamenti in contanti si attestano attorno al 12% (circa 0,42 euro), mentre con il bancomat salgono al 55%, superando 1,89 euro. Una differenza che – sottolinea la Federazione – rischia di annullare il guadagno per il servizio reso, trasformando il concessionario in un mero esecutore a spese proprie.

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Alla luce di queste criticità, secondo l’organizzazione sindacale, l’accettazione del pagamento tramite POS per i valori bollati non può essere imposta in modo assoluto, ma lasciata alla discrezionalità dell’esercente.

Marca da bollo digitale e @e.bollo: funzionamento, limiti ed evoluzioni

La marca da bollo digitale, nota anche come @e.bollo, rappresenta l’avanguardia nei processi di digitalizzazione fiscale. Il funzionamento si basa su:


  • acquisizione della marca tramite piattaforme telematiche aderenti a pagoPA (ad oggi, IConto e Intesa Sanpaolo sono tra i principali PSP autorizzati);

  • associazione univoca del bollo digitale a uno specifico documento informatico, validato grazie alla generazione dell’impronta (hash) del file stesso;

  • emissione di una ricevuta telematica che certifica il pagamento eseguito e l’avvenuta apposizione della marca digitale sul documento;
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  • funzione specifica per istanze, certificati e richieste digitali verso la PA, soggette a canali e causali indicati dalla normativa vigente.

I limiti consistono nella necessità che il sistema informatico dell’ente destinatario sia abilitato alla gestione della marca digitale, oltre che nella compatibilità con PagoPA. Le evoluzioni attese riguardano l’estensione dei servizi abilitati e la semplificazione delle procedure di emissione, in coerente armonia con le direttive AgID e Agenzia delle Entrate.



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