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L’errore del ministro Urso sull’AIA che non c’è


di Erasmo Venosi

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La procedura per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale e’ molto più complessa di quanto non lasci presagire il titolare del dicastero del Made in Italy. CosmoPolis vi spiega come stanno realmente le cose

La procedura per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) è nota da un quarto di secolo (D.Lvo 372/1999). Probabilmente il ministro del Made in Italy o i suoi collaboratori non ne hanno mai sentito parlare.

Dal palco del congresso Cisl ha annunciato, che l’ex Ilva di Taranto aveva ottenuto l’AIA dal ministero della Transizione energetica. Una irrazionale finalità di forzatura verso la Regione Puglia, la Provincia di Taranto e comuni di Taranto e Statte per la firma dell’Accordo di programma e della Conferenza dei servizi per l’AIA o ignoranza crassa sulla procedura?

Singolare appare, comunque, l’automatica accettazione della affermazione del ministro, essendo sufficiente chiedere quando il ministero dell’ambiente aveva firmato il decreto di Aia per verificare subito la boutade del ministro delle imprese, l’Autorità Competente per gli impianti di competenza statale il ministero della transizione ecologica, Direzione Generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo (CreSS).

L’Istruttoria tecnica per l’AIA è svolta dalla Commissione per l’AIA (CIPPC) che termina il lavoro esprimendo un Parere Istruttorio Conclusivo (PIC) che congiuntamente alla proposta di ISPRA sul Piano di Monitoraggio e Controllo oltre alle determinazioni espressi dalle amministrazioni partecipanti alla Conferenza dei Servizi. PIC, più Piano Ispra e Determinazioni Enti locali Interessati formeranno il provvedimento di AIA e quindi del decreto ministeriale che sarò firmato dal Ministero dell’ambiente.

Il PIC che ha fatto erroneamente vendere per l’Aia concessa al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, contiene 470 prescrizioni che da sole sarebbero sufficienti a far ritenere incompatibile con Taranto la produzione di acciaio falsamente classificato verde.

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Le prescrizioni costituiscono  “cautele”  speciali  idonee  a  consentire  la prosecuzione dell’attività produttiva, e sono  la forma giuridica  concreta  attraverso  la  quale  si  ritiene di realizzare in  chiave  di  sviluppo  sostenibile, il bilanciamento  tra  gli  interessi  in  gioco.  Si comprende  in  questo  modo  la  funzione  “strumentale”  di  siffatte  “condizioni”;  misure  che,  in  attuazione  del principio  dello  sviluppo  sostenibile,  consentono  di  “tenere  insieme”,  bilanciandole,  le  tre diverse  “anime”  espressive  degli  interessi  in  conflitto:  quella  economica  (inquadrabile  in termini di esigenza di salvaguardia della produzione di uno stabilimento classificato  di interesse strategico nazionale); quella ambientale (sotto forma di protezione adeguata dell’ambiente circostante in modo da garantirne la salubrità); ed infine quella che potremmo definire “sociale” (declinata, nel  caso  di  specie,  in  termini  di  esigenza  di  salvaguardia  dei  livelli  occupazionali  in  una determinata  area  in  cui  è ubicato uno stabilimento di interesse strategico nazionale).

Quattrocentosettanta prescrizioni sono, invece, l’atto di morte di una realtà che con mille acrobazie si ritiene di convertire verso il cosiddetto acciaio verde. Questa opzione da valutare è stata “uccisa” da questo governo con la cancellazione per decreto della realizzazione di un impianto preridotto, alimentato con idrogeno verde, per ridurre l’impatto ambientale del ciclo produttivo. Al completamento dell’Aia manca la proposta di Piano di Monitoraggio e Controllo (PMC) redatto da Ispra. Successivamente la CreSS convoca una Conferenza dei Servizi per acquisire osservazioni, proposte relative al PIC e al PMC. Sulla base dell’esito della Conferenza dei Servizi viene predisposto e sottoposto alla firma del ministro della Transizione Ecologica il provvedimento autorizzatorio conosciuto come AIA. Infine l’AIA viene pubblicata sul Portale di VAS/VIA/AIA e sulla Gazzetta Ufficiale.

ISPRA in qualità di Autorità di Controllo delle AIA, con frequenza almeno annuale e redige un rapporto sulle verifiche effettuate in relazione alle condizioni prescritte. Ribadiamo che 470 prescrizioni su un impianto come l’ex Ilva dovrebbero indurre a scegliere tra il rischio salute elevatissimo e riscontrato dagli organismi sanitari e una incerta continuità produttiva in un mondo e una Europa con eccesso di produzione tenendo conto dei costi smisurati e variabili di produzione a iniziare da quelli energetici. Progetti di riconversione dell’area tarantina esistono e riguardano settore delle energie rinnovabili, la cantierizzazione di impianti eolici offshore, galleggianti e fissi, cantieri navali per yacht di lusso, cantieristica navale,  costruzione di data center.

La decarbonizzazione immaginata dal ministro e l’uso del preridotto usando gas naturale liquefatto abbattono di un terzo le emissioni di biossido di carbonio.



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