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“Adeguare il Piano Transizione 4.0 o addio investimenti”



Lettera unitaria di cinque associazioni al ministro Urso chiede più fondi, immateriali, automaticità e chiarezza.

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Le associazioni di categoria CNA, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti hanno inviato una lettera al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (foto), segnalando che la riforma del Piano Transizione 4.0 introdotta dalla legge di bilancio 2025 rischia di penalizzare gravemente le piccole e medie imprese, soprattutto artigiani, commercianti e aziende diffuse.

Un cambiamento radicale che mette a rischio le Pmi

Finora il credito d’imposta “4.0” ha sostenuto investimenti tecnologici fino al 31 dicembre 2024, con benefici reali anche per le piccole imprese. Tuttavia, nel 2025 la misura ha subito tagli nei plafond e l’esclusione dei beni immateriali – sospinti per consentire la digitalizzazione completa – creando un vuoto per le Pmi meno capitalizzate.

Le richieste sul tavolo del ministro

Nella missiva le confederazioni chiedono a Urso di intervenire con urgenza sui seguenti punti:

  • Raddoppio o ampliamento del plafond per il credito d’imposta relativo agli investimenti 2025, per garantire certezza nella spesa fino alla fine dell’anno.
  • Dilazioni debiti fiscali

    Assistenza fiscale

     

  • Ripristino del credito anche per beni immateriali (software, licenze, formazione digitale), attualmente esclusi, nonostante siano fondamentali per la digitalizzazione.
  • Reintroduzione dell’automaticità nel riconoscimento del credito maturato, analogamente ad altri incentivi fiscali, evitando procedure complesse e ritardi.
  • Snellimento della comunicazione telematica delle spese sostenute, introdotta con decreto direttoriale del 16 giugno 2025, che ha generato insicurezza su prenotazione e accoglimento delle domande.

Le parole di Urso: “Semplificare, ma serve intesa Ue”

Intervenuto al congresso CISL, il ministro Urso ha ribadito la volontà di semplificare le procedure, ma ha sottolineato la necessità di coordinarsi con l’Unione Europea, vista la natura degli incentivi e le risorse coinvolte, tra cui anche quelle del PNRR.

Il contesto più ampio

Secondo i dati pubblicati da Unioncamere – Camere di commercio, il Piano Transizione 4.0 e la recente aggiunta del 5.0 contano su circa 13 miliardi di euro per il biennio 2024–2025: 6,4 miliardi per il piano 4.0 e 6,3 miliardi per il nuovo 5.0, che incentiva anche l’efficienza energetica. Il rischio emerso dalle Pmi, ora, è che la riduzione delle opportunità finanziarie si traduca in un freno allo slancio innovativo del settore.

Strategie in bilico

Le associazioni citano con forza l’impatto negativo sui piani di innovazione delle imprese. In un panorama in cui la digitalizzazione è una priorità e un volano competitivo, fermare l’accesso a software e formazione equivale a frenare il futuro dell’artigianato e del piccolo commercio. La chiave, nel dialogo col governo, sembra risiedere nell’equilibrio tra flessibilità interna e aderenza alle regole europee.

Resta ora da vedere se la richiesta – pur legittima e argomentata – troverà orecchie attente nel governo e nella Commissione UE, capaci di conciliare rigore e pragmatismo.

In sintesi, le Pmi chiedono fondi adeguati, beni immateriali, automaticità e processi digitali semplificati per far decollare la Transizione 4.0 fino al 31 dicembre 2025. Il ministro Urso guarda alla semplificazione, ma ricorda: “serve consenso europeo”.



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