«L’Italia è di fronte a una delle sfide più critiche degli ultimi decenni: da qui al 2027, il Paese potrebbe trovarsi con 1,5 milioni di lavoratori in meno rispetto alla domanda reale del mercato». A scriverlo, nel report “Nuovi modelli per il lavoro”, è Randstad Research, che dà una misura precisa dell’emergenza in corso. I settori più in sofferenza sono l’ICT, la salute, l’ingegneria, la green economy e tutto l’universo legato all’innovazione tecnologica e digitale. Si tratta di ambiti in cui si concentra la richiesta di competenze «ibride»: solide basi tecniche unite a capacità trasversali come pensiero critico, comunicazione, adattabilità. Il rischio è un vero blackout dell’occupazione. Lo sanno bene i lavoratori: uno su quattro pensa che il proprio impiego scomparirà o subirà un profondo cambiamento nei prossimi cinque anni e sette su dieci sanno di dover aggiornare le proprie competenze per restare competitivi.
Eppure, ci muoviamo ancora con lentezza nell’adozione di strategie strutturate di reskilling e upskilling. E laddove l’intervento pubblico langue, perché non riesce a stare dietro alla rapidità con cui avviene la trasformazione, intervengono i privati. Proprio ex agenzie interinali come Randstad sono in prima linea su questo fronte, con le loro Academy costruite ad hoc per formare le competenze richieste dall’industria. Randstad punta con decisione sulle figure ibride e con questa logica forma gli operatori di cantiere per le smart city, i nuovi lavoratori della manifattura e gli esperti digitali, capaci di dominare i prodotti di ServiceNow, SAP, Salesforce, Amazon Web Services. Ne abbiamo parlato con Annalisa Bonifacio, Head of Sales and Talent Advisory di Randstad Enterprise.
Chi è Randstad e perché ha fatto dell’upskilling la sua strategia industriale
Randstad è una multinazionale attiva nei servizi per le Risorse Umane che ambisce a diventare la più equa e specializzata talent company al mondo. Organizzata in quattro divisioni specializzate – Randstad Operational, Randstad Professional, Randstad Digital e Randstad Enterprise – affianca le aziende nella creazione di team qualificati e diversificati e i talenti nella costruzione della carriera. Fondata in Olanda, è presente in 39 Paesi con circa 40.000 dipendenti. Nel 2024 ha avviato al lavoro 1,7 milioni di talenti e raggiunto un fatturato complessivo di 24,1 miliardi di euro. Da 25 anni in Italia, Randstad conta più di 3.200 dipendenti e oltre 270 filiali a livello nazionale.
Di più, Randstad ha trasformato l’upskilling in una strategia industriale, fondata su un principio chiave: il talento non si scopre, si coltiva. E si accompagna lungo tutto il suo percorso professionale, dalla scuola alla fabbrica hi-tech, dal laboratorio artigiano al cloud. È questo il senso di “Talent Journey”, il progetto che guida l’intera offerta formativa di Randstad, capace di coinvolgere nel solo 2024 oltre 60.000 tra studenti e professionisti. Un modello che unisce orientamento, Academy verticali nei settori più in tensione, progetti esperienziali gamificati e alleanze con scuole di alta formazione. «Il concetto di continuous learning costituisce parte integrante del DNA di tutte le nostre proposte formative, non esclusivamente in ambito industriale – dice Bonifacio – sviluppiamo in modo customizzato e costantemente aggiornato opportunità di acquisizione e consolidamento delle competenze che possano sostenere, i talenti, nel migliore orientamento del proprio talento, in ogni fase del loro percorso di carriera – dal primo ingresso nel mondo del lavoro ad un reinserimento professionale –, e le organizzazioni nella migliore valorizzazione delle competenze dei loro team, in linea con i loro obiettivi di crescita». Un altro ambito nel quale l’agenzia punta è lo sviluppo di strumenti di coaching, «sempre più utilizzati dai nostri clienti, anche attraverso le nostre piattaforme digitali, per supportare i talenti durante tutto tutto il loro percorso professionale».
tipologie di conoscenze e competenze – professionali, digitali e trasversali/soft – per i diversi gruppi occupazionali
(al primo digit ISCO-ESCO) così come appaiono dagli annunci di lavoro.
I percorsi formativi di Randstad nelle costruzioni e nell’industria e le Academy specialistiche per gli esperti della digitalizzazione
Volendo guardare in dettaglio alle academy verticali attive, spiccano i percorsi formativi per talenti del settore Construction, con cui Randstad ha formato circa 500 profili; tra le 90 Academy di settore erogate, segnaliamo in particolar modo «operatore di cantiere» per Webuild e «giuntisti di fibra ottica» per l’indotto Distretto Italia. Oppure i percorsi formativi per talenti del settore manifatturiero e della moda, con cui Randstad ha formato 1.000 persone tra il distretto pellettiero, calzaturiero e tessile. Nello specifico, sono 40 le Academy erogate nei distretti della moda tra Toscana, Abruzzo e Veneto. Inoltre, segnaliamo la partenza nel 2024 di un IFTS finanziato dalla Regione Marche per il profilo «Tecnico per la realizzazione artigianale del prodotto calzaturiero made in Italy». Tra le diverse tipologie di Academy di Randstad, ci sono poi le Digital Academy, percorsi formativi per candidati che si affacciano alle professionalità in ambito Information Technology. Tra le più richieste: sviluppo e integrazione software, RPA, ServiceNow, SAP, Salesforce, AI, Business Analysis, Data Science, consulenza applicativa, Cloud, Amazon Web Services, Networking, Cyber security, tutte customizzate sulle esigenze delle aziende clienti e orientate ai trend tecnologici di mercato. Nel 2024 Randstad ha realizzato 50 Digital Academy, coinvolgendo circa 550 studenti.
«Tutti i percorsi di Academy promossi da Randstad – dice Bonifacio – da quelli finalizzati alla formazione specifica per un macro settore a quelli più verticali e dedicati all’acquisizione di competenze tecniche tipiche di ruoli altamente specializzati e fortemente richiesti in particolari industry, come ad esempio quella della pelletteria – vengono progettati e poi aggiornati costantemente per stare al passo con le nuove richieste del mercato. La loro elaborazione o riprogettazione, infatti, parte sempre da un’analisi delle principali esigenze formative del territorio e delle richieste più ricorrenti delle aziende». L’approccio di Randstad nei settori manifatturiero ed energetico ampiamente intesi è quello di presidiare i territori e affondare le radici nel concetto di distretto. Ad esempio, Randstad ha lanciato nel 2025 un hub di formazione e incontro dei talenti, Gearbox, nel cuore della Motor Valley. Uno spazio libero, dove i ragazzi possono andare a lavorare e studiare gratuitamente ed essere affiancati dai consulenti Randstad per un orientamento nel mondo del lavoro; ma anche un centro di formazione, tecnica e specialistica, per il motorsport di alta gamma.
Formazione e industria: il filo che le unisce attraverso l’intermediazione delle agenzie per il lavoro
C’è dunque un filo diretto – robusto e ben teso – che unisce il mondo della formazione a quello dell’impresa, soprattutto in comparti strategici come energia, manifattura e innovazione tecnologica. «Quando collaboriamo con le aziende del territorio – spiega Bonifacio – partiamo sempre da un percorso su misura, che si costruisce attraverso l’analisi dei nuovi trend di mercato e di settore. Studiamo le necessità interne delle imprese e ci confrontiamo apertamente con loro. È un lavoro sartoriale, a cui segue una costante misurazione dell’efficacia delle proposte, con l’obiettivo di rendere l’offerta sempre più mirata e specializzata.» E i risultati si vedono, sia sul piano occupazionale che su quello della competitività. Le Academy, racconta Bonifacio, «sono uno strumento strategico per facilitare l’incontro tra domanda e offerta nei comparti chiave come l’energia, l’industria e l’innovazione. I percorsi che proponiamo nascono da bisogni reali delle imprese, con un’attenzione forte non solo alle competenze tecniche, ma anche a quelle trasversali. È un approccio che si sta rivelando estremamente efficace.» I dati sul placement confermano l’impatto. «Molti partecipanti riescono ad accedere al mercato del lavoro già al termine del percorso – sottolinea Bonifacio – e questo accade in particolare quando i contenuti sono co-progettati con le imprese. La personalizzazione consente un inserimento più rapido nei ruoli richiesti.» Non si tratta solo di trovare lavoro, ma anche di evolvere nel tempo. «Le Academy – continua – rispondono bene alla necessità di upskilling: aiutano le persone ad aggiornare le proprie competenze e a stare al passo con l’innovazione continua che attraversa i comparti tecnologici e industriali. È un modo concreto per sostenere la crescita professionale e, insieme, la produttività».
Ma l’effetto non si ferma al primo giorno di contratto. L’investimento formativo genera anche fidelizzazione: «Formare le persone fin dall’ingresso in azienda, o addirittura prima, crea un legame solido tra partecipante e impresa. Il risultato è una maggiore stabilità e un clima lavorativo migliore.» Tutto questo, tradotto in linguaggio d’impresa, si chiama competitività. «Misuriamo l’impatto delle Academy osservando tempi e qualità dell’inserimento, la riduzione del mismatch di competenze e la soddisfazione crescente dei clienti – afferma Bonifacio –. Ma soprattutto, la nostra forza è anticipare i trend del lavoro. È così che le aziende diventano più resilienti e pronte per le sfide future».
La tecnologia: una leva trasformazionale che diventa anche strumento per la formazione efficace
Se la tecnologia è l’elemento che sta scatenando il maggior cambiamento di sempre nel mondo del lavoro, è chiaro che la formazione di competenze in questo ambito debba necessariamente focalizzarsi soprattutto su di essa. «Proprio sulle “nuove competenze” di specifici profili professionali che diverse delle nostre proposte di Academy vengono aggiornate e integrate con ulteriori moduli teorico-pratici» – continua Bonifacio. «La parte di tecnologia e sviluppo viene curata su tutta la filiera del talento, a partire da percorsi PCTO (i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, che integrano formazione d’aula e presso le imprese) esplicitamente dedicati alle materie STEAM e STEM, fino ad arrivare a percorsi di transizione scuola-lavoro, ITS e alta formazione manageriale.» Ma la tecnologia diventa anche strumento e potenziatore per la formazione. «In generale – risponde Bonifacio – l’utilizzo di strumenti tecnologici avanzati come la realtà virtuale e i simulatori immersivi permette di elevare la qualità della preparazione operativa anche in settori ad alto rischio, con la possibilità di offrire un’esperienza pratica realistica anche in scenari complessi e pericolosi, con un addestramento controllato e ripetibile, e una significativa riduzione dei rischi per gli operatori. Come Randstad Enterprise, utilizziamo la Realtà Virtuale come strumento per lo skilling in Health & Safety per alcuni nostri clienti.» Più in dettaglio, attraverso ambienti simulati tridimensionali e interattivi, gli utenti possono sperimentare procedure complesse in modo sicuro, controllato e ripetibile, senza essere esposti a pericoli reali (ad esempio, in corsi antincendio, lavori in quota, spazi confinati).
«Ma l’efficacia della VR si estende a molteplici dimensioni dell’apprendimento, oltre che cognitive anche emotivo-motivazionali. Dal punto di vista cognitivo, la VR favorisce lo sviluppo di conoscenze procedurali e spaziali, stimolando strategie di elaborazione attiva delle informazioni e la comprensione dell’ambiente. Dal punto di vista emotivo e motivazionale, consente di promuovere l’engagement, inteso come il livello di attenzione, interesse e partecipazione attiva che un individuo dimostra nei confronti di un’attività formativa – continua la manager –. Questi effetti sono amplificati dalla componente immersiva, aumentano il senso di presenza e di coinvolgimento, favorendo il “learning by doing” e migliorando la trasferibilità delle competenze.» Una conclusione? C’è, ed è netta: «Il modello Academy – chiude Bonifacio – si sta dimostrando una leva potente non solo per la crescita delle persone, ma anche per l’innovazione e la sostenibilità dell’intero tessuto produttivo.» E in un mercato dove cambiano le tecnologie, ma non il bisogno di talento, sapere dove e come coltivarlo fa tutta la differenza.
l’elevata crescita del driver “retribuzione e benefit”, che per il 2023 ha raggiunto quota 30%, come evidenziato
in precedenza. In tal senso, la possibilità di welfare aziendale, il premio produzione, l’assicurazione sanitaria e la
formazione sono azioni a maggior crescita dal 2019. La visibilità del percorso di carriera, che nel 2023 ha una
quota del 30% degli annunci, cresce nelle azioni legate al supporto alla rete professionale, formazione continua
e opportunità di leadership. Nel 2023, il 20% degli annunci cita un driver legato all’equilibrio tra lavoro e vita privata e possibilità di lavorare da remoto. Per il primo, il driver si esprime nella possibilità di lavorare in settimana corta, avendo spazi di lavoro e orari flessibili; per il secondo, è certamente in crescita la possibilità che le aziende offrono di lavorare in smart working, così come politiche di lavoro da casa, remote working e south working. Infine, l’atmosfera di lavoro piacevole e l’uso di tecnologie avanzate, driver a minor impatto nel 2023 (tra il 14% e il 7% degli annunci li richiedono), si declinano come offerta di ambienti collaborativi e stimolanti, relazioni positive e team building, e l’uso di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’innovazione dei processi e tecnologica in genere.
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