Roma, 21 luglio 2025 – Il più recente ‘Bollettino economico’ della Banca d’Italia rileva che “la crescita mondiale risente di un clima di incertezza e instabilità elevate” e che in Italia “prosegue il calo del costo del credito“, quando “la domanda di credito è ancora limitata, mentre le politiche di offerta restano improntate alla prudenza in ragione dell’elevata incertezza sulle prospettive economiche. Le imprese esportatrici – sottolinea Banca d’Italia – hanno ridotto il ricorso a prestiti a più lunga scadenza, in genere destinati a finanziare investimenti in beni strumentali e ampliamenti della capacità produttiva”.
Le guerre e le minacce di assai forti incrementi dei dazi spaventano l’economia produttiva. Occorre siano fatti tutti gli sforzi non irragionevoli per evitare gli incrementi dei dazi e per superare le incertezze del diritto internazionale che incidono sulle prospettive dell’economia. Vanno smontate le tensioni economiche fra Usa ed Europa che contraddicono anche i principi del Patto Atlantico.
Nel dialogo fra Usa ed Europa debbono pesare tutti i fattori produttivi, sia i tradizionali, sia i più tecnologici ed innovativi, per raggiungere un accordo equilibrato.
Certo sarebbe migliore un mondo, innanzitutto un Occidente, senza dazi e con regole chiare a tutela del libero commercio. Comunque occorre ben studiare gli effetti dell’imposizione di dazi.
Cosa direbbe oggi Luigi Einaudi sui dazi? L’illustre economista, Governatore della Banca d’Italia della ricostruzione post-bellica e primo presidente della Repubblica dopo l’approvazione della Costituzione, insegna che sono preferibili le libertà degli scambi, le libertà doganali e il “disarmo doganale”.
Einaudi indica nella “tariffa doganale il modo forse più cospicuo di arricchirsi cacciando le mani nella tasca altrui e, per precisare, nella tasca dei connazionali”. E aggiunge che “l’arma della minaccia del dazio alto contro le merci straniere… è un’arma di carattere un po’ singolare”: “l’arma del dazio contro le merci estere, in primissimo luogo danneggia lo Stato che la impugna” perché, scrive sempre Einaudi, “è vero che tu arrecherai all’avversario il danno di impedirgli di vendere a noi le sue merci; ma per ottener questo, inevitabilmente costringerai i tuoi connazionali a pagar care le merci estere e a non vendere più le proprie”.
Insomma, per Einaudi “se, senza dazio, una merce estera potrebbe essere introdotta… al prezzo di 100, anche la merce nazionale dovrebbe essere venduta a 100. Se alla merce estera si fa pagare una dogana di 100… il fabbricante nazionale, il quale prima doveva vendere a 100, ora può spingere il prezzo a 200”. Quindi i dazi, penalizzando le libertà dei commerci, portano ad aumentare anche l’inflazione, innestando pericolose spirali economiche e sociali che possono rallentare l’economia, diminuire la fiducia e le prospettive per gli investimenti e l’occupazione.
Comunque, sui rischi delle guerre e delle minacce di alti dazi, le convinzioni etiche debbono venire prima di tutto, come insegna Benedetto Croce che i principi e le questioni di coscienza debbono prevalere anche sui più immensi interessi materiali. Sulle guerre, anche quelle che appaiono non vicinissime, è indispensabile non disperdere la memoria storica: aiuta la raccolta dei messaggi radiofonici di Thomas Mann in esilio 1940-1945 (Arnaldo Benini. Tiro sassi alla finestra di Hitler. Salerno editrice) dove emergono le infinite catene di infami brutalità che lo spirito di sopraffazione porta con l’intolleranza e le guerre.
Oggi più che mai l’Europa deve essere consapevole che è la più ampia e popolosa area del mondo con regole di libertà, democrazia e uguaglianza dei cittadini di fronte alle leggi. L’Unione Europea deve raggiungere una maggiore capacità decisionale di fronte alle gravi sfide mondiali e non può essere paralizzata dal veto di una o poche minori minoranze. Infatti è paralizzante l’indispensabilità dell’unanimità per assumere decisioni. Si legga ‘Il principio maggioritario’ (Adelphi editore), dove Edoardo Ruffini ricorda che il “libero veto” nella storica Dieta polacca portò alla paralisi decisionale, all’indebolimento progressivo, alle spartizioni della Polonia e alla fine della sua indipendenza per lungo tempo, dalla fine del Settecento.
* Presidente Associazione Bancaria Italiana
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