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Il nodo ex Ilva dopo l’Aia, “Ora serve un vero Accordo di Programma e una rifondazione pubblica della siderurgia”


TARANTO – Gli organi di stampa hanno riportato la seguente dichiarazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso intervenendo al congresso della Cisl: «Mi è appena arrivato il messaggio che l’AIA», l’Autorizzazione Integrata Ambientale per l’ex Ilva di Taranto, «è stata rilasciata pochi minuti fa. Taranto continuerà, lo stabilimento è salvo. La siderurgia italiana è salva, l’industria italiana può ancora avere l’acciaio».

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Ma allora non era vero che per il rilascio dell’AIA la sottoscrizione dell’Accordo di Programma rappresentava una condizione necessaria. E tutto il dibattito scaturito da questa condizione sulla ridda di ipotesi di localizzazione di impianti di Riduzione Diretta (DRI) e Forni elettrici (EAF) legata all’attracco della nave rigassificatrice proposta da Baku Steel che fine fa? I fiumi di parole e di pareri espressi sulle proposte di localizzazione del Ministro a Genova-Cornigliano o nel porto di Gioia Tauro sono serviti a qualcosa?

Vorrei essere positivo e vedere il bicchiere mezzo pieno: forse è servito a capire che la presenza della nave rigassificatrice non è proprio indispensabile, tanto che è stata istituita un’apposita Commissione tecnica per valutarlo. Ma non è questo il metodo per gestire un processo decisionale: fare affermazioni apodittiche (“la presenza della nave è una condizione imprescindibile”) per poi ricredersi non è un bel segnale.

Ma ancora una volta vorrei vedere le cose in positivo, a patto che da questo momento in poi venga messo in atto un modo di procedere tecnicamente e proceduralmente corretto, cioè quello seguito da tutte le realtà industriali che hanno affrontato e risolto una problematica analoga.

L’AIA è stata approvata da una Commissione nominata del Ministero dell’Ambiente, con un documento – il “Parere istruttorio conclusivo” (PIC) – di 400 pagine con 472 prescrizioni e integra e sostituisce 33 provvedimenti governativi che dal 2011 sono serviti per specifici interventi di salvaguardia dell’ambiente. Anche se gli enti territoriali sono contrari a questa formulazione dell’AIA e l’AS di Acciaierie d’Italia considera gli interventi prescritti dall’AIA eccessivamente onerosi, il Ministero dell’Ambiente ha ignorato tutto ciò e questo deve essere considerato un punto fermo da cui partire, anche se dovesse rendere nulli procedimenti fin qui seguiti ma invalidati proprio dalla mancanza dell’AIA.

Ciò è avvalorato dal fatto che molto probabilmente la imminente sentenza del Tribunale di Milano sia conseguente a questa AIA appena rilasciata.

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A questo punto è assolutamente necessario prendere atto della realtà per non perdere altro tempo non più consentito dal degrado degli impianti e adottare decisioni che diano una svolta decisiva alla gestione di questa crisi.

Quindi in prospettiva immediata, quindi nell’ambito dell’AS:

1) Progettare, finanziare ed eseguire gli interventi prescritti dall’AIA;

2) Progettare, finanziare ed eseguire gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per rendere gli attuali impianti adeguati alla produzione in sicurezza per almeno 6 Mlt/anno per un transitorio di almeno 6 anni che traguarda la graduale transizione verso un ciclo produttivo basato su Riduzione Diretta (DRI) e Forni elettrici (EAF).

In prospettiva futura ma a partire da oggi:

3) Superare l’impostazione che preveda, attraverso una gara, di demandare ad un soggetto esterno l’onere complessivo della risoluzione di una problematica che deve essere risolta, per motivi ovvi che non sto a ripetere, nell’ambito del sistema Italia (Made in Italy, appunto).

4) Rifondare una Siderurgia di Stato attraverso la costituzione di una Newco col coinvolgimento prevalente di soggetti imprenditoriali a capitale pubblico potenzialmente interessati perché portatori di interessi e competenze specifiche (ENI-SNAM, ENEL,…) e soggetti imprenditoriali privati nazionali con competenze specifiche siderurgiche (mi viene in mente solo DANIELI) o stranieri di alto livello (NIPPON STEEL, VOESTALPINE, …).

5) Elaborare un Progetto (Master Plan) che consenta, nella ipotizzata riconversione del processo produttivo da Ciclo integrale con Altoforni a Ciclo a Forni elettrici e DRI, di definire:

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a. Nuovo Layout di processo;
b. Nuovo Layout impiantistico;
c. Valutazione dei costi e tempi di investimento;
d. Piano finanziario;
e. Valutazione del mercato, dei ricavi e dei risultati operativi in considerazione del livello qualitativo ottenibile con il nuovo Ciclo.

6) Sulla base di questo progetto fare un vero Accordo di programma.

Significa ricominciare tutto daccapo? È vero, ma meglio tardi che mai. Altre scorciatoie sarebbero inconcludenti.

Angelo Racca





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