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Investire in tecnologia e innovazione in edilizia


Tecnologia e innovazione in edilizia: occorre aprirsi alla digitalizzazione e all’inclusione

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Investire in tecnologia e innovazione in edilizia deve rappresentare una priorità, al pari della sostenibilità. Facile a dirsi, decisamente più complesso a farsi in Italia, dove «contiamo su un settore composto per lo più da microimprese, con un basso valore aggiunto, con dati di produttività sempre molto bassi, in cui i prezzi riguardanti il costruito, sostanzialmente stabiliti per legge, sono sempre al ribasso. In tale contesto le imprese hanno grandi difficoltà finanziarie, ma anche economiche a sopportare l’innovazione». Ad affermarlo è Cecilia Hugony, neo vicepresidente con delega alla Tecnologia e Innovazione di Assimpredil Ance, Associazione delle imprese di costruzione edili di Milano, Lodi, Monza e Brianza. È la più grande realtà territoriale di ANCE, l’Associazione Nazionale che rappresenta le imprese di costruzione nel mondo Confindustria.

Cecilia Hugony, neo vicepresidente con delega alla Tecnologia e Innovazione di Assimpredil AnceCecilia Hugony, neo vicepresidente con delega alla Tecnologia e Innovazione di Assimpredil Ance
Cecilia Hugony

Hugony prende il posto di Giovanni De Leo, a sua volta nuovo presidente di Assimpredil Ance. Lui stesso, nel discorso di insediamento al vertice, ha sottolineato la necessità di rendere l’innovazione tecnologica “accessibile anche alle realtà più piccole, sostenendo la ricerca e potenziando strumenti come il ‘Cantiere Impatto Sostenibile‘”.

Far passare il messaggio della necessità di innovare e di puntare sulla digitalizzazione è assai complesso in un ecosistema delle costruzioni dove si contano 537.886 imprese attive, a livello nazionale, di cui quasi il 95% con meno di dieci addetti e il 62% ne conta soltanto uno.

«Il nostro settore è in un momento di rilevante trasformazione. È uscito rinforzato dagli ultimi anni grazie al forte aumento della domanda legato agli incentivi e possiamo contare ancora su un orizzonte di significativi investimenti legati alla nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici. È un buon momento per scommettere sull’innovazione, soprattutto per quelle imprese che sono riuscite a non farsi travolgere dalle criticità del Superbonus e del PNRR», sottolinea Hugony.

È lei a illustrare le principali sfide su cui lavorare, in tema di tecnologia e innovazione in edilizia, avendo anche il coraggio di apportare cambiamenti opportuni perché il settore possa affrontare il prossimo futuro in modo adeguato.

Tecnologia e innovazione in edilizia: gli ambiti su cui lavorare

Cecilia Hugony, quale neo vicepresidente Assimpredil Ance Tecnologia e Innovazione, in edilizia su cosa occorre lavorare?

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«Innanzitutto, vorrei partire ricordando l’ottimo lavoro svolto dal mio predecessore, Giovanni De Leo, specialmente in tema di digitalizzazione, fondamentale per il nostro settore. Per la nostra associazione è un periodo fortunato nel campo dell’innovazione, perché in ANCE nazionale è possibile contare su Massimo Deldossi quale vice presidente per la Tecnologia e l’Innovazione, persona di grandissima cultura tecnologica e aziendale. La sinergia tra De Leo e Deldossi ha consentito di portare anche a Milano iniziative di grande spessore sulla formazione, in tema di AI e di BIM. A questa attività di elevato livello, ha corrisposto partecipazione più bassa del previsto delle imprese associate.

Tecnologia e innovazione in edilizia: gli ambiti su cui lavorareTecnologia e innovazione in edilizia: gli ambiti su cui lavorare

Da qui la riflessione da approfondire: perché queste iniziative di alto livello non coinvolgono o non vengono percepite da un gran numero di realtà iscritte ad Assimpredil ANCE? Per trovare delle risposte, intendo partire dall’ascolto delle imprese, per capire dove migliorare e per attrarre un più ampio interesse.

In ogni caso, uno dei temi che dobbiamo affrontare è individuare delle attività utili a promuovere la digitalizzazione alle realtà imprenditoriali. Tale attività continuerà nei prossimi anni e gli ambiti di lavoro saranno principalmente due: illustrare le applicazioni già disponibili basate sull’intelligenza artificiale generativa, attraverso casi d’uso che possono essere utili per le imprese; consolidare la formazione sul BIM, nella quale sempre di più vorremmo coinvolgere anche le stazioni appaltanti. Stiamo pensando, inoltre, di avviare un osservatorio per capire se la norma sul BIM viene effettivamente applicata e quali sono le difficoltà che le stesse stazioni appaltanti affrontano».

C’è poi la necessità di innovare l’edilizia sul campo. «Esatto. Un altro tema, su cui aveva già lavorato Giovanni De Leo negli anni scorsi, che va sviluppato, riguarda l’innovazione tecnologica nei materiali e nelle soluzioni costruttive, perché anche qua c’è molto da fare. Assimpredil ANCE promuove e supporta il movimento Energiesprong. Anche in questo caso, una delle ultime attività condotte insieme a Edera sull’off-site construction ha registrato una assai scarsa partecipazione. Vogliamo capire come mai ci sia così poca attenzione su un tema cruciale per la rigenerazione dell’esistente, che riguarda il 70% dell’attività in edilizia.

Aprire l’edilizia all’inclusione e alle pari opportunità

Quale sarà il primo passo che intende compiere in questo suo nuovo ruolo istituzionale?

«Sono convinta che, accanto a tecnologia e innovazione nell’edilizia, si debba inserire un terzo elemento: inclusione e pari opportunità. Esso trae spunto dalla mia precedente delega per la promozione del talento femminile nelle imprese di costruzioni, la cui presenza è alquanto limitata, pari al 6% circa.  Intendo proporre al Presidente la possibilità di inserire nella mia delega anche l’innovazione delle strutture aziendali delle imprese di costruzioni, per affrontare quella che oggi è una grande minaccia: rimanere senza persone».

Calo demografico e scarso appeal: così l’edilizia soffre

In Italia, cosi come a livello europeo, si sta scontando un sensibile calo demografico che genera una forte carenza di lavoratrici e lavoratori. A questo problema generale, nell’edilizia si aggiunge anche la scarsa attrattività del nostro settore, certificata anche dal rapporto EURES su carenza ed eccedenza di manodopera. Nel secondo trimestre del 2023, il settore delle costruzioni ha registrato il quarto tasso di posti vacanti più alto di tutti i settori dell’UE. «Oltre a patire un’immagine poco attraente, si caratterizza come ambiente pressoché completamente maschile. Quindi, significa che metà dei talenti non vengono considerati. A ciò si aggiunge il fatto che sia un ambito molto tradizionale. Così ci perdiamo una quota di giovani che invece preferiscono vivere in ambienti più inclusivi», sottolinea Hugony.

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Calo demografico e scarso appeal: così l’edilizia soffreCalo demografico e scarso appeal: così l’edilizia soffre

Tutte le imprese del settore scontano una scarsa capacità di reperire risorse, si lamentano dell’invecchiamento della loro forza lavoro e della grande difficoltà a trasferire le competenze alle giovani generazioni. Non è un problema esclusivamente limitato al personale operaio, ma anche a figure più strutturate, come gli ingegneri civili, il cui numero ha subito un forte calo. Nel 2023, ricorda il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, i laureati di questo settore costituivano solo il 6,6% del totale degli ingegneri.

«Dobbiamo aiutare i nostri associati ad affrontare e superare questo limite, anche mediante una riflessione interna. Occorre comprendere quanto incide l’immagine del settore oppure se esiste nelle nostre imprese una scarsa inclusività, che si esprime magari in questioni di linguaggio, di prospettive o di pregiudizio di genere, che allontana candidate di valore. So che non sarà un tema molto popolare all’inizio, ma ci sono degli esempi estremamente interessanti di aziende che sono cresciute grazie alla ad un’apertura e a una maggior capacità di integrazione».

Edilizia italiana e recepimento dell’EPBD: gli aspetti da considerare

Si sta avvicinando il momento del recepimento della EPBD, che implicherà obiettivi di riduzione dei consumi e la redazione di un Piano nazionale di ristrutturazione, tra l’altro.

Come si dovrà muovere Assimpredil ANCE per far sì che le imprese associate si facciano trovare pronte?

«In questo momento, le imprese sono pronte. il nostro problema è che continuino ad esserlo, anche se il processo di riqualificazione del nostro patrimonio edilizio si è fermato. Partiamo da un dato da non dimenticare: veniamo da una stagione straordinaria, durante la quale in Italia abbiamo fatto riqualificazioni profonde su circa il 3% del patrimonio edilizio nazionale. È un numero impressionante – sottolinea la neo vice presidente Assimpredil Ance – anche se spesso è stato messo in ombra dal valore degli investimenti stanziati. Forse sarebbe bene ricordare che è un target fissato dall’Unione Europea diversi anni fa e che non è mai stato raggiunto da nessun Paese membro. Le nostre imprese hanno dimostrato una grandissima capacità di adattamento tecnologico. Le scuole edili hanno attivato corsi di formazione su tutte le attività specifiche, dimostrando una grandissima reattività. Il sistema, quindi, ha dimostrato di essere capace di mettere in campo importanti risorse, per realizzare questi interventi mirati alla decarbonizzazione del patrimonio edilizio. Molte imprese, hanno stanziato investimenti non indifferenti in nuove assunzioni, in una nuova organizzazione aziendale, in sistemi di controllo, di analisi, di diagnosi energetica, fatti anche di networking con realtà che fino a quel momento erano di altri ambiti: penso, per esempio, ai fiscalisti e alla stessa Agenzia delle Entrate. In questi anni, quindi, si è assistito a una grandissima crescita in competenze da parte della filiera delle costruzioni nel suo complesso e per affrontare questo mercato. Ora, il rischio concreto è rappresentato dal fatto che le stesse competenze, così come si sono generate, si perdano perché non servono più al momento».

I rischi per l’edilizia: perdere figure qualificate

Qual è il pericolo che si corre in edilizia?

«Il rischio è che il piano nazionale di ristrutturazione dovrà essere presentata a Bruxelles nella sua forma definitiva nel 2026. Quest’anno già abbiamo assistiamo a un crollo della domanda di riqualificazione energetica. Se dobbiamo attendere un anno per la definizione del piano e del conseguente nuovo quadro incentivante, il timore è che si debba ripartire da zero a ricostruire delle competenze specifiche che sono andate disperse. Invece, sarebbe possibile anticipare alcuni elementi che favorirebbero il mantenimento di determinate figure esperte».

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C’è poi l’avvento dello Smart Readiness Indicator…

«È una questione complessa. Le nostre imprese si occupano di riqualificazione energetica degli edifici, con interventi pensati per durare qualche decennio. A fronte di questo, si installano impianti tecnologici, la cui vita utile può arrivare a 15-20 anni. Ci sono, poi, gli strumenti di domotica e controllo che hanno una durata utile molto più breve dato che il rinnovamento tecnologico è molto più rapido. La domanda è: come devo considerare queste soluzioni: puri complementi di arredo o elementi strutturali dell’edificio? Su questo si potrà definire cosa andrà a misurare lo SRI per comprendere se, realizzato l’edificio con determinate predisposizioni, dovrà essere il gestore a dotarlo di sistemi smart per la sua gestione ottimizzata. Questo apre anche un nuovo mercato per chi fa manutenzione dell’edificio e nuove prospettive per chi si occupa di gestione degli edifici, creando le condizioni per una vera e propria attività professionale e imprenditoriale e nuove opportunità. Perché non bastano sistemi intelligenti: serve anche chi sia in grado di metterle a frutto».

Il ruolo dell’AI in edilizia

In tema di tecnologia e innovazione in edilizia, occorre considerare l’intelligenza artificiale. Che ruolo può avere nell’evoluzione del settore?

«ANCE nazionale, come detto, ha lavorato per presentare casi d’uso concreti, evidenziando attività tipiche dell’attività imprenditoriale sul quale è possibile ricorrere già oggi all’AI per ottimizzare i processi. Alcuni sono stati identificati. Tra questi, la compilazione automatica dei documenti richiesti per le gare pubbliche. Ci sono già applicazioni utili per la contabilità che possono valere per vari settori. Un altro tema che mi piacerebbe sperimentare riguarda l’analisi dei costi delle opere e delle varianti che richiede sì un approfondimento tecnico, ma anche una parte di ricerca che potrebbe essere delegata e ottimizzata a sistemi di Generative AI», conclude Hugony.

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