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Meloni e il governo dei record (negativi): cronaca semiseria di un disastro annunciato


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Dalla produzione industriale in picchiata al disastro PNRR, dal Superbonus cancellato ai CIE disumani: il governo Meloni inanella fallimenti su ogni fronte. E mentre l’Italia affonda, il “sovranismo” si piega a Usa e Israele. Ma l’opposizione applaude Renzi.

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Meloni batte ogni record: 26 mesi di crolli, gaffe internazionali e fallimenti a raffica

Da quando Giorgia Meloni è salita a Palazzo Chigi, l’Italia ha smesso di sorprendere. O meglio: sorprende per la coerenza con cui ogni comparto – economia, lavoro, politica estera, diritti – viene gestito con scientifica incapacità. Ma attenzione: tutto ciò nel nome del popolo, della nazione e della “sovranità”. Quella stessa sovranità che si dissolve ogni volta che si guarda a Bruxelles, a Washington o a Tel Aviv.

Industria e lavoro: il primato del declino

Partiamo dal fiore all’occhiello: la produzione industriale. Tra il 2023 e il 2025 l’Italia ha vissuto 26 mesi consecutivi di crollo industriale. Un’economia strutturalmente ferma, affondata da una domanda interna debole e da un governo più interessato a disegnare croci celtiche nei decreti che a rilanciare la manifattura.

Nel frattempo, la cassa integrazione è aumentata del 147%, segnale chiarissimo di un mercato del lavoro in sofferenza cronica. La perdita secca è di 115mila posti di lavoro e di 40 miliardi di euro di fatturato: un vero e proprio disastro economico confezionato con orgoglio istituzionale.

Il governo risponde? Certo: rilanciando il dibattito sul merito, dimenticando che la meritocrazia su un terreno desertificato è solo darwinismo truccato da efficienza.

PNRR: sprechi, ritardi e storytelling

Sul fronte del PNRR, la narrazione ufficiale è quella di un’Italia in marcia verso la modernizzazione. Peccato che i numeri dicano altro. Secondo quanto riportato da CityNow e confermato da fonti parlamentari, solo il 30% dei fondi europei è stato speso a metà 2025. Il Mezzogiorno – teoricamente destinatario privilegiato – è rimasto al palo, con progetti bloccati, governance confuse e amministrazioni lasciate sole.

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Il grande piano di rilancio post-Covid si è trasformato in un’occasione persa, anzi: in un gigantesco spot governativo a vuoto, condito da retorica e sovraccarico mediatico. La burocrazia centralizzata, tanto criticata in passato, è diventata lo strumento principale di paralisi. Ma ehi, almeno abbiamo salvato il Ponte sullo Stretto (sulla carta)!

Superbonus e settore edile: cantieri fantasma

Il colpo finale al settore edilizio è arrivato con l’abolizione del Superbonus. Mentre Meloni gridava alla “follia contabile” e alla “bomba a orologeria”, il governo ha dimenticato che centinaia di migliaia di famiglie e piccole imprese si erano indebitate contando su quegli incentivi. Risultato: cantieri bloccati, aziende in crisi, migliaia di lavoratori disoccupati. Come se non bastasse, la ricostruzione post-sisma nelle Marche è a rischio per l’effetto domino generato dallo stop improvviso agli incentivi.

Politica estera: sudditanza con orgoglio

Sul piano internazionale, l’Italia sembra tornata all’epoca delle colonie… ma con ruoli invertiti. Il governo Meloni ha mostrato una sudditanza atlantica assoluta, allineandosi senza riserve a ogni posizione di Washington e Tel Aviv. L’appoggio all’intervento israeliano a Gaza, descritto con toni epici, è stato mantenuto nonostante le prove crescenti di crimini di guerra. La diplomazia italiana è scomparsa dietro un drappo della NATO.

Come osservato più volte su queste pagine, il nostro Paese è passato da mediatore mediterraneo a pavido gregario geopolitico, annullando ogni residua ambizione di ruolo autonomo.

Migranti, CIE e disumanità sistemica

Nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE), la situazione è da codice rosso. Detenzioni arbitrarie, violazioni dei diritti d’asilo, gestione opaca, condizioni igienico-sanitarie precarie: varie inchieste confermano il collasso di un sistema che agisce più come carcere extragiudiziale che come struttura di accoglienza. Anche i minori vengono coinvolti in pratiche lesive dei diritti fondamentali. Ma la ministra competente si congratula con sé stessa per aver “aumentato i rimpatri”.

Il messaggio è chiaro: il migrante non è una persona, ma un problema da espellere con stile. Magari con una conferenza stampa su sfondo tricolore.

Renzi? Sempre lui. Con una stretta di mano.

Per non farci mancare nulla, il governo Meloni ha anche assistito da spettatore complice al grottesco rientro simbolico di Renzi nelle grazie del Partito Democratico. Gli stessi che denunciavano la sua “rottamazione violenta” oggi lo applaudono sorridenti. Un paradosso che completa il quadro: mentre il Paese crolla sotto i colpi delle controriforme meloniane, le opposizioni si affacciano al balcone per applaudire l’ex carnefice.

L’Italia che si merita il peggio

Il governo Meloni è riuscito nell’impresa storica di essere allo stesso tempo inefficiente, autoritario, retorico e disorganizzato. Ha esasperato le disuguaglianze, disatteso ogni promessa di riscatto nazionale, e trasformato il “sovranismo” in una barzelletta di seconda mano. Ma c’è da stare tranquilli: finché le opposizioni restano inchiodate alle loro caricature, il disastro non avrà fine. Solo un nuovo slogan.

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