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Pac, «Battuti dalla logica tecnocratica di Von der Leyen»


«Con la proposta al ribasso della Commissione europea si cancellano decenni di politiche a tutela del cibo sano, dei territori, della dignità dei produttori. L’agricoltura ridotta a mera moneta di scambio ignorando il Parlamento europeo e scavalcando i commissari». L’affondo di Gesmundo durante l’assemblea nazionale della Coldiretti

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«Per ora il dato è inequivocabile: siamo stati battuti, come Paese, come agricoltura, come cittadini europei che hanno diritto alla sicurezza degli approvvigionamenti e ad un cibo sano e responsabile. Battuti da lei, dalla presidente Ursula Von der Leyen». Inizia così la crociata del segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo, durante l’assemblea nazionale della confederazione, tenutasi a Roma, contro la presidente della Commissione Ue. Sotto accusa le misure per il taglio della Pac 2028-2034 e il fondo unico.

Nuova Pac, «Massima opacità sulle regole messe in campo da Von der Leyen»

«Battuti perché – ha proseguito Gesmundo – è stata lei a scegliere il campo da gioco. Un campo ristrettissimo in cui noi non abbiamo potuto mettere piede. A scegliere le regole con cui giocare, ossia massimo silenzio, massima opacità, massimo impiego di forme di distrazione di massa a partire dalla “vision” messa in giro alcuni mesi fa dal commissario all’agricoltura Hansen; quello che si vanta di aver perso solo il 20%, circa 90 miliardi, della Pac. Il parlamento non tocca palla, questo è un dato ormai acquisito».

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Gesmundo ha quindi precisato che «di qualunque cosa si discuterà da oggi in avanti, lo si farà a partire dalla proposta al super-ribasso che abbiamo in mano. Si partirà dall’urgenza, dall’immanenza del riarmo per cui tutto è sacrificabile, finanche la democrazia. Non lo dico io, ma pensate lo dice il presidente del Copa e della Confagricoltura italiana. Semmai esistessero gironi danteschi dell’inferno, egli finirebbe nel girone degli ignavi».

Pac, all’agricoltura solo briciole

«Con un bilancio da due mila miliardi – ha incalzato Gesmundo – all’agricoltura viene destinato solo il 14%, contro il 30/35% delle ultime due programmazioni. I tentativi di far credere che all’agricoltura siano garantite le stesse risorse sono in linea con l’opacità con cui è stato costruito il bilancio. Certo se vorranno destinare il 40% all’agricoltura, noi ce lo prendiamo, ma così non sarà».

Il parlamento europeo, ha incalzato il segretario, «vive narcotizzato, dentro una bolla. Stiamo assistendo alla deriva quasi religiosa di Von der Leyen, in cui tutto deve essere tagliato. Quello che Timmermans ha pensato, lei lo sta facendo».

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La presidente della Commissione Ue, secondo Gesmundo sta attuando «una logica opaca e tecnocratica» riducendo l’agricoltura «a mera moneta di scambio, ignorando il Parlamento europeo e scavalcando i commissari. Abbiamo due anni davanti a noi per cambiare le cose e posso assicurare che Coldiretti lo farà, senza se e senza ma restando comunque aperti al confronto».

Oltre 700mila aziende agricole italiane tagliate fuori

Secondo la Coldiretti saranno oltre 770mila le aziende agricole italiane colpite dal taglio della Pac 2028-2034 con il passaggio al fondo unico tra politiche agricole e di coesione. La misura avrà effetti potenzialmente disastrosi sulla produzione di cibo, la sicurezza alimentare e la spinta verso l’innovazione e la sostenibilità che in questi anni ha reso l’agricoltura italiana leader in Europa.

Il disegno della presidente tedesca della Commissione Ue di diluire le risorse dell’agricoltura in un unico contenitore, dove sarà più facile non far capire quali tagli verranno fatti, ad esempio, per coprire le spese per il riarmo, farà sentire inevitabilmente i suoi effetti, precisa Coldiretti, sulle aziende che dalla Pac ricevono sostegno anche per garantire sviluppo rurale, tutela dell’ambiente, produzione di energia pulita e presidio delle aree interne.

«Servono investimenti sul cibo, non carri armati»

«Quella della presidente Von der Leyen è una scelta miope e pericolosa – denuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. In un contesto segnato da guerre e tensioni globali, servono investimenti sul cibo, non carri armati. Mentre Cina e Stati Uniti investono singolarmente 1.400 miliardi in agricoltura, l’Europa taglia del 20% la Pac, scendendo da 386 a 302 miliardi. È un colpo mortale per un settore che in Italia vale 707 miliardi e dà lavoro a 4 milioni di persone. Non ci rassegniamo: la nostra mobilitazione sarà permanente per difendere l’agricoltura europea dai tecnocrati che vogliono spegnerla. Abbiamo già elaborato proposte per semplificare la vita degli agricoltori e liberarli dal dazio occulto della burocrazia dei tecnocrati di Bruxelles».

«Lavoreremo con il Consiglio europeo per modificare la proposta di Von der Leyen»

Per arginare questo disastro annunciato da Coldiretti, Prandini ha spiegato che la Confederazione lavorerà «col Parlamento Europeo e, soprattutto, con il Consiglio affinché si modifichi in modo significativo la proposta presentata dalla presidente Von der Leyen».

«Questo perché – ha ribadito Prandini –  la presidente ha voluto intraprendere un percorso che non ha senso e logica economica, perché va a impoverire l’economia interna, addirittura arrivando a ipotizzare una forma di tassazione su tutti i settori produttivi per le aziende che hanno un fatturato superiore ai 100 milioni quando, nel resto del mondo, le nostre imprese vengono invitate a delocalizzare».

A fronte di tutto questo, Prandini esorta una politica di aiuto economico «sulle attività di defiscalizzazione, dove gli Stati membri non devono farsi concorrenza fra di loro, ma devono essere uniti rispetto a una sfida, per quanto concerne i mercati, che è di carattere globale».

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«La nuova proposta della Commissione è un’involuzione, l’agricoltura ha bisogno di certezze»

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Francesco Lollobrigida

«Riteniamo la proposta della Commissione Ue insoddisfacente e contraria allo spirito originario dei trattati europei», ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, definendo le scelte attuali come un’involuzione rispetto alla visione strategica dell’Unione, storicamente orientata a garantire sicurezza alimentare, tutela ambientale e coesione territoriale.

Lollobrigida ha ribadito che i fondi destinati all’agricoltura non dovrebbero essere oggetto di revisione o redistribuzione arbitraria da parte degli Stati membri. E ha quindi criticato l’assenza di chiarezza nei nuovi meccanismi di finanziamento, giudicati «indeterminati» e «non tollerabili» per un settore che richiede pianificazione e stabilità.

Pur ringraziando il vicepresidente esecutivo Fitto per l’impegno negoziale, il ministro ha evidenziato come i risultati ottenuti siano solo parziali e insufficienti, ribadendo la necessità di una maggiore incisività degli Stati nazionali, attraverso i loro Presidenti del Consiglio e i Parlamenti, nel processo decisionale europeo.

Mobilitazione diplomatica

In chiusura, Lollobrigida ha comunque espresso scetticismo sulla possibilità che la proposta venga approvata dal Parlamento europeo, lasciando intendere che nei prossimi due anni sarà necessaria una forte mobilitazione diplomatica per tutelare gli interessi del comparto agricolo.

«Nuova architettura del bilancio Ue per un’agricoltura integrata e flessibile»

Pac
Raffaele Fitto

Dal palco dell’Assemblea Coldiretti, Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Ue con delega a Coesione e Riforme, ha illustrato i cardini della proposta di revisione del bilancio pluriennale europeo e della nuova politica di coesione. Al centro del suo intervento tre direttrici principali: semplificazione, flessibilità e qualità della spesa.

Uno dei pilastri del nuovo approccio, ha spiegato, è il cosiddetto “Single Plan”, un piano unico per la programmazione che mira a snellire le procedure burocratiche e rafforzare la coerenza tra gli strumenti europei. Fitto ha sottolineato come la rigidità dei bilanci settennali non sia più sostenibile in un contesto geopolitico ed economico in costante mutamento: «Le misure pensate nel 2022 sono già superate. Serve la capacità di riscrivere gli scenari con tempestività».

La nuova impostazione offre agli Stati membri margini di manovra più ampi per adattare le risorse alle priorità nazionali e regionali. In quest’ottica, Fitto ha individuato cinque ambiti prioritari d’intervento: competitività, energia, acqua, casa, difesa.

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Nuova Pac, da verticale a trasversale

Questi settori, pur restando opzionali, diventano chiavi di lettura per l’uso strategico dei fondi, in sinergia con la Pac e con la politica di coesione, che da verticale si fa trasversale. In particolare, l’integrazione delle politiche per l’acqua è stata citata come esempio di convergenza utile anche al comparto agricolo.

Fitto ha ricordato che proprio grazie alla revisione della governance e del Pnrr, l’agricoltura ha ricevuto risorse senza precedenti: tre miliardi di euro riassegnati al settore, a testimonianza di una nuova centralità. Ha inoltre ribadito che il primo pilastro della Pac è stato pienamente salvaguardato, con 294 miliardi di euro già allocati.

Il nodo del secondo pilastro della Pac

Il nodo resta la gestione del secondo pilastro (sviluppo rurale): 87 miliardi di euro che potranno essere integrati nei piani nazionali e regionali, in coerenza con la politica di coesione, evitando lo spopolamento e promuovendo infrastrutture e servizi nei territori agricoli. «Il nostro obiettivo – ha dichiarato –  è una risposta strutturale, non estemporanea».

Pianificazione e scadenze

Fitto ha poi delineato il calendario operativo:

  • Settembre–Ottobre 2025: presentazione delle proposte da parte degli Stati membri,
  • Gennaio 2026: avvio della nuova gestione dei budget.

Questa fase di riprogrammazione dovrà essere condivisa tra livello nazionale e regionale, e potrà rappresentare un’opportunità per ridisegnare politiche di lungo periodo su scala territoriale.

Non è un modello che taglia

In chiusura, Fitto ha respinto l’idea di un bilancio punitivo o restrittivo: «Non è un modello che taglia, ma che offre opportunità attraverso una nuova architettura. Certo, è migliorabile, ma rappresenta una base concreta per costruire una governance moderna e funzionale».

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